Le Eum portano al Salone di Torino la lezione di vita e scienza di Marie Curie 

Le Eum portano al Salone di Torino la lezione di vita e scienza di Marie Curie 

Presentato il nuovo volume della collana Prolusioni insieme alla giornalista Gianna Fregonara e al neoroscienziato Piergiorgio Strata. 

 

Con il volume fresco di stampadedicato a Marie Curie, le Eum hanno presentato ieri al Salone internazionale del libro di Torino la nuovissima collana “Prolusioni”. Il progetto, avviato con “Gli anni memorabili” di Whinston Churchil e proseguito con “Come un pedone sulla scacchiera” di Alexander Fleming, il papà della penicillina, offre al pubblico i discorsi pronunciati in contesti accademici da grandi personaggi della storia, della politica, della cultura, della scienza rimasti finora in gran parte inediti e chiusi nello spazio-tempo in cui furono pronunciati. Il presidente delle Eum Luca De Benedictis ha annunciato i prossimi lavori in produzione, che riguarderanno Václav Havel, John Stuart Mill, Eleanor Roosvelt, Piero Calamandrei.

 

“Sono dei volumi preziosi, perché in poche pagine contengono l’essenza del protagonista, del suo ruolo” li ha definiti Gianna Fregonara, firma autorevole del Corriere della Sera, che ha moderato l’incontro. Ha partecipato anche Piergiorgio Strata, tra i più importanti neuroscienziati al mondo, collaboratore del premio Nobel John Eccles a Canberra e a Chicago, che ha condiviso il suo pensiero e la sua esperienza per spiegare il ruolo dello scienziato, l’importanza della scienza per la difesa della salute, il lavoro di equipe.

 

“Un bene per l’umanità”ripropone la prolusione tenuta da Marie Curie in un college interamente femminile, il Vassar College, durante un tour negli Usa, e quella in occasione del premio Nobel del 1911. Gli scritti rivelano alcuni tratti più nascosti del pensiero e della personalità della celebre scienziata, come il modo in cui, rimasta vedova, ha vissuto la storia d’amore con Paul Langevin, allievo di suo marito e già sposato, suscitando grande scandalo nella società xenofoba e antisemita degli anni Venti, con i due che presero in affitto un appartamento, probabilmente pagato dalla stessa Curie, lettere rubate e pubblicate sui giornali mentre lei vinceva il secondo Nobel. O, ancora, l’importanza che Curie dava alle collaborazioni. “Quello che le faceva più orrore era l’individualismo con cui poteva leggersi una parabola scientifica che, invece, per definizione, è sempre l’esito di un lavoro di gruppo”, ha spiegato Benedetta Barbisan, che nel volume ricostruisce parte di queste vicende biografiche. “La voce di Marie Curie – ha sottolineato Raffaela Merlini, che ha curato la traduzione insieme a Roberta Favaron – non si è mai spinta a criticare in modo vemente e scomposto la supremazia maschile in campo scientifico dell’epoca, ma l’ha fatto usando modi e termini molto sottili. Usa l’io che è l’io della scienziata, che riconosce il lavoro degli altri, che mette il marito in primo piano, ma che non esita a dire io”,

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