Umana Reyer Venezia-Happy Casa Brindisi 73-67. Coach Walter De Raffaele: “Questo trofeo è frutto di coesione, umiltà, continuità”.
PESARO – In una Vitrigrigo Arena stracolma l’Umana Reyer Venezia conquista un trofeo che mancava nella sua bacheca grazie ad una Final Eight praticamente perfetta, iniziata giovedì contro la Virtus Bologna (capolista del campionato), eliminata dal canestro decisivo di Austin Daye, proseguita sabato con la vittoria sull’Armani Milano e conclusa ieri in finale contro la spettacolare Happy Casa Brindisi di coach Vitucci.
Quella di Venezia è stata la vittoria di una squadra organizzata alla perfezione, con gli uomini del quintetto e quelli della panchina intercambiabili all’infinito sempre mantenendo un altissimo livello di qualità; è stata la vittoria della difesa e della concretezza, perché un basket vincente non può essere solo bello per gli occhi ma deve anche saper soffrire e (far) giocare male, e in questo senso tenere Brindisi a 67 punti è un successo nel successo; la vittoria di un coach che è un tutt’uno con i suoi ragazzi e con una società a cui ha già portato due storici scudetti (quello dello scorso anno e quello 2017). De Raffaele ha parlato di una vittoria nel segno della coesione, dell’umiltà e della continuità. Nell’estate c’erano state delle critiche per la scelta di mantenere quasi inalterata la rosa, critiche poi corroborate dallo stentato avvio della stagione 2019/2020, tanto che la Reyer si è guadagnata al fotofinish l’ultimo posto utile per questa Final Eight. Quando aumenta la posta in palio, però, gli orogranata sanno come far valere le proprie ragioni mettendo in campo una letale organizzazione di gioco.
L’inizio della partita è molto nervoso e il punteggio fa fatica a salire. Venezia si sveglia prima di Brindisi ed inizia ad accumulare un vantaggio che la terrà avanti per tutta la gara. Tonut e Watt giocano un ottimo primo quarto, la Reyer si porta avanti fino al 15-2 e finisce il parziale in vantaggio di 10 punti (18-8). Il secondo quarto non va meglio per Brindisi, che continua ad essere imprecisa al tiro e a subire i raddoppi difensivi di Venezia; nonostante questo, grazie ai punti di Adrian Banks, mantiene ancora viva la partita e va negli spogliatoi sotto di 4 (34-30).
Nel terzo periodo la musica non cambia, a Brindisi manca l’apporto dei lunghi Brown, Stone e Sutton, mentre per Venezia comincia a farsi sentire il fattore Daye. Gli ultimi dieci minuti iniziano sul punteggio di 50-43 per i ragazzi di De Raffaele. Gaspardo e Campogrande realizzano due triple che consentono ai pugliesi di continuare a sperare, Daye, Tonut e Bramos dall’altra parte non hanno la minima intenzione di mollare. Venezia si porta avanti di quattordici ma a un minuto e mezzo dalla fine Brindisi si riporta a meno quattro grazie all’indomito Banks. Il tiro che taglia le gambe ai biancoazzurri e stappano la bottiglia di spumante tenuta in fresco dalla Reyer è però la bomba di Daye. Finisce 73-67, con una vittoria meritata per lo straordinario gruppo veneziano, alla prima vittoria in Coppa Italia della sua storia. Brindisi ha potuto contare sulla straordinaria vena realizzativa di Banks (per lui 27 punti dopo il record assoluto di venerdì quando ha realizzato 37 punti contro Sassari), ma ha pagato l’incapacità di incidere di altri giocatori chiave del suo attacco, John Brown su tutti. Dopo la sconfitta nella finale dello scorso anno contro Cremona, ancora un secondo posto per Vitucci e i suoi. Venezia riaccende in modo decisivo la sua stagione e, considerato quello che si è visto sul parquet pesarese in questa Final Eight, si riaccredita come una delle favorite anche per lo scudetto.
Oltre alla Coppa Italia, Venezia si è portata a casa anche il premio per il miglior difensore, andato a Stefano Tonut, e a quello per l’MVP della Final Eight, andato, manco a dirlo, a Austin Daye, già MVP delle ultime finali scudetto. Daye ha deciso almeno due gare su tre con la sua freddezza negli ultimi secondi, prendendosi quei tiri che solo i grandi artisti di questo sport sanno realizzare. Lui, un passato in NBA tra Detroit, Memphis e San Antonio, mani fatate e agilità da felino nonostante i 211 centimetri, figlio del playmaker della grande Scavolini Pesaro degli anni 80-90 Darren Daye, dopo un inizio difficile, sta vivendo da assoluto protagonista la parentesi veneziana della sua carriera.
Umana Reyer Venezia-Happy Casa Brindisi 73-67 (18-8, 34-30, 50-43, 73-67)
UMANA:
Stone, Bramos 12, Tonut 13, Daye 13, De Nicolao 5, Filloy, Vidmar, Chappell 7, Mazzola 6, Cerella, Watt 17, Casarin ne.
All.: De Raffaele.
HAPPY CASA:
Banks 27, Brown 3, Martin 5, Sutton 5, Zanelli 7, Gaspardo 8, Campogrande 6, Thompson 6, Stone, Ikangi ne, Cattapan ne, Guido ne.
All.: Vitucci.