San Benedetto del Tronto – Riceviamo dall’Avv. Annalisa Marchegiani e pubblichiamo chiarimenti e repliche alle dichiarazioni del Vice-Sindaco Capriotti circa la vicenda del Villaggio della Piccola Pesca e il commento dei Verdi sull’asportazione del bagno chimico. Una vicenda i cui fatti trovano origine fin da accordi del 2011 cui seguivano ben due bandi e, dunque, una vicenda lunga e complessa.
<<Sulla vicenda della piccola pesca è nuovamente intervenuto il Vicesindaco Tonino Capriotti. In merito a quanto da lui dichiarato nell’intervista, a mio avviso, ci sono parecchie cose da rettificare per restituire ai cittadini un resoconto supportato da fatti e documenti.
1) Quando l’attuale Amministrazione si è insediata, non è vero, come lascia intendere Capriotti, che si è preoccupata delle attività che già insistevano nei vecchi magazzini box. Proprio questo è stato il motivo che ha mosso me e Paolo Canducci, entrambi avvocati e Consiglieri Comunali di Europa Verde, ad occuparci della vertenza. L’unica priorità della nuova Amministrazione è stata quella di demolire i vecchi box, temendo di perdere il relativo contributo, che peraltro avevano già perso, come spiegherò più avanti. A riprova di questo, il Comune ha intimato agli interessati il rilascio dei vecchi manufatti entro il termine di 15 giorni, senza preoccuparsi di come gli stessi avrebbero potuto dare continuità alle proprie attività lavorative, quantomeno pro tempore, in attesa dell’assegnazione dei nuovi box, senza alcuna garanzia sulla riassegnazione stessa.
Peraltro durante il primo incontro, alla presenza degli operatori della Piccola pesca artigianale, dei Consiglieri e degli Assessori ai Lavori Pubblici e Attività Produttive, la Dirigente Dr.ssa Sinatra dichiarò “noi non spostiamo imprese ma manufatti”.
Evidentemente non soppesando che, se nei manufatti operano delle imprese, per queste ultime la privazione del luogo fisico dove poter lavorare non è cosa marginale. Ed evidentemente ignari delle intese raggiunte nel 2011 dal Comune di SBT in sede di approvazione del piano regolatore portuale.
2) Non è vero che l’odierna Amministrazione ha subito istituito una commissione composta dai dirigenti degli Uffici per definire l’assegnazione delle nuove casette e stilare il regolamento comunale: la commissione è stata istituita prioritariamente per rispondere all’interpellanza presentata dai Verdi e da me discussa durante il Consiglio del 18/12.
In quella sede furono mosse numerose contestazioni: prima fra tutte il dovere dell’odierna Amministrazione di concretizzare finalmente le intese raggiunte già nel 2011 in sede di approvazione del Piano Regolatore Portuale tra l’allora Autorità marittima, il comune di SBT e i soggetti interessati, tra cui gli stessi operatori della Piccola pesca artigianale occupanti i vecchi manufatti per il tramite del Cogepa, alcuni presenti anche personalmente. È da quell’accordo che discende il dovere di procedere alla ricollocazione degli operatori della Piccola pesca nei nuovi box realizzati.
Detto dovere trova ragione e fondamento nel fatto che il villaggio della piccola pesca è stato realizzato con un finanziamento della Comunità Europea, sottoposto peraltro a vincolo di destinazione quinquennale, con la partecipazione e con l’adesione degli stessi operatori della piccola pesca occupanti i vecchi box, sempre per il tramite del Cogepa, come da lettera di adesione allegata alla domanda di partecipazione al bando presentata a firma dell’ex sindaco Piunti.
Va anche considerato che il Comune si è reso responsabile dei ritardi che certo non possono essere pagati dagli operatori della piccola pesca, ai quali è stato intimato un rilascio nel breve termine in mancanza di concordata ricollocazione nei nuovi box. Oltretutto, il finanziamento in questione giunge dopo espressa RINUNCIA al 1° finanziamento, già ottenuto dal Comune, per evidenti errori nella realizzazione del progetto in sede di esecuzione, come provato da documenti acquisiti a seguito dello spoglio, peraltro sollecitato e non integrale, che ho eseguito io stessa. Per di più, il 2° finanziamento giunge per scorrimento di graduatoria.
