dalla Regione Marche

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venerdì 16 luglio 2021  14:33

Pesca, acquacoltura, polizia marittima e demaniale: firma della convenzione tra Regione Marche e Direzione Marittima di Ancona. Carloni: “Oggi sigliamo un accordo importante che certifica il ruolo coordinato delle Istituzioni”

Pesca marittima, acquacoltura, tutela dell’ambiente marino e costiero, salvaguardia delle risorse ittiche, sicurezza della navigazione, utilizzo del demanio marittimo e del mare territoriale, polizia marittima e demaniale: è ampio l’ambito di intervento su cui la convenzione tra la Regione Marche e la Direzione Marittima di Ancona prevede una stretta e proficua collaborazione.

L’intesa, che disciplina la cooperazione nell’esercizio delle rispettive competenze, è stata firmata questa mattina nella sede regionale dal Vicepresidente Mirco Carloni e dal Direttore Marittimo Contrammiraglio Enrico Moretti.

“Oggi sigliamo un accordo importante che certifica il ruolo coordinato delle Istituzioni per migliorare la gestione delle risorse ittiche e favorire lo sviluppo della pesca e dell’acquacoltura nel rispetto dei principi della sostenibilità ambientale. E’ di reciproco vantaggio per entrambe le parti implementare ulteriormente il rapporto di collaborazione già esistente per un proficuo esercizio delle finalità istituzionali” è la considerazione del Vicepresidente Carloni che rimarca l’importanza dell’intesa per la salvaguardia e l’incremento delle risorse ittiche e per lo sviluppo economico e sociale della pesca e dell’acquacoltura.

L’accordo incentiva forme di associazionismo e cooperazione nel ruolo fondamentale per lo sviluppo del settore ittico e per la tutela delle produzioni ittiche locali. Disciplina, nel rispetto della normativa comunitaria e nazionale, le azioni di programmazione, supporto e valorizzazione delle attività e delle risorse correlate al comparto della pesca marittima e dell’acquacoltura e la gestione del demanio marittimo con finalità ittica.

“Ho sempre ritenuto che, per conseguire risultati positivi nell’ottica del servizio da rendere alla collettività, le amministrazioni debbano ‘giocare’ di squadra – ha detto l’Ammiraglio Moretti – individuando al loro interno norme di linguaggio comuni che consentano al cittadino un approccio ‘morbido’ con gli aspetti burocratici che inevitabilmente devono essere espletati. La convenzione che oggi è stata firmata è la dimostrazione della volontà comune di muoversi seguendo questa stella polare in un settore importante per la comunità marchigiana non solo sotto il settore economico, ma anche culturale e sociale, come appunto la pesca.

La Regione e la Capitaneria di Porto hanno, entrambe, competenze in questo settore, diverse, è vero, ma che necessitano, per quanto detto, di un approccio comune che, in estrema sintesi, andrà ad incidere positivamente sulla tutela della risorsa, sulla sua valorizzazione e, in maniera nemmeno troppo indiretta, sulla salvaguardia dell’ambiente marino”.

Le principali attività di competenza della Direzione Marittima, previste dalla Convenzione, fanno riferimento al comando dei porti e l’esercizio delle funzioni amministrative di Autorità marittima come la polizia marittima nei porti, sul demanio marittimo e nel mare territoriale e la regolazione amministrativa e verifica del corretto utilizzo dei beni demaniali marittimi, la certificazione della formazione del personale marittimo, la disciplina del diporto nautico, il contenzioso per i reati marittimi depenalizzati.

Oltre all’attività di ricerca e soccorso in mare, la sicurezza della navigazione, l’autorizzazione all’esercizio dell’attività di pescaturismo, la protezione dell’ambiente marino e costiero, il coordinamento delle azioni per la lotta all’inquinamento marino.

Inoltre, vigila e controlla le attività di pesca e acquacoltura e l’intera filiera commerciale dei prodotti ittici, per finalità ecologiche di tutela degli stock e per la tutela del consumatore finale.

La Regione e la Direzione Marittima intendono quindi collaborare nella condivisione di dati, l’interscambio di professionalità e il coordinamento delle rispettive capacità operative, per ottimizzare l’impiego delle risorse della Pubblica Amministrazione e creare sinergiche linee di azione coordinata in attuazione delle politiche di tutela dell’ambiente, di gestione sostenibile della pesca e di tutela ecologica delle risorse ittiche del mare.

