Il Teatro in Carcere non è mero intrattenimento

Il Teatro in Carcere non è mero intrattenimento

Fino al 30 aprile 2021 proseguono le iniziative dentro e fuori gli istituti penitenziari italiani

Risuonano le parole pronunciate dalla Ministra della Giustizia Marta Cartabia, dal Garante dei diritti delle persone private della libertà personale Mauro Palma e dal Direttore Generale dell’Istituto Internazionale del Teatro-Unesco Tobias Biancone il 27 marzo 2021, in occasione dell’evento inaugurale dell’Ottava Giornata Nazionale del Teatro in carcere in concomitanza con la 59a Giornata Mondiale del Teatro

Sono migliaia (con una grande percentuale dall’estero) le visualizzazioni registrate per il video pubblicato online il 27 marzo, in occasione della Giornata Mondiale del Teatro per inaugurare l’avvio della Ottava edizione della Giornata Nazionale del Teatro in Carcere visibile all’indirizzo https://youtu.be/ZVEOjob5Tug per la versione italiana e all’indirizzo https://youtu.be/hwXX8AAbo6Y per la versione in traduzione simultanea in inglese. Si è trattato infatti di un evento di formazione internazionale copromosso dal CNTiC – Coordinamento Nazionale di Teatro in Carcere (costituito da oltre 50 qualificate esperienze professionali –www.teatrocarcere.it) e dall’INTiP – International Network Theatre in Prison (www.theatreinprison.org) Partner dell’Istituto Internazionale del Teatro – ITI Unesco.

In tale circostanza gli interventi di apertura della Ministra della Giustizia Marta Cartabia e del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale Mauro Palma hanno illuminato il seminario di formazione internazionale consistente nel focalizzazione l’attenzione sulla molteplicità delle qualificate esperienze condotte in Italia, costruendo un focus sulle due condotte nei penitenziari di Venezia con gli adulti (grazie al regista Michalis Traitsis in dialogo con Valeria Ottolenghi della Associazione Nazionale dei Critici di Teatro) e a Palermo con i minori (grazie al regista Claudio Collovà in dialogo con Valentina Venturini, docente di Storia del teatro all’Università degli Studi Roma Tre).

Introducendo l’evento, Vito Minoia (Presidente del Coordinamento italiano e Coordinatore dell’International Network Theatre in Prison) ha dichiarato: « ll linguaggio teatrale in carcere, grazie alle sue peculiarità creative e artistico espressive – è diventato uno strumento privilegiato di intervento, fuoriuscendo dagli schemi imposti e individuando forme di conoscenza in grado di far fronte a una vera e propria emergenza educativa».

La Ministra Marta Cartabia ha riportato i ricordi di due eventi di messa in scena di opere teatrali ai quali ha assistito a Roma e a Milano, dichiarando di aver notato come «I detenuti e le detenute nel recitare sembravano riappropriarsi della loro vita… Il dramma che si metteva in scena era il dramma della delle loro esistenze. Nelle opere che venivano rappresentante gli attori trovavano le parole adeguate per dirsi, per raccontarsi, per dare un nome al loro vissuto. L’intensità con cui ho sentito pronunciare nel teatro di Rebibbia l’’ultimo verso dell’Inferno di Dante: “E infine uscimmo a riveder le stelle” risuona ancora oggi in me come se fosse stato pronunciato un attimo fa. Ancora oggi mi scuote profondamente nell’animo per quel bisogno di liberazione che esprimeva ed esprime, un anelito di liberazione che abbraccia e supera quello della libertà fisica…Il teatro nell’esecuzione della pena non può essere considerato un momento di mero intrattenimento, un riempitivo di un tempo altrimenti vuoto».

Il Garante Mauro Palma aggiunge: «L’esperienza teatrale si è sviluppata in tantissimi istituti…, un valore che non va ricondotto, come erroneamente a volte l’amministrazione ha fatto nel passato, a una sorta di attività ricreativa o di intrattenimento; ma va invece inserito in quel processo del recupero del Sé che è appunto essenziale per ogni forma di possibile rieducazione sociale… La persona deve innanzitutto recuperare un proprio rapporto con il corpo che nel carcere vive in condizioni particolari sia oggettive sia soggettive. Il rapporto col corpo è un’esperienza del teatro d’avanguardia, viene messo in campo, viene sperimentato. Ma il carcere deve anche recuperare il rapporto con la parola, con il linguaggio, quindi accanto alla corporeità c’è anche la dimensione linguistica. Il linguaggio del carcere è un linguaggio di deprivazione, a volte di deprivazione anche precedente alla carcerazione; sicuramente accentuata nel momento e nel tempo della privazione della libertà».

