dalla Città

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ESPERIMENTO KITCH DA NON RIPETERE

Si è appena concluso, con un bilancio a nostro parere totalmente fallimentare, il triste esperimento della chiusura di via Risorgimento. Scopo di chi lo ha messo in atto, amministratori e commercianti, doveva essere quello di riqualificare, mediante l’interdizione al traffico e la predisposizione di alcune attrazioni, l’aspetto di questa importante arteria cittadina e, con essa, valorizzare e vivacizzare la vita dell’intero centro storico. Il tutto mediante la chiusura al traffico della stessa via e di strade limitrofe, il dislocamento di un palco per la musica in piazza Matteotti e di alcune bancarelle lungo la suddetta via. Il risultato? Una manifestazione deprecabile, un esperimento kitch da non ripetere con tanta musica/rumore a palla nel salotto buono di S. Benedetto e la presenza del solito mercatino, che a stento riusciva a catturare la curiosità dei pochi distratti passanti. Vogliamo poi parlare del traffico, vero punto dolens della situazione??? Lunghe code sulla statale e su Via Curzi e disagi ai residenti. Bizzarra inoltre, quanto di parte, la decisione di far parcheggiare gratuitamente solo gli abitanti di via Risorgimento nel parcheggio sotterraneo di piazza Nardone. Gli altri residenti del centro, tutti figli di un Dio minore? Alla disperata quanto fantomatica e drammatica ricerca di un parcheggio che non si trova ( se non a un chilometro da casa) Al di là dell’esperimento della viabilità, ciò che nella vicenda appare davvero assurdo e avvilente è il fatto di vedere una cittadina, bella e accogliente come S. Benedetto, diventare sempre più una sorta di mercato permanente. Il salotto buono di S. Benedetto già occupato regolarmente di martedì e venerdì, sta via via perdendo qualità, prestigio ed attrattività. E tutto il centro sta perdendo valore; sempre meno sono i residenti. Se c’è davvero da parte dell’Amministrazione comunale l’intenzione di riqualificare il centro storico, invece che attuare questi interventi a spot riguardanti ora questa ora quella via, sarebbe necessario, a nostro parere, elaborare un progetto di fattibilità, condiviso con i cittadini interessati. Programma che gradualmente potrebbe prevedere anche la progressiva chiusura al traffico, ma che contestualmente dovrebbe dar vita ad una zona con parcheggi e relativi permessi riservati esclusivamente ai residenti. Contestualmente occorrerebbe corredare il perimetro della suddetta zona con ulteriori parcheggi, da realizzare, ad esempio, su un’indispensabile balconata sull’Albula, o in altre zone facilmente individuabili nel perimetro urbano. Ulteriori suggerimenti di noi residenti per rimediare allo scempio dei giorni scorsi? Recuperare per questi eventi kitch anche altre aree, come il viale tra i campi da tennis, dove ci sono le casette di legno sempre chiuse. Eliminare dal centro cittadino la musica, o meglio quella specie di musica, che, assordante com’è, lungi dal richiamare i passanti, li fa tenere a debita distanza. E soprattutto creare autentici eventi culturali e di intrattenimento che qualifichino, piuttosto che squalificare, le nostre vie più belle. Vi consigliamo vivamente di gettare lo sguardo a quanto succede in altre cittadine rivierasche, dove non si sognerebbero mai di tenere nel salotto cittadino il mercato settimanale! II centro cittadino è, e deve rimanere, un salotto e non una fiera!!! P. IL COMITATO “ SALVIAMO IL CENTRO” Il portavoce Antonio Capriotti

Nota su premio SVIM al Comune di San Benedetto

Nell’ambito del convegno “Transizione energetica e adattamento climatico” svoltosi il 4 dicembre a Roma per iniziativa di Regione Marche e SVIM – SVILUPPO MARCHE, il sindaco Pasqualino Piunti ha ritirato il premio assegnato al Comune di San Benedetto del Tronto da SVIM per il suo impegno nelle politiche di transizione energetica e di adattamento ai cambiamenti climatici. Il premio è stato consegnato dal Viceministro alle Infrastrutture e Trasporti Giancarlo Cancelleri.

Nel suo intervento, Piunti ha sottolineato come il premio riconosca l’impegno che San Benedetto da sempre dedica alla partecipazione ai programmi comunitari con finalità di tutela ambientale e gestione dei cambiamenti climatici.

Ha ricordato quindi i principali progetti di cui la Città è partner attivo:

– il progetto “LIFE+ Natura e Biodiversità”, avviato 10 anni fa e brillantemente portato a termine, per il recupero della zona umida costiera della Sentina” che ci ha permesso di intercettare oltre mezzo milione per la realizzazione di specchi d’acqua dolce e salmastra

– il progetto LIFE PRIMES che vede San Benedetto unica città marchigiana insieme a Senigallia impegnata a coinvolgere in modo attivo le comunità locali in un approccio propositivo della gestione del rischio derivante dai cambiamenti climatici. A tale scopo sono state già svolte tante azioni: dagli incontri con le scuole ai confronti pubblici con i portatori di interessi, dalle esercitazioni pratiche ai campi scuola, fino allo spettacolo teatrale dell’aprile 2018 incentrato proprio sul tema del cambiamento climatico.

– il progetto JOINT SECAP inserito nella “strategia di adattamento” adottato dalla Commissione europea sin dal 2013 per rafforzare in Europa la resilienza agli impatti dei cambiamenti climatici. E’ un progetto che discende dal cosiddetto Patto dei sindaci sull’adattamento ai cambiamenti climatici e che impegna i sottoscrittori ad agire per adattarsi alle modifiche climatiche, con attenzione particolare per i rischi idrogeologici che interessano le aree costiere. Con JOINT SECAP, in cui ci sono partner di Italia e Croazia, San Benedetto lavora per aumentare le conoscenze delle autorità locali per sviluppare mirate capacità di adattamento climatico nelle zone costiere e adottare un approccio sovracomunale per migliorare le prestazioni di tali misure in modo da affrontare obiettivi e problemi definiti dal Patto dei Sindaci.

– il progetto CREW che vede San Benedetto partner insieme a realtà di Italia e Croazia per definire insieme un modello di gestione delle aree umide dei due Paesi capace di ottenere effetti complessivi sugli ecosistemi delle zone umide costiere e sui relativi sistemi socio-economici, superando le frammentazioni che spesso mettono a repentaglio lo sviluppo sostenibile e la conservazione di queste aree fragili.

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