La Convenzione ha efficacia tra le parti per un periodo di tre anni.

 

 

16 luglio 2021 – FONDI UE, LA NUOVA PROGRAMMAZIONE NASCE CON L’ASCOLTO DEI TERRITORI

La Regione Marche ha concluso a Serra de’ Conti il ciclo di incontri dell’Osservatorio di Specializzazione intelligente. Il vicepresidente Carloni: “L’obiettivo è mettere a punto bandi davvero utili al processo produttivo delle nostre imprese”

 

 

“E’ molto importante incontrare le imprese per costruire bandi che corrispondano alle esigenze reali del processo produttivo. L’obiettivo è mettere a disposizione risorse che rafforzino le nostre aziende, le rendano più competitive. Dobbiamo fare in modo che ci sia un’evoluzione, sviluppando filiere ed ecosistemi compatibili che diano slancio ai diversi settori. Credo che questo sarà il futuro modello economico della nostra regione”. Così il vicepresidente della Regione Marche e assessore alle Attività produttive, Mirco Carloni, a chiusura degli incontri organizzati sul territorio dall’Osservatorio di Specializzazione intelligente per ascoltare il mondo produttivo e indirizzare in modo efficace le risorse del prossimo periodo di programmazione comunitaria.

Ieri, giovedì 15 luglio, si è tenuto l’ultimo appuntamento, ospitato dall’azienda Compagnia del Denim di Serra de’ Conti e dedicato al settore moda, con focus su tessile e abbigliamento. Un settore, quello della moda, che nelle Marche conta circa 6.300 imprese e dà lavoro a oltre 37mila addetti e che più di altri ha subito gli effetti della crisi pandemica. Tanti gli input arrivati dalla platea: l’esigenza di formare adeguatamente il personale, l’attenzione al tema della sostenibilità e alla questione delle certificazioni, il bisogno di più strumenti per stare sui mercati esteri, la richiesta di semplificazione e velocità.

 

Nel percorso condotto dall’Osservatorio sulla Specializzazione intelligente imprenditori, esperti, ricercatori e università sono stati chiamati dalla Regione Marche a portare la loro voce, nell’obiettivo di arrivare insieme alla definizione delle principali sfide di innovazione, delle potenzialità endogene e delle traiettorie tecnologiche più promettenti per il nostro sistema produttivo su cui concentrare le risorse europee. L’Osservatorio è stato individuato dall’assessore Carloni come lo strumento ideale per condividere le scelte operative. Un sistema che offrirà alle aziende il sostegno necessario per portare innovazione nei prodotti e nei processi di produzione.

Gli incontri hanno preso avvio in febbraio con un evento alla Loccioni di Angeli di Rosora e si sono via via incentrati sui diversi settori dell’economia regionale: Casa e arredo da Scavolini a Pesaro, Meccanica e ingegneria da Simonelli Group a Belforte del Chienti, Prodotti e servizi per la cultura da Malleus a Recanati, Salute all’Università di Urbino, Innovazione nei servizi all’Università di Macerata, Automazione industriale da Automa ad Ancona, Agrifood a Petritoli, e Moda, con l’incontro di ieri a Serra de’ conti e quello precedente a Montegranaro.

 

 

 

Approvazione nuovo piano sanitario: attività propedeutica

 

Nelle ultime settimane e nonostante la pandemia, la Giunta Regionale ha avviato le attività propedeutiche all’approvazione del nuovo piano sanitario. A questo riguardo il Presidente Acquaroli e l’assessore Saltamartini hanno promosso una doverosa campagna di ascolto coinvolgendo i professionisti sanitari, gli amministratori locali e i sindacati. Uno stile diverso da quello a cui eravamo abituati e che vuole porre al centro della riflessione strategica sulla sanità marchigiana il ruolo dei territori.

Per quanto riguarda la provincia di Ascoli, I massimi vertici regionali hanno tenuto ben due incontri sia ad Ascoli che a San Benedetto e il sottosegretario alla salute On. Andrea Costa ha recentemente effettuato due visite istituzionali al “Mazzoni” e al Madonna del Soccorso per una puntuale ricognizione delle strutture ospedaliere dell’area vasta 5.

