Allarme Cna piceno per la moda, ripartire o un anno di collezioni perse

Allarme Cna piceno per la moda, ripartire o un anno di collezioni perse

ALLARME DELLA CNA PICENA: SE LA FILIERA DELLA MODA E DEL TESSILE NON RIPARTE, SIA PURE CON TUTTE LE PRECAUZIONI E LE CAUTELE NECESSARIE, ENTRO IL 20 APRILE SONO A RISCHIO LE COLLEZIONI AUTUNNO/INVERNO 2020 E ANCHE LA PROGRAMMAZIONE DI QUELLE PRIMAVERA/ESTATE 2021

PROSEGUE INTANTO L’ECCEZIONALE SFORZO, NELL’EMERGENZA COVID19, DEGLI ARTIGIANI DEL SETTORE MODA DELLA CNA DEL PICENO CHE SONO ARRIVATI A PRODURRE DUECENTOCINQUANTAMILA MASCHERINE A SETTIMANA, PER UN TOTALE, DALLA DICHIARAZIONE DELL’EMERGENZA, CHE HA GIA’ SUPERATO UN MILIONE DI PEZZI A DISPOSIZIONE DEL TERRITORIO

Per l’emergenza il sistema moda territoriale che fa capo alla Cna Picena è arrivato a quota 250mila mascherine prodotte, dalle varie aziende e sartorie artigianali, alla settimana. Ciò vuol dire che in poco più di un mese di emergenza “stretta”, la produzione ha già superato quota un milione. La maggior parte delle piccole imprese artigiane è già attiva per la produzione di queste mascherine di materiale tessile, come il cotone, che servono a proteggere gli altri e sono quasi sempre lavabili e riciclabili. Ma molte altre aziende si stanno attrezzando anche per le mascherine che in termini chiari possono essere definite più “complesse”, ovvero da usare come strumento di protezione personale, soprattutto in ambienti di lavoro, e che necessitano di test e autorizzazioni più lunghe e complesse. Ma per la moda – rileva Cna Picena – la partita per il futuro delle imprese si gioca soprattutto sulla ripartenza della filiera e sulla possibilità, in tutta sicurezza, di procedere per approntare le prossime collezioni.

“Il nostro settore della moda – spiega Doriana Marini, imprenditrice sanbenedettese della moda, vice presidente nazionale e presidente regionale di Cna Federmoda Marche – è un’industria stagionale I passaggi produttivi e commerciali sono molto rigidi, rigorosamente di sei mesi in sei mesi. Ovvero, si parte con nuove collezioni che vanno presentante, vendute e consegnate. Se non riapriremo le nostre aziende entro il 20 di aprile, o comunque nell’immediatezza di questa data, non avremo i tempi tecnici per consegnare le produzioni autunno/inverno 2020/2021 che vanno pubblicizzate entro luglio in tutto il mondo. E, allo stesso modo, difficilmente potremo produrre in tempo utile le collezioni primavera/estate 2021. A questo si aggiunge un rischio ancora maggiore, ovvero che chi non trova le nostre produzioni di filiera le vada a cercare in altre parti del mondo. E una volta che questo è accaduto nessuno ci può garantire che torni da noi quando saremo nuovamente operativi”.

La Cna Picena rileva che nell’ampliamento delle attività che hanno ricevuto il via per le riaperture dal 14 aprile, il Governo non ha incluso una delle punte di diamante del “made in Italy”. Le aziende che operano nella manifattura della moda italiana che riempiono le passerelle e i negozi del mondo. Eppure esse contribuiscono a fare grande il sistema economico fatto di artigianato e Pmi che crea ricchezza, occupazione, valore, esportazioni e partecipa in maniera sostanziale alla coesione sociale grazie al profondo radicamento territoriale. L’artigianato e le Pmi della moda non sono fuggiti all’estero, sono rimasti ancorati ai luoghi dove gusto e qualità hanno la meglio sulla competizione al ribasso sui prezzi.

Non far ripartire le filiere del tessile, abbigliamento, pelletteria e calzature – commenta Francesco Balloni, direttore della Cna Picena – significa condannare alla chiusura migliaia di imprese che hanno in portafoglio ordini per la stagione autunno-inverno 2020/2021 che non potranno soddisfare, perdendo clienti e mercati faticosamente conquistati e rischiando di essere così estromesse delle catene globali del valore. Gli imprenditori sono pienamente consapevoli della necessità di conciliare la ripresa delle attività economiche con il massimo rispetto delle misure di prevenzione del contagio e sono già pronti a rispettare rigorosamente le condizioni di sicurezza previste nell’ambito del Protocollo sottoscritto tra Governo e Parti Sociali. A tal fine è indispensabile che le aziende del settore possano ripartire e, al contempo, contare sulla continuità delle forniture dei dispositivi necessari a mantenere i più elevati livelli di sicurezza sul lavoro”.

Intanto l’azione di solidarietà e riconversione del settore procede in tutto il Piceno. “Abbiamo avviato un’azione – spiega Arianna Trillini, imprenditrice ascolana del settore moda, vice presidente dell’Associazione e portavoce per il Piceno di Cna Federmoda – che ci inorgoglisce per l’utilità sociale messa in campo dai nostri artigiani e anche perché ha contributo e sta contribuendo a dare motivazione e a non far stare con le mani in mano imprenditori e maestranze. Da imprenditrice del settore provo comunque a ragionare con i parametri di chi fa moda. Per questo la produzione deve rispettare tutti i canoni di sicurezza ma anche quelle peculiarità, nell’uso di materiali e anche – non dobbiamo vergognarci a dirlo perché come Paese siamo maestri del bello e del ben fatto – nell’estetica e nella comodità d’uso, visto che con questi accessori sicuramente dovremo conviverci per abbastanza tempo”.

Come Cna – conclude Irene Cicchiello, responsabile Federmoda Cna Ascoli Piceno – siamo attivi per coordinare la filiera che sta producendo strumenti di sicurezza importanti per le persone e per la collettività. Per le mascherine in tessuto e lavabili procede tutto speditamente, per quelle più strettamente di protezione personale sono invece richiesti ulteriori passaggi burocratici che stiamo portando avanti come Cna Picena per sostenere le richieste di autorizzazione avanzate dalle singole imprese”.

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