San Benedetto del Tronto, 2021-08-18 – Riceviamo e pubblichiamo
<<La bravura di una classe dirigente si misura dalla lucidità con cui affronta le situazioni più delicate. Era del tutto evidente che la candidatura unitaria di Francesca Pulcini fosse una strada stretta da intraprendere, ma certo a mancare è stato il coraggio. Questo mi sarei aspettato dalla segreteria comunale del mio partito: un gesto forte da dirigente vero di una forza grande.
E invece, come in una mediocre telenovela qualsiasi, il finale è stato quello più scontato. Dopo mesi di chiacchiere inutili e prove muscolari ancora più inutili, nonostante l’impegno di tanti, fino all’ultimo secondo, per provare ad unire le forze del centrosinistra superando antipatie e personalismi, abbiamo avuto la triste conferma che a questa classe dirigente di San Benedetto non importa un bel nulla.
Hanno avuto gioco sin troppo facile il segretario dell’Unione Comunale del Pd e i suoi alleati a far saltare il banco di fronte all’assenza di Risorgimarche, nostrano Godot che tutti aspettano ma che non arriva mai, all’incontro decisivo per convergere su Francesca Pulcini, così come chiesto dai vertici nazionali del Pd in accordo con i nostri alleati di governo del Movimento Cinque Stelle.
Ricordo bene quando, nell’estate di due anni fa, in un batter d’occhio è nato il Governo Conte bis: tanti erano perplessi, e invece alla fine abbiamo trovato una formula politica in grado di guidare il paese in situazioni difficilissime come la pandemia globale di Covid. A San Benedetto è mancata la lungimiranza: uniti si poteva battere la destra terrificante di Pasqualino Piunti e dei suoi alleati. La destra che ha trovato la vasca esterna della piscina comunale chiusa e alla fine ha chiuso pure quella interna; la destra delle varianti urbanistiche un tanto al kg; la destra della non amministrazione, dei problemi rinviati e mai risolti; la destra che sta riducendo San Benedetto a un borghetto sporco e avvilito, preda di mercatini e iniziative prive di spessore; la destra che sta facendo del male a questa città.
La colpa storica della classe dirigente locale di questo centrosinistra sarà quella di non aver nemmeno provato a fermare questo disastro. Sarebbe bastato mettersi a sedere seriamente, oltre i bluff e i tatticismi e trovare una soluzione. Si è preferito non farlo, si è preferito non ascoltare le tante voci che invocavano l’unità del centrosinistra. A prevalare sono stati l’egoismo, l’ottusità, gli interessi piccoli piccoli, l’autoreferenzialità. Tutto alla faccia dei sambenedettesi.
Se il comportamento del Pd locale è stato ai limiti dell’assurdità, altrettanto si deve dire nei confronti di Paolo Canducci e dei suoi. Il suo rimpiattino, giocato tutto sul filo dell’ambiguità, di certo non ha contribuito a creare lo spirito unitario che sarebbe servito. Assurdo, poi, che ci sia anche chi nel Pd pare intenzionato a combattere questa battaglia spaccando l’unità del partito: è l’esatto opposto di quello che serve in questo momento e servirà ancora di più nel futuro. Il tutto per favorire chi, più o meno consapevolmente, vuole la disgregazione del Partito Democratico. L’esigenza, a questo punto, è che con le elezioni del prossimo ottobre nasca una nuova classe dirigente in grado finalmente di seppellire le divisioni che ci hanno portato fino a questo punto. Visto che gli errori di cinque anni fa sembrano non aver insegnato nulla, a nessuno.>>
Alessandro Marini
Segretario circolo Nord PD SBT