3) Non è vero che il mancato rilascio dei vecchi box nel termine fissato, e già spirato, avrebbe comportato la perdita del contributo, né che, come sostenuto dalla Dirigente Sinatra, il cantiere si sarebbe chiuso con la demolizione. Infatti, come emerso dalla documentazione che ho potuto consultare, il progetto è già stato rendicontato, questo significa che per la Regione il progetto è chiuso. Il Comune dunque, a causa della sua imperizia e dei ritardi, aveva già perso il contributo alla demolizione dei vecchi box che costituiva la 3 fase del progetto finanziato.
Quindi le doglianze degli operatori della piccola pesca consorziati nel Cogepa ed occupanti i vecchi box sono più che legittime, come pure la loro richiesta di essere ricollocati come da intese raggiunte. Il nostro lavoro, come Consiglieri di opposizione, ha consentito di far emergere una realtà ben diversa da quella che finora è stata raccontata alla città.
4) l’Amministrazione non deve attendere “qualcosa che consentirà nuovamente di valutare”, come ha già avuto modo di dichiarare Capriotti, qui l’unica cosa da valutare è di tener fede a patti già sottoscritti o prendersi la responsabilità di non farlo. Se fosse stato per l’Amministrazione, gli operatori dovevano rilasciare i box senza vantare diritti.
5) L’amministrazione afferma che entro la fine del mese procederà con bando e il regolamento. Attendiamo. Del resto non è l’opposizione che deve anche indicare la soluzione. Una cosa è certa: nessuno degli operatori della piccola pesca artigianale che, consorziati nel Cogepa, nel 2011 parteciparono al progetto, potrà essere escluso dall’essere ricollocato nei nuovi box, primo tra tutti Giuseppe Fiscaletti, un nome che è la personificazione della tradizione, in barba a qualunque aria di rinnovamento annunciata durante gli incontri, una persona di cui dovremmo solo andare fieri.
Perchè il “concorso”, come lo chiama Capriotti, non può essere aperto a chiunque operi nella piccola pesca ma deve essere prioritariamente garantito il ricollocamento agli aventi diritto, dunque, come da intese, agli operatori che hanno aderito al progetto (anzi, ai progetti) e che fin dal 2011 attendono invano.
6) Inoltre c’è ancora bisogno di precisare, si spera una volta per tutte, che quelli tra gli operatori che se ne sono andati, non appartengono alla piccola pesca artigianale, ma alla cantieristica e allo strascico e non hanno dunque alcun diritto di essere ricollocati nel nuovo villaggio che è stato finanziato, è bene precisarlo, non dal Comune ma dalla Comunità Europea, che tutela la PICCOLA PESCA ARTIGIANALE e di cui il Comune, per negligenza, ha già perso il finanziamento relativo alla terza fase del progetto, quello cioè relativo alla demolizione.
7) si spera che l’Amministrazione dia seguito alle indicazioni dell’opposizione a scopo collaborativo, evitando una futura vertenza con gli eventuali operatori esclusi, già consorziati nel Cogepa e rappresentati dall ‘Avv. G. Ruggieri.
Se proprio vogliamo dirla tutta, in questo solco, deploriamo la scelta dell’Amministrazione di privare gli operatori della Piccola pesca dei servizi igienici predisposti dall’ex Sindaco Piunti. Un luogo di lavoro, con tutti i possibili contenziosi in atto o in fieri, è e resta un luogo dove la dignità dell’uomo non deve mai essere oggetto di pressioni o prove di forza. Se a farlo è quella stessa Pubblica Amministrazione che ha ragione di esistere anche a tutela di quella dignità, il fatto, per quanto surreale, è assai grave.
L’opposizione, attraverso la sottoscritta, Annalisa Marchegiani, e Paolo Canducci, Consiglieri Comunali di Europa Verde, si riserva ogni più ampio diritto di azione e ragione presso tutte le autorità competenti.>>
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