L’Università di Macerata inaugura l’Anno Accademico

L’Università di Macerata inaugura l’Anno Accademico

L’impegno degli Atenei di sette nazioni per l’Università come luogo di formazione e dialogo

Unimc si colloca sopra la media nazionale per percentuale di studenti internazionali. Il rettore Adornato: “Non dobbiamo rinchiuderci nel recinto delle piccole patrie.

Macerata, 2019-04-11 – Nel segno dell’internazionalizzazione l’Università di Macerata ha inaugurato ufficialmente oggi l’anno accademico, il 729^ dalla fondazione, ossia dal quel 1290 che, anagrammato, come ha osservato il rettore Francesco Adornato, si trasforma nell’attuale 2019: passato, presente e futuro uniti nel segno di una comunità accademica che travalica i confini nazionali, costruendo ponti “davanti alla concitazione del mondo e ai tanti muri invocati”.

Quest’anno, quindi, gli ospiti d’onore sono state le delegazioni di nove degli undici atenei stranieri con cui Unimc ha costruito percorsi didattici e scientifici culminati anche in programmi di laurea congiunti: l’Istituto di relazioni internazionali di Mosca Mgimo, l’Università Normale di Pechino, le Università francesi di Clermont Auvergne, di Orléans, di Angers e Faco, l’Università di Oviedo, Spagna, l’Università di Gjirokastër, Albania, la polacca Nicolaus Copernicus di Toru?

“Non dobbiamo rinchiuderci nel recinto delle piccole patrie. Soffocheremmo. Non dobbiamo farci aggirare dalle correnti della storia, autoescluderci dai mutamenti. Non dobbiamo avere paura del futuro. Il futuro siamo noi”, ha detto il rettore Adornato in conclusione del suo intervento, invitando poi i colleghi stranieri a firmare una pergamena che reca l’impegno per l’Università come spazio pubblico, luogo di dialogo e di formazione delle nuove generazioni per un progetto condiviso di futuro e di pace. Un documento che vuole preludere alla predisposizione della “Carta di Macerata”, incentrata proprio sul tema della cerimonia, “Università, cultura, dialogo” che, rispetto alla Magna Charta Universitatum del 1988, dovrebbe prevedere prospettive di più ampia collaborazione con l’attivazione di nuovi corsi di studio o di ricerche comuni o di confronti su temi di rilevanza globale, come la questione ambientale, l’immigrazione, l’integrazione e la sicurezza, l’impresa sociale.

Anche per un Ateneo di medie dimensioni come quello di Macerata, con più di diecimila studenti, i processi di internazionalizzazione della didattica e della ricerca costituiscono un percorso ineludibile nel quadro di un mondo sempre più villaggio globale.  Rispetto alla media nazionale pari al 3%, nel 2018 il numero degli studenti con cittadinanza estera erano circa il 4% degli iscritti, provenienti da oltre sessanta Paesi di quattro continenti. Ad essi si aggiunge il crescente numero di studenti in mobilità, 600 nell’anno accademico 2017-18. Anche gli altri numeri descrivono la vitalità dell’Ateneo: crescono le matricole, ad oggi 1801 contro le 1696 dello scorso anno; 11.034 sono gli iscritti totali per i tre livelli a cui si aggiungeranno le 880 iscrizioni per i corsi di sostegno e altri provenienti dalla preiscrizioni alle magistrali, per un totale di quasi 13 mila.

“La consapevolezza – ha commentato il direttore generale Mauro Giustozzi – della grande responsabilità sociale gravante sul nostro Ateneo, inserito da una recente ricerca tra gli “atenei-faro” proprio in quanto motore culturale, sociale ed economico del contesto su cui insiste, fornisce ulteriore impulso all’impegno di tutte le componenti universitarie ad operare anche in un’ottica più ampia di rinascita di un territorio ferito dal terremoto del 2016”.

Il lavoro dell’Ateneo su questo fronte si traduce anche in significative risorse finanziarie immesse nel circuito economico cittadino, tra l’altro, per la ricostruzione di studentati, la riqualificazione di Villa Lauri, il consolidamento antisismico ed efficientamento ambientale di alcuni edifici: oltre 40 milioni di euro provenienti dall’accordo di programma, dalla Regione su fondi europei e dalla legge sull’edilizia universitaria.

Di esperienze internazionali, di nuove dimensioni del sapere, di interculturalità e dialogo hanno parlato anche Elisabetta Baldassini in rappresentanza degli studenti, Antonella Tiberi per il personale tecnico amministrativo e Giuseppina Larocca per i docenti. Concetti che, come ha illustrato Gian Paolo Brizzi, professore emerito dell’Alma Mater Università di Bologna, è possibile ritrovare nella storia plurisecolare dell’istituzione universitaria che, pur nella ricchezza di tratti originali, seppe esprimere forti fattori di coesione e di omogeneità. “L’indipendenza morale e scientifica  – ha detto il docente – nei confronti di ogni potere politico ed economico, la trasmissione critica dei saperi, la necessità inderogabile della conoscenza reciproca e dell’interazione delle culture: questi principi ideali che ci uniscono ad una tradizione che conta oramai mille anni di storia, per tradursi in programma, sono affidati non solo alla rappresentanza accademica dei nostri atenei ma alla condivisione partecipata attivamente da parte di tutti coloro che operano all’interno delle università”.

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