La giornata nazionale “Lo sport che vogliamo” ha fatto tappa a Ascoli, Venarotta e Palmiano

La giornata nazionale “Lo sport che vogliamo” ha fatto tappa a Ascoli, Venarotta e Palmiano

Ascoli Piceno – Due giorni a contatto diretto con la natura attraversando percorsi fantastici, pieni di storia e ricchezze storiche, naturalistiche, ambientali ed architettoniche.

Si può sintetizzare così lo svolgimento della giornata nazionale “Lo sport che vogliamo” che ha avuto il territorio dei comuni di Venarotta e Palmiano come protagonisti ma anche quello di Ascoli (visto che una delle due camminate è partita dal tempietto di Sant’Emidio Rosso).

Si è trattato di un evento promosso dall’US Acli, in contemporanea su tutto il territorio nazionale, per promuovere la diffusione della pratica sportiva come strumento di benessere, inclusione e riscatto sociale e per mettere in luce tutte quelle potenzialità dello sport capaci di far crescere culturalmente e socialmente il territorio, favorendone un ruolo attivo e riconosciuto nelle politiche di sviluppo.

Per questo l’iniziativa ha ottenuto il patrocinio dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni d’Italia), dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale del Tempo libero, turismo e sport della CEI e del quotidiano Avvenire.

Per quanto rigurda specificatamente l’iniziativa che si è svolta a Palmiano, Venarotta ed Ascoli, il progetto rientra nell’ambito di “Ricostruire le comunità” (col sostegno di Banca Intesa San Paolo), Comune di Venarotta e Comune di Palmiano ai sensi della Deliberazione di Giunta Regionale n. 443/2017 (misura 13) della Regione Marche.

La prima camminata ha preso il via da Castel San Pietro di Palmiano (era presente il sindaco Giuseppe Amici) per arrivare alla chiesa di Santa Maria in Portella a Venarotta (era presente il sindaco Fabio Salvi), la seconda dal tempietto di Sant’Emidio ad Ascoli ed ha avuto come destinazione Gimigliano.

Splendidi, dunque, i posti visitati nel corso dei due giorni da cittadini provenienti da Marche ed Abruzzo che hanno potuto ammirare luoghi mai conosciuti prima nei quali, purtroppo, sono ancora presenti le ferite del sisma del centro Italia del 2016 e del 2017.

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