Anche il 1° premio al Festival Internazionale Tulipani di seta Nera al corto sociale Anna: le interviste

Anche il 1° premio al Festival Internazionale Tulipani di seta Nera al corto sociale Anna: le interviste
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Grottammare, 2022-06-18 – Al regista Vincenzo Palazzo anche il Premio Sorriso RaiCinemaChannel2022 premiato al Festival Internazionale della cinematografia sociale “Tulipani di seta Nera” per il suo ultimo cortometraggio “Anna”, interpretata magistralmente da Daria Morelli già premiata come migliore attrice.
“Anna” è la storia di una donna che vive in quel mondo enigmatico, sofferente, distante, illusorio chiamato Alzheimer. Anna vive la sua malattia, a uno stadio precoce, quasi senza accorgersi di dove sia il confine tra la realtà e la fantasia, i suoi sogni e i suoi incubi.
Anna ritorna, dopo molti anni vissuti in un’altra terra, nel luogo d’origine, in quella che è stata la sua casa d’infanzia e dove ha vissuto un forte legame di affetto con Angelo.
Vincenzo Palazzo: <<È passato un anno esatto, non ci credeva nessuno, problemi, difficoltà e imprevisti, anche in quei giorni c’era un caldo torrido, ma nonostante tutto eravamo lì con la voglia e la passione di realizzare questo progetto dal titolo “Anna un’opera che affronta la tematica dell’Alzheimer in modo delicato e poetico.>>
Abbiamo incontrato oggi il regista Vincenzo Palazzo, l’attrice protagonista Daria Morelli, il co protagonista Angelo Maria Ricci, il direttore della fotografia Rosario Ferrisi e pubblichiamo immagini e Videoregistrazioni delle interviste

 

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al corto sociale Anna


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Intervista a Vincenzo Palazzo

1 “Anna” mette in scena una sospensione spazio-temporale, ci troviamo in tempi e luoghi dai contorni poco definiti, che sfumano gli uni negli altri. È così che immagini l’Alzheimer?

Non è proprio così che immagino l’Alzheimer, ho voluto raccontare la malattia dal punto di vista dei ricordi, in modo delicato e poetico, descrivendo un passato felice, sereno e spensierato, un presente coerente con la linea scelta. Mi piacerebbe pensarla come una fusione di bei ricordi che riaffiorano alla mente sempre più spesso, senza paura, angoscia, ansia, dolore, sofferenza, purtroppo non è così. Ho sottolineato di più alcuni aspetti tra cui la paura, l’ansia e l’angoscia nella scena dell’incubo, unico scenario buio.

2 Il borgo di Grottammare, in particolare Piazza Peretti con le sue logge, offre l’architettura ideale per il tuo racconto sul filo della memoria. Come hai scelto la location?

La location è nata grazie al mio amico Giuseppe Cameli originario di Grottammare, cercavo una location magica, quasi fosse sospesa nel tempo, un luogo romantico, capace di catapultarti contemporaneamente in varie dimensioni. Anna rivive proprio qui seduta sulla panchina le vicende della sua infanzia e, come per magia, si ritrova adulta e di nuovo bambina.

3 “Anna”, nel raccontare la malattia, mescola in modo molto efficace momenti di delicatezza ad altri di palpabile inquietudine. Come hai trovato questo equilibrio di toni?

Ho cercato di seguire le mie sensazioni, senza forzature di tipo “tecnico o commerciale”, ma solo dando spazio alle emozioni. Ho voluto concentrarmi su alcuni momenti, il ricordo e la spensieratezza da bambina, lo spaesamento e il disagio di Anna adulta, la parte romantica e poetica sulla panchina che crea quel raccordo spazio temporale. L’equilibrio è nato già in fase di scrittura, poi attraverso il montaggio è stato armonizzato tutto, abbiamo fatto delle scelte stilistiche e di ritmo.

4 Che peso ha l’elemento marino in “Anna”?

L’elemento marino è un universo liquido parzialmente inesplorato, come potrebbe essere in qualche modo il cervello. Il film inizia con la soggettiva in acqua che guarda verso la parte alta del paese e finisce nella stessa acqua dove tutto è iniziato. Alla fine di un percorso tutto ritorna al punto di partenza, è un film ciclico. In Anna, l’acqua non rappresenta soltanto la vita, ma anche la morte e l’ignoto, quell’orizzonte davanti a cui tutti ci siamo chiesti, almeno una volta, “chissà cosa c’è al di là di quella linea?”. E se Anna intuisce che ci possa essere una malattia, oltre quell’irraggiungibile e illusoria linea, non ci è dato di capirlo. A noi spettatori non resta che starle accanto, su quella stessa panchina, a guardare insieme a lei, senza farci domande, l’insondabile grandezza del mare e della natura umana.

5 Credo occorra sottolineare come “Anna” benefici delle musiche originali molto evocative di Gianni Bardaro che aiutano a creare un’atmosfera onirica funzionale al racconto.

Le musiche nei film sono fondamentali, perché oltre ad evidenziare le scene, creano una sorta di linea narrativa. In Anna, le musiche originali composte da Gianni Bardaro evocano quell’atmosfera richiesta, un mondo romantico e poetico, un mix di emozioni nei vari passaggi soprattutto dalla scena della panchina fino a quando Anna entra in acqua con se stessa da bambina, in alcuni momenti potrei dire che la forza della musica supera quella dell’immagine.