Significativi anche i messaggi di saluto pervenuti tramite lettera dal Presidente del Dipartimento dell’ Amministrazione Penitenziaria, Bernardo Petralia e dalla Presidente del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità Gemma Tuccillo. Anche loro si soffermano sull’importanza dell’esperienza teatrale per la persona detenuta: «Siamo consapevoli – scrive Petralia – che il teatro si è rivelato uno dei mezzi più efficaci per collegare realtà carceraria e società civile e per affermare il valore di una pena che sappia offrire alle persone detenute opportunità di formazione, lavoro e crescita culturale». Scrive invece Gemma Tuccillo «La possibilità di portare sulla scena tante emozioni troppo spesso represse o negate, di approfondire i testi comprendendone messaggi e suggestioni, di scoprire la magia della recitazione, e perché no, genuini talenti, rappresentano passaggi fondamentali per una crescita sana, per lo sviluppo dell’ autostima, per la realizzazione di una corretta modalità di relazione… E tutto ciò – conclude – è garanzia di sicurezza della collettività».

Tobias Biancone, Direttore Generale dell’Istituto Internazionale dell’Unesco, congratulandosi con gli organizzatori dell’evento, ha dichiarato: «Nel corso degli anni, ho scoperto che portare il teatro nelle carceri per molte persone significa aprire una porta, recuperare il rispetto di sé partecipando ad un’attività teatrale. E il rispetto di sé è un elemento di altissimo valore non solo per un detenuto ma per qualsiasi essere umano…Pensare a tutte le cose che succedono a chi ha una vita travagliata, può farci pensare che le persone siano cattive. È invece mia convinzione che nel profondo dell’individuo ci sia dell’onore, un atteggiamento di dignità e gentilezza. Il teatro in carcere sta dimostrando che è possibile scoprire il profondo Sé di un individuo e la sua dignità utilizzando le tecniche del teatro. L’International Theatre Institute e io personalmente sosteniamo con forza la vostra iniziativa in Italia e in tutto il mondo. Sosteniamo con forza l’ International Network Theatre in Prison INTiP che ha le sue radici in Italia e che sta ispirando altri operatori teatrali del mondo nel loro lavoro. Vi chiedo di continuare a sostenere questo lavoro e di continuare a portarlo avanti».

E mentre gli apprezzamenti, a seguito della visione integrale dell’evento del 27 marzo scorso visionabile online (vedi sopra) continuano a giungere numerosi da Italia, Stati Uniti, Grecia, Messico, Cina, Georgia, Russia, Inghilterra, Svizzera, Mongolia… le attività per l’VIII Giornata Nazionale di Teatro in Carcere proseguono per tutto il mese di aprile 2021 nella costruzione di un cartellone nazionale.

Il Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere, con il sostegno del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e del Dipartimento della Giustizia Minorile e di Comunità, ha invitato le Direzioni di tutti gli Istituti Penitenziari e i contesti della Giustizia minorile e di comunità, le associazioni, le compagnie teatrali, i singoli operatori, gli enti e organismi che operano negli istituti, seppur in una situazione difficile in cui ci troviamo attualmente, a promuovere incontri di laboratorio, letture, proiezioni video nell’ambito dei corsi teatrali attivi, o iniziative in modalità online e a distanza, fuori e dentro le carceri dedicate al Teatro ed ogni altra iniziativa che ricordi il valore etico-estetico del Teatro in carcere. A cura del CNTiC (Segreteria presso teatrocarcereitalia@libero.it) la cura del programma in progress di tutte le iniziative realizzate e da realizzare pubblicandole costantemente sul Sito www.teatrocarcere.it (prime iniziative sono già state segnalate da Verona, Velletri, Roma, Nisida, Siena, Corgona, Porto Azzurro, Vigevano, Ascoli).

L’iniziativa si è resa possibile grazie al Protocollo d’Intesa sulla promozione del teatro in carcere tra Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere, Ministero della Giustizia (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria e Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità), Università degli Studi Roma Tre (accordo attivato nel 2013 e riformulato per il triennio in corso nel 2019 – vedi http://www.teatrocarcere.it/?p=3685) .

È sostenuta inoltre nell’ambito di Destini Incrociati, Progetto nazionale a cura del Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere (avente come capofila il Teatro Universitario Aenigma dell’Ateneo Carlo Bo di Urbino), dal Ministero della Cultura (Direzione Generale dello Spettacolo dal Vivo). 

Didascalie foto:

1) Marta Cartabia, Ministra della Giustizia della Repubblica Italiana

2) Mauro Palma, Garante Nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale

3) Il Piccolo Amleto, regia Claudio Collovà. Foto di Alessia Lo Bello

4) Cantica delle donne, regia di Michalis Traitsis. Foto di Franco Deriu

5) Tobias Biancone, Direttore dell’ITI Unesco

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