L’Ospedale Madonna del Soccorso nella Fase 2 covid: le proposte del comitato

L’Ospedale Madonna del Soccorso nella Fase 2 covid: le proposte del comitato
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San Benedetto del Tronto, 2020-05-01 – Riceviamo dal Comitato Civico “Salviamo il Madonna del Soccorso” e pubblichiamo integralmente

ndc: Piano di ristrutturazione dell’ospedale di SBT per la fase di ripristino e convivenza del trattamento dei positivi con quello dei malati “ordinari”, l’unico modo per affrontare molti altri mesi durante i quali l’epidemia presumibilmente avrà delle fasi di ripresa e di remissione. Si devono assolutamente scongiurare altri smantellamenti dell’ospedale, a tutela della salute di tutti coloro, tantissimi, che non possono curarsi nel periodo attuale, con rischi concreti di futuri aggravamenti e anche perdite umane non covid, con le connesse ripercussioni ulteriormente pregiudizievoli sull’economia e sulla ripresa del territorio costiero. È assolutamente possibile anzi obbligatorio farlo subito e farsi trovare pronti. Chi non ci vuole sentire se ne assumerà tutte le responsabilità. Naturalmente il piano è suscettibile di integrazione è confronto da parte degli addetti ai lavori, tecnici e professionisti, ma i tempi devono essere il più possibile tempestivi, soprattutto da parte della politica tutta.

Bozza di proposta ospedaliera per l’AV5

La crisi provocata dal coronavirus ha dimostrato, in modo molto chiaro, come il sistema della sanità in Italia sia, da una parte, tecnicamente abbastanza ben munito ma, dall’altra, abbia ridotto l’ambito dell’assistenza terapeutica personale in funzione della razionalizzazione economica. Questa modalità deve essere modificata per evitare il ripetersi delle gravi insufficienze riscontrate durante la crisi. Molti epidemiologi ritengono che le cause principali che hanno reso più difficile reggere all’onda d’urto del coronavirus vadano ricercate nell’abbandono dell’assistenza territoriale e nella privatizzazione della sanità. Il Comitato propone, per la parte riguardante l’ospedalità pubblica picena, un modello basato sull’esperienza vissuta.

Sono necessari due ospedali, uno dei quali “preparato” per affrontare immediatamente sia una possibile successiva fase di questa pandemia, sia una qualsiasi nuova e sconosciuta pandemia. Devono essere presenti tutti i reparti previsti per un ospedale di primo livello affinché anche i pazienti infetti, non solo quelli “comuni” della quotidianità, possano ricevere le cure appropriate, evitando inopportuni e pericolosi, specie sotto l’aspetto epidemico, trasferimenti in altri nosocomi: se non per patologie ‘estremamente’ specialistiche. L’esperienza del nostro ospedale, nel quale è stato trasferito da un altro nosocomio un paziente COVID positivo per un intervento chirurgico di urgenza, dimostra la necessità di questa impostazione. Deve esserci un reparto di malattie infettive in grado di accogliere normalmente almeno 20 persone, ossia ‘ricoveri non intensivi’ secondo il Gores giallo, ma strutturato in maniera tale da poter essere in pochissimo tempo ampliato per raddoppiare la capienza. La rianimazione deve contare su almeno 10 posti letto, ma anche per questo reparto deve essere previsto il rapido raddoppio della disponibilità dei ricoveri. Nel reparto MURG, semi intensivo, devono esserci almeno 15 posti, anche questi divisibili e raddoppiabili al bisogno. Uno dei due ambulatori del PS deve poter essere immediatamente isolato dal resto del PS. L’ospedale dovrà prevedere, anche nelle fasi di normalità, percorsi differenziati che in caso di necessità epidemica verranno attivati in poche ore ore. La radiologia deve poter essere divisa, al bisogno, in due parti una delle quali resterà dedicata solo ai pazienti infetti. Il laboratorio analisi dovrà essere in grado di effettuare tutti gli esami necessari per la diagnosi e la prevenzione della malattia infettiva, senza dover portare fuori nessun campione, né dover aspettare le risposte. In altre parole, una “parte” di ospedale “preventivamente dedicato” e “isolabile” in poche ore, ma funzionante per tutti al di fuori dell’epidemia. Il resto della struttura continuerà tutta la normale attività, compreso il PS. 

Ci eravamo chiesti quale dei due ospedali dell’AV5, sulla base di documenti tecnici visibili a tutti, avesse le caratteristiche per operare queste trasformazioni, ma il documento 0016190 dell’ASUR regionale «pianificazione “fase2”», con la data del 24/04/2020 ha già deciso, senza indicare alcuna valutazione tecnica e senza nessuna spiegazione motivata, che “Ascoli verrà mantenuta come struttura no Covid con tempestivo trasferimento del paziente”. Inoltre si parla di “riferimento aziendale, così come all’inizio della pandemia, della Terapia Intensiva di S. Benedetto”. Ora, su queste basi immotivate, un secondo smantellamento del Madonna del Soccorso, vista l’esperienza passata, sarebbe il segno della più grave miopia e incapacità politica, per non dire di peggio, oltre a non poter essere tollerato perché non ci saranno più né l’alibi della necessità né quello dell’emergenza. Resterebbe solo la dimostrazione della pessima gestione da parte degli attuali politici. Gli esperti hanno già mostrato con estrema chiarezza ciò che sarà necessario fare. Un esempio. Nell’articolo “Covid 19 – Navigazione inesplorata” pubblicato il 28 febbraio 2020 sul New England Medical Journal, scritto da Anthony Fauci (immunologo, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases – NIAID USA), Robert Redfield (virologo, Direttore del Centers for Disease Control and Prevention – CDC USA) e Clifford Lane (immunologo, vice direttore ricerca clinica del NIAID USA), si leggono queste conclusioni: «L’epidemia di Covid-19 è un duro promemoria della sfida in corso nei confronti di agenti patogeni infettivi emergenti e riemergenti e della necessità di una sorveglianza costante, di una diagnosi tempestiva». Se saremo ancora impreparati la colpa sarà solo dei politici che non avranno fatto quello ora sappiamo deve essere fatto: cioè “essere pronti immediatamente”, non dopo con soluzioni raffazzonate (vedi il personale infettato).

30 aprile 2020 — Il presidente del Comitato “Salviamo il Madonna del Soccorso”

Dr. Nicola Baiocchi

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