Mam, Museo d’Arte sul Mare: la storia – 12

Mam, Museo d’Arte sul Mare: la storia – 12

LE OPERE DEL MAM E LA LORO STORIA – 12

di Piernicola Cocchiaro

 

 

 

San Benedetto del Tronto, 2018-11-07 – Un nuovo post con le foto delle opere del MAM realizzate durante la dodicesima edizione di “Scultura Viva”, nel 2008 e la loro storia.
Le foto sono tratte dal catalogo del Festival dell’Arte sul Mare 2018, realizzato da Fabrizio Mariani, mentre la storia e’ tratta dal libro “Cercavo proprio te” di Piernicola Cocchiaro.

Scultura Viva 2008

Simone, l’altro Mocenni

Quella del 2008 fu una bella edizione di Scultura Viva, sia per la qualità degli artisti partecipanti, che per la qualità delle opere. Tra le novità ci fu quella della partecipazione di una giovanissima scultrice tedesca Katharina Wakermann appena laureata. L’idea di allargare la partecipazione ai giovani artisti, mi fu suggerita da un’amica giornalista che riteneva che “Scultura Viva” potesse essere un ottimo tramplino di lancio per un giovane che voleva iniziare la carriera artistica. Fu così che oltre a quella dell’artista locale, al simposio si aggiunse anche la sezione dedicata all’artista giovane.
Affidai Katharina a Giuseppe Straccia che pur di tornare a Scultura Viva, si offrì di farmi da assistente sul campo, promettendomi di aiutare gli artisti partecipanti. Peppino rimase molto affascinato dall’esperienza che aveva vissuto e dagli artisti che aveva conosciuto l’anno precedente, soprattutto dalla personalità di Gualtiero Mocenni e sapendo che non avrebbe potuto partecipare una seconda volta al simposio per regolamento, si offrì come aiuto, per darmi una mano ed aiutare gli artisti. “Io non voglio niente.” mi disse Peppino, “la mattina andrò al molo presto, porterò le bottiglie d’acqua per gli scultori e poi accenderò il compressore in attesa che arrivino gli altri”. Poi aggiunse timidamente, “….In cambio, mi piacerebbe fare una scultura”. Io accettai senza problemi, d’altronde di blocchi di travertino ce n’erano a iosa e visto il successo di Cristoforo Colombo, pensai che sarebbe stato bello rivederlo ancora al lavoro. Fu così che nacque la nostra proficua collaborazione, che si sarebbe dilungata per oltre otto anni.
Oltre a Katharina, quell’anno parteciparono altri quattro artisti stranieri, la polacca Dominika Griesgraber, la bulgara Agnessa Ivanova Petrova, la spagnola Ana Ruiz Aguì e lo scultore francese Regis Chaperon. Quest’ultimo era il compagno di vita e d’arte dell’artista spagnola e insieme a lei realizzò una semplice quanto molto apprezzata scultura, formata da due sedute affiancate. Può sembrare strano, ma in tutti questi anni, la loro opera che si intitola”Tempus fugit”, è diventata la meta classica degli sposi di San Benedetto che, dopo le foto di rito nel parco della vicina Palazzina Azzurra, si fanno poi fotografare felici, seduti su quelle due belle “poltrone” di travertino.
Gli artisti italiani furono Sestilio Burattini e Simone Beck che altri non era che il figlio scultore, pittore, musicista e poeta di Gualtiero Mocenni che aveva partecipato l’anno precedente, ma che come nome d’arte aveva adottato il cognome della madre. Gualtiero aveva partecipato a infiniti simposi di scultura, in Italia e all’estero, ma l’esperienza che ebbe a San Benedetto l’anno precedente, a sua detta fu unica. Così approfittò della partecipazione di Simone per tornare a trovare quelli che chiamava “gli amici di San Benedetto”.
Quell’anno, Emiliano, il figlio di Peppino, che aveva un ristorante sul lungomare di San Benedetto, inaugurò un nuovo ristorante a Pagliare di Spinetoli, dove viveva tutta la famiglia. Si chiamava Kontatto ed era in pratica la famosa casa con le facce incastonate nei muri di cui mi aveva raccontato Piero Brandi quando mi parlò di Peppino. Così allo scopo di offrire agli artisti e a tutti i collaboratori la cena finale di arrivederci in uno spazio un pò più familiare, dove si poteva stare un pò più in allegria, decisi da quell’anno di tenere la cena nel nuovo ristorante di Emiliano.
Saranno state le magnifiche merende che Peppino continuò a far portare sul molo da Antonietta e dalle figlie Francesca e Maria, sarà stato il clima indimenticabile della cena finale, sarà stata la semplicità dei personaggi, fatto sta che l’amicizia di Peppino e noi tutti con Gualtiero crebbe a dismisura e così, da quella volta i due Mocenni Gualtiero e Simone sarebbero tornati a San Benedetto almeno altre due volte.
Come già detto, le sculture di quell’anno furono tutte belle e di grande effetto, ma quelle che raccolsero più consensi furono quella della coppia francese-spagnola della quale abbiamo già parlato, della bulgara che rappresentava un bellissimo nastro ondulato, della polacca e dei due italiani Sestilio Burattini e Simone Beck. Sestilio realizzò una scultura caratterizzata da una forma semplice, circolare e a suo parere ecologica, mentre la scultura di Simone rappresentava un insieme di forme geometriche (clusters) che, come diceva il titolo, venivano dal mare.
Una buona annata insomma, come si usa dire per il vino e molto interessante, ma comunque non così originale come sarebbe invece stata la successiva.

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