Giornata mondiale contro l’Aids, confronto in Regione

Giornata mondiale contro l’Aids, confronto in Regione

CONFRONTO IN REGIONE PER ESPORRE I DATI E I PROGRAMMI NELLE MARCHE

Ceriscioli: “Fondamentale la prevenzione”

 

Nasce per ribadire l’impegno e la sensibilità della Regione nella lotta contro l’Hiv l’incontro organizzato oggi in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids nella sede regionale in presenza del presidente Luca Ceriscioli, Fabrizio Volpini presidente della Commissione consiliare sanità e Claudio Martini, dirigente Agenzia regionale sanitaria.

Un momento di confronto, avviato con la proiezione del filmato “Anche Io Dovrei Saperlo” del Liceo classico “Stabili-Trebbiani” di Ascoli Piceno, nel corso del quale sono stati esposti i dati e i programmi di prevenzione su una delle pandemie più distruttive della storia la cui incidenza di nuovi casi impone di non abbassare la guardia.

La ricorrenza quindi come opportunità per sensibilizzare e prevenire: “Essere consapevoli passa anche attraverso la presentazione dei numeri – ha detto Ceriscioli – Questo momento di confronto con l’illustrazione dei dati aggiornati e delle attività della Commissione regionale Aids che abbiamo costituito, è un percorso necessario per affrontare seriamente la questione, lavorare sulla prevenzione, favorire l’accesso ai controlli e organizzare attività su diverse fasce di età e sensibilità. Perché per prevenire occorre contrastare l’abbassamento della percezione del rischio e riattivare l’allarme promuovendo comportamenti corretti”.

Dai dati emerge l’importanza di implementare interventi per promuovere l’uso e l’accessibilità ai test HIV e programmi informativi e formativi per aumentare la consapevolezza dell’infezione da HIV e le condizioni di rischio nella popolazione generale e nelle categorie in cui negli ultimi anni si è registrato un aumenta di nuovi casi.  “Per  far crescere la consapevolezza è importante il ruolo della scuola per informare ragazzi e ragazze sulle malattie sessualmente trasmissibili e l’Aids, che purtroppo non è scomparso. Una diagnosi precoce di infezione da HIV è essenziale per l’attivazione tempestiva di cure efficaci e  ridurre al minimo il rischio di trasmissione. Fondamentale, oltre alla prevenzione, l’assistenza a chi ha contratto la malattia in termini di accesso alle cure e di tutela sociale” ha concluso Ceriscioli riconoscendo il contributo straordinario del mondo dell’associazionismo nelle Marche anche in questo settore.

La Commissione Regionale AIDS si avvale di esperti per quanto attiene gli aspetti clinici, organizzativi, della prevenzione nelle scuole e sui giovani e dei rappresentati delle due Case Alloggio presenti sul territorio.  “Terapie antiretrovirali: aspettative e qualità della vita” è stato l’intervento di  Francesco Barchiesi, Direttore Malattie Infettive AO Marche Nord. “Prevenzione Scuola e Giovani” è il tema affrontato da Grazia Mercatili, Referente Promozione Salute AV5 – ASUR. Luca Saracini, Direttore Opere caritative Francescane Ancona e Lucia Magrini, Centro italiano solidarietà Pesaro, hanno parlato delle esperienze residenziali: case alloggio e appartamenti protetti per soggetti HIV – AIDS.     

LE NUOVE DIAGNOSI DI HIV NELLA REGIONE MARCHE   

Nelle Marche nel 2018 sono state segnalate 60 nuove diagnosi di infezione da HIV in persone residenti, con una incidenza pari a 3,9 casi segnalati ogni 100.000 abitanti. Altri 10 casi di residenti marchigiani sono stati diagnosticati fuori regione, si ha pertanto un numero complessivo di 70 marchigiani per una incidenza pari a 4,6 casi ogni 100000 residenti.

Nel periodo 2010-2018, il trend annuale di incidenza nel totale dei residenti ha assunto un andamento in lieve diminuzione. Nel 2018 il maggior numero di diagnosi nei residenti della regione è stato riscontrato nelle persone di sesso maschile (75%), nella fascia di età tra 20-29 anni (27%) e di nazionalità italiana (68%).

La modalità di trasmissione principale è risultata essere nel 95% dei casi quella sessuale, specificatamente 63% eterosessuale (di cui 35,5% maschi e 25,5% femmine) e nel 32% dei casi maschi che fanno sesso con maschi. Nel genere maschile, la trasmissione eterosessuale supera quella omosessuale (rispettivamente 50% e 43%). Nel genere femminile la via di trasmissione sessuale costituisce l’unica fonte di rischio registrata negli ultimi due anni (100% dei casi).

Sempre nello stesso periodo si è registrato un calo significativo della trasmissione attraverso l’uso di droghe iniettive (2%).

Nel 2018, il 51% delle nuove diagnosi di HIV è stata eseguita in soggetti asintomatici. Circa il 31% delle persone sieropositive diagnosticate è invece giunta tardivamente alla diagnosi HIV, presentando AIDS conclamato o condizioni indicative di malattia. Nel 2017 tale quota era pari al 16%. Sempre nel 2018 il 14% dei soggetti con nuova diagnosi di HIV è risultato affetto da AIDS conclamato. Tale percentuale era pari al 6% nel 2017.

Si stima che in Italia vivano circa 130 mila persone con HIV, di cui 110 mila diagnosticate, 94.000 seguite, 82mila in terapia antiretrovirale e 73mila virologicamente soppresse, con una differenza di quasi 60 mila soggetti tra chi ha la infezione e chi ha la infezione sotto controllo.

Nonostante si registri una diminuzione dei contagi e dei decessi, l’incidenza più alta delle nuove infezioni da HIV è nei giovani tra i 25 ed i 29 anni. Sostanzialmente mentre nella fascia di età sopra i 50 l’andamento è stabile nel tempo, nella fascia 25-29 si ha un aumento dell’incidenza di nuove diagnosi per entrambi i sessi, con un significativo aumento delle donne rispetto agli uomini.  Nel corso di questi anni sono stati fatti progressi scientifici importanti, sono state adottate leggi, messi in campo progetti e finanziamenti, basti pensare che circa 21 milioni di persone hanno avuto accesso alle terapie salvavita quando nel 2000 erano solo 685.000 in tutto il mondo.

L’ampia introduzione nella pratica clinica di terapie antiretrovirali (ART), sempre più efficaci e  facilmente gestibili, ha modificato radicalmente la storia naturale della infezione HIV, portando ad una significativa riduzione di mortalità e morbilità HIV correlate, ad un aumento della sopravvivenza delle persone che vivono con HIV, all’abbattimento significativo della trasmissibilità del virus da parte di chi assuma regolarmente l’ART e ne ricavi una soppressione virologica ottimale. Una persona con HIV che inizi l’ART prima di avere sviluppato tanto una immunodeficienza severa, quanto una patologia opportunistica maggiore, può quindi contare su qualità di vita, capacità lavorativa ed aspettativa di vita simili a quella della popolazione generale, confidando inoltre sul raggiungimento della non-infettività nei confronti del/della partner sessuale.

Per contro, la diagnosi tardiva di infezione da HIV comporta un rischio tanto individuale quanto collettivo: la persona che non sa di avere l’HIV non ha la possibilità di accedere ai benefici dell’ART, va pertanto incontro alla progressione di malattia e mette a rischio il partner.

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