“Sorry We Missed You” di Ken Loach

“Sorry We Missed You” di Ken Loach

L’ultimo film di Ken Loach è spietato, crudo e vero, talmente vero che non lascia spazio ad un minimo di speranza. L’ottantatreenne regista britannico è sempre stato dalla parte degli ultimi e con “Sorry We Missed You” (il titolo riprende la frase presente sul foglietto lasciato dal corriere quando non trova in casa il destinatario) aggiorna la lezione del suo cinema alle nuove frontiere di sfruttamento (schiavitù?) lavorative create dalla globalizzazione, dalla new economy e dall’ultraliberismo irrefrenabile della nostra epoca. Ricky è un corriere che corre dentro e fuori la città con il suo furgone per quattordici ore al giorno, sei giorni su sette, senza possibilità di assentarsi nemmeno per gravi e più che giustificati motivi. Rischia la vita per consegnare in tempo pacchi e pacchetti, fa pipì in una bottiglia di plastica per non perdere secondi preziosi andando in bagno, inevitabilmente è sempre più assente da casa, dove sua moglie vende la macchina per permettergli di acquistare il furgone e lavora da assistente domiciliare muovendosi con gli autobus, dove suo figlio attraversa le intemperanze e le ribellioni dell’adolescenza a suon di graffiti e furtarelli, e la sua figlia più piccola tenta come può di tenere in piedi l’equilibrio familiare.

“Sorry We Missed You” è un film bellissimo e doloroso, che non può lasciare indifferente lo spettatore, il quale si porterà dietro le sue immagini per giorni e giorni e magari troverà il modo di riflettere sulle ingiustizie create dal nuovo millennio; è un film necessario, per misurare l’orrore di tante scelte obbligate che portano a sacrificare tutto per un lavoro che non dà in cambio niente; un film sociale ma anche intimo, in linea con il precedente “Io Daniel Blake” ma capace di andare oltre, a dipingere una gara di sopravvivenza dalla quale è impossibile uscire vincitori.

 

 

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