Il romanzo di Tommaso Pincio è stato pubblicato nel 2002 per la collana Stile Libero di Einaudi.
“E l’amore?”: è un incipit che non si dimentica, nemmeno dopo vent’anni. Tanti ne sono passati dall’uscita di un romanzo struggente e rivelatorio, “Un amore dell’altro mondo” di Tommaso Pincio, racconto di una deprivazione d’amore che impedisce di diventare adulti sani o più semplicemente di diventare adulti e basta, una deprivazione che porta alla morte. “Crescere senza diventare adulti, è questo che volevo dire”, risponde Kurt al tecnico del suono che, durante le registrazioni di “Nevermind”, gli chiede cosa vogliano dire i suoi testi, specialmente quello sul deodorante per adolescenti. L’età adulta è una stanza spaventosa, dentro la quale si perpetrano crimini imperdonabili come l’anaffettività, la menzogna e il tradimento. E anche il successo, macchiandosi di crimini tutto sommato simili, è spaventoso e inaffrontabile. Tommaso Pincio ebbe l’idea geniale di sdoppiare il personaggio di Kurt Cobain, e in questo modo desacralizzarlo, raccontando la storia del suo amico immaginario Homer ‘Boda’ Alienson e – ma in misura minore – quella dello stesso Kurt. Dentro “Un amore dell’altro mondo” c’è tutto l’universo nineties con la sua densa, fumosa e inimitabile atmosfera, le camicie di flanella e i segreti di Twin Peaks, l’ultima rivoluzione del rock e i tormenti interiori di una generazione che sono riusciti a definire soltanto con una X. C’è una bellezza scavata, vuota, nel romanzo di Pincio, e nonostante ciò insostenibile.