Queste occasioni di confronto sono state utili a rimarcare le peculiarità sanitarie dell’area Picena. La nostra infatti è l’area vasta di confine che rispetto al resto delle Marche: 1) registra la maggiore mobilità attività interregionale (senza godere della relativa remunerazione; 2) sconta la maggiore concentrazione di privato ospedaliero; 3) è più distante in termini geografici dal punto di erogazione delle prestazioni ospedaliere di terzo livello cioè l’ospedale regionale di Torrette.

Questa pesantissima e colpevole eredità ricevuta dal centro-sinistra ha determinato dei deficit organizzativi molto gravi, specie in termini di personale, che dobbiamo e vogliamo superare. È questo, tra l’altro, il modo migliore per ridurre il rischio da “sindrome dei capponi di Renzo” che alimenta la tossina più pericolosa del sistema di AV 5 e cioè il campanilismo.

Per questo motivo abbiamo, formalmente, scongiurato la demenziale proposta dell’ospedale unico di Spinetoli e chiarito che Ascoli e San Benedetto manterranno i rispettivi ospedali ovvero due stabilimenti equiordinati di primo livello organizzati in una logica integrata.

Date queste premesse, sotto il profilo infrastrutturale, riteniamo che – mentre il Mazzoni necessita di una riqualificazione straordinaria (con particolare riferimento alla riqualificazione energetica e al nuovo pronto soccorso) – l’obsolescenza del Madonna del soccorso richiede un’azione più radicale (nuovo manufatto o demolizione/ricostruzione). Con buona pace dei mistificatori che nelle ultime ore hanno voluto generare equivoci strumentali, la volontà della Regione è quella di raggiungere una reale e corretta integrazione tra i due stabilimenti ospedalieri, rafforzandone i servizi e gli standard. Il tutto garantito da un accordo di confine con l’Abruzzo per i ristori da mobilità attiva, da una strategia ben organizzata delle reti cliniche e da una rimodulazione dei rapporti con il privato sanitario.

Ci stiamo predisponendo ad un cambio di passo. Soprattutto nell’interesse del paziente che, nell’area vasta 5, deve essere finalmente messo al centro di un’azione capace di stimolare la cooperazione tra i nostri professionisti sanitari. L’eredità ricevuta è davvero complicata ma abbiamo le idee sufficientemente chiare per restituire dignità al nostro sistema sanitario che può e deve beneficiare dall’apporto positivo dell’area vasta 5. (Marco Fioravanti e Guido Castelli)

 

 

Il primo mattone del NeMO Ancona è l’ascolto del bisogno

Al via la realizzazione del progetto per la cura delle malattie neuromuscolari: quando l’alleanza tra istituzioni, comunità scientifica e associazioni si realizza prioritariamente nel pieno rispetto della persona

Ancona, 16 luglio 2021 – L’ascolto del bisogno. Questo è lo spirito con cui oggi ad Ancona si è simbolicamente posto il primo mattone della settima sede dei Centri Clinici NeMO. Pensato e voluto dalle associazioni dei pazienti, il network nasce in alleanza con le Istituzioni e la comunità scientifica per rispondere alla complessità dei bisogni di cura di chi vive con una malattia neuromuscolare come la SLA, la SMA e le Distrofie Muscolari. La caratteristica principale dei Centri, infatti, è quella di avere in un unico reparto più di 14 specialità cliniche differenti e altamente qualificate. Dalla diagnosi e lungo tutto il percorso della malattia, NeMO Ancona diventerà il riferimento per bambini e adulti marchigiani e dei territori limitrofi.

Era gennaio 2020 quando, perfettamente nei tempi previsti dal progetto, furono consegnati gli spazi collocati al V piano del nosocomio marchigiano. Poche settimane dopo, la pandemia bloccò inevitabilmente l’avvio delle attività di ristrutturazione del Centro. In questi mesi, tuttavia, spinti dalla volontà di essere prossimi alle famiglie più fragili, si sono rimodulate le condizioni per poter riprendere la realizzazione del progetto. NeMO si inserirà, così, nel Sistema Sanitario Regionale, esempio di sussidiarietà orizzontale, dove le istanze di chi è vicino al bisogno del paziente generano valore per l’intero sistema: “La sensibilità della Regione Marche, nei confronti della presa in carico delle malattie neuromuscolari, costituisce un obiettivo ineludibile della nuova politica sanitaria. La stretta integrazione fra cura, assistenza e ricerca per lo sviluppo di strategie terapeutiche innovative – dichiara l’assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini – contribuirà, nel tempo, alla migliore qualità di vita possibile per la persona con patologia neuromuscolare, sia in età infantile/adolescenziale sia in età adulta, rallentando la progressione della malattia e prevenendo le complicanze più gravi”.

 

Il progetto, inoltre, non unisce solo le conoscenze specialistiche e multidisciplinari sulle malattie neuromuscolari, ma è luogo nel quale il concetto stesso di cura parte dai bisogni espressi da tutti i soggetti coinvolti: i pazienti e i familiari, i professionisti, gli operatori sanitari e la comunità del territorio. “Le nostre sono malattie progressive che hanno necessità di competenze e passione per essere affrontate. – aggiunge Alberto Fontana, presidente dei Centri Clinici Nemo – L’alleanza tra istituzioni e associazioni è la risposta più efficace perché nasce da valori condivisi e dalla corresponsabilità di porre sempre la persona al centro. Questo primo mattone, infatti, porta con sé anche il messaggio di una comunità coraggiosa, quella marchigiana, che ha fortemente voluto e sostenuto il progetto”.

Attenzione agli ambienti di cura, efficienza funzionale e gestionale, integrazione dei servizi di presa in carico: queste sono la cifra di NeMO Ancona. Con i suoi 880 mq, 12 posti letto per il ricovero ordinario, 2 per i servizi di day hospital e ambulatoriali, il Centro accoglierà più di 700 pazienti ogni anno. Essere in ascolto del territorio e della comunità, dunque, come metodo che traduce il bisogno in risposte condivise, proprio come è successo durante l’emergenza sanitaria: “L’ascolto deve tradursi in strumenti e indirizzi progettuali. – sottolinea Michele Caporossi, direttore generale dell’Ospedale Regionale Torrette di Ancona – Una visione che fonda le sue radici sulla volontà di garantire a tutti la possibilità di cura. La stessa vocazione che ha reso prioritario il recupero dello stato di salute sociale, destinando temporaneamente gli spazi assegnati al Centro NeMO in quelli necessari al programma vaccinale. Ed è per questo che oggi, con rinnovata convinzione, poniamo il primo mattone di un luogo di cura che continuerà a rispondere alla fragilità”.

A ciò si unisce la vocazione scientifica del progetto, che vede nella continuità dell’alleanza tra ricerca e cura la possibilità di dare risposte concrete al bisogno di vita e futuro per i pazienti: “Il centro offre una stretta integrazione fra cura, assistenza e ricerca  –  continua Gian Luca Gregori, Magnifico Rettore dell’Università Politecniche delle Marche – orientato ad un concetto più ampio di salute, attento al malato come persona nel suo complesso, nella sua unicità e nella sua specificità. Le nostre studentesse e studenti, futuri medici e professionisti sanitari, acquisiscono, durante il loro percorso formativo, capacità e sensibilità che vanno oltre il corretto riconoscimento e cura delle malattie, preparati ai nuovi bisogni di salute che una società rinnovata propone. Con lo sviluppo di nuove ricerche e studi scientifici, inoltre, possiamo offrire ai pazienti soluzioni terapeutiche sempre più innovative”.

L’obiettivo del Centro è quello di promuovere un’assistenza sanitaria nel pieno rispetto della persona: “Per questo gli spazi – conclude Roberto Frullinipresidente di Fondazione Paladini – sono progettati anche per accogliere e tutelare le relazioni, custodire gli affetti e creare le migliori condizioni sia per i pazienti, come anche per tutti gli operatori sanitari e i professionisti che vi lavoreranno”. 

A porre il primo mattone anche Mauro Uliassi, visibilmente emozionato nell’ascoltare le testimonianze dei pazienti e dei rappresentanti territoriali delle associazioni. Marchigiano doc, lo chef pluristellato è da sempre al fianco della comunità neuromuscolare, la cui deglutizione di cibo e liquidi è spesso critica. Modificando con le sue ricette “tre stelle” le consistenze dei piatti della tradizione, Uliassi crede che, nonostante le difficoltà, è possibile continuare a vivere l’esperienza del gusto e del piacere dello stare a tavola.

La posa del primo mattone, insomma, è stata accolta dall’abbraccio di un’intera comunità. NeMO Ancona nasce, dunque, con l’obiettivo di cambiare il concetto stesso di cura.

 

 

 

 

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