6 Infine cosa puoi dirci dell’interpretazione di Daria Morelli?

Daria ha dato vita al personaggio Anna in tutte le sue sfaccettature, un ruolo molto complesso per un attore, è riuscita a trasmettere non solo tutte quelle emozioni che accompagnano il personaggio, ma anche quel senso di familiarità di una persona a noi vicina: un familiare, un vicino di casa, come se in qualche modo conoscessimo Anna già da tempo. Quando un attore si cala così bene nel ruolo e il pubblico dimentica il vero nome identificandolo con quello del personaggio interpretato significa che il ruolo è stato efficace

 

Intervista a Daria Morelli

 

  • come si è preparata all’interpretazione del personaggio di Anna?

Leggo e rileggo il copione, molte volte, finché il personaggio che dovrò interpretare lo sento sempre più mio, me lo faccio entrare dentro, nel profondo, ascolto le parole scritte con il cuore e fisso le immagini che mi suscitano. Il cinema è vedere, immaginare… Poi, certo, siccome tratta dell’Alzheimer, mi sono documentata sulla malattia, con Vincenzo abbiamo chiesto consiglio a psicologi e medici. Ma poi ho messo tutto da parte, e ho fatto come “se io fossi stata affetta da Alzheimer precoce”. Recitare non è fare finta di essere qualcun altro ma fare come “se io fossi veramente quel personaggio”. C’è una grossa differenza fra le due cose, una differenza che molti attori non capiscono, e allora ahimè i risultati sono quello che sono… Quando mi dico “se io fossi quel personaggio” allora nasce un certo modo di camminare, di sentire, di reagire, di fare… insomma ci metto il mio io vero.

  • che tipo di riscontri ha avuto dal pubblico che ha visto “Anna”?
  • E’ stato come essere dentro a un grande abbraccio caloroso che si allargava sempre di più. E’ stata un’emozione leggere le parole che mi hanno scritto, allora ho capito che ero riuscita a dare loro le stesse sensazioni che ho provato io nel recitare. Non mi aspettavo tutto ciò. E’ stata una rivelazione. Una illuminazione. Credo che se sei vero sullo schermo, la gente lo capisce e ti apprezza. Recito per la gente, ma senza chiedere nulla in cambio. E quando hai questo atteggiamento altruista i risultati vengono da sé. L’attore che chiede applausi a prescindere, che tutto quello cui aspira è essere osannato, o stare sul palco perché pensa che sia nato per questo (!) è piccolo piccolo…
  • quali sono i ricordi più belli delle riprese di “Anna” a Grottammare?
  • Allora, prima di tutto c’è stata la scoperta di un luogo che non conoscevo e che nello stesso tempo un po’ mi spaventava, un po’ mi elettrizzava. Il personaggio di Anna nella storia scritta da Vincenzo invece ritorna, dopo molti anni passati in una terra lontana (è successo anche a me veramente dopo 11 anni passati a Los Angeles il ritornare…) nella sua città di origine. Quindi come conciliare l’ignoto con la riscoperta? Allora ho “usato” Grottammare, con il suo mare, le mura antiche, i vicoli, la luce, le ombre, il sole, i profumi per ricordare cose della mia vita e ci ho trovato così tante remote assonanze! Chi davanti al mare non ha ricordi? E se non ce li ha li immagina… Un attore deve essere capace di creare anche dal nulla, deve essere capace di immaginare, o di rivivere. Grottammare mi ha ispirato e io ho ispirato lei… lo posso dire?
  • oltre che attrice, è anche scrittrice e nella vita ha fatto molti lavori; quale è la vera Daria Morelli?
  • Credo di essere una persona autentica, generosa, quando creo sono sempre la stessa persona ma ci aggiungo la mia follia interiore, la mia diversità, la mia unicità. Sono sempre stata una ribelle, fin da piccola, quando già a 12 anni recitavo e scrivevo, ma lo facevo in silenzio, senza disturbare nessuno. Sapevo già allora quello che volevo fare, e piano piano ci sono riuscita. La mia prof di italiano alle medie ci vide giusto. E poi devo tanto a mio marito che è stato un grande Maestro per me, è lui che mi ha insegnato che nell’arte ci deve essere la VERITA’. Quando cominci da piccola a scrivere, recitare, guardare film, andare a teatro, senza poterne più fare a meno, vuol dire che dentro hai un fuoco che brucia per l’arte, a volte la fiamma si affievolisce, per tante ragioni, ma non muore mai. Sono tanti anni che scrivo e recito, non ho mai pensato che diventare una star, come la gente lo intende, fosse il fine ultimo o quello più genuino. Se fossi diventata una star vent’anni fa, cosa ne sarebbe ora di me? Sarei appagata? O sarei una str…? Smetterei di lottare? Soffrirei di depressione o anche peggio? Mi sarei fatta di botulino perché sarei ancora attaccata a quell’immagine giovane di me? La gente non sa cosa c’è dietro a quelle facciate di gloria e di fama… Avere vissuto tanti anni all’estero, anni meravigliosi che mi hanno accresciuto come donna e artista, e poi tornare e ricominciare non è stato facile. Ma io sono una leonessa, lotto, non mi abbatto, sorrido, credo che se lavori bene c’è sempre una ricompensa, che non è necessariamente in termini economici, prima o poi. Tutto e subito lascia il tempo che trova. E’triste vedere quanta gente vorrebbe fare l’attore o lo scrittore pensando all’immediato successo, alla gloria, ai soldi. Vogliono tutti il Premio Strega o l’Oscar dopo il primo film o il primo libro! Ci vuole disciplina, lavoro, tempo, sangue e lacrime dietro al lavoro dell’attore e dello scrittore. E naturalmente talento… che ce l’hai oppure no.Come si sente ora, dopo questa prova da attrice che le ha valso anche un premio come Migliore Attrice?
  • Mi sento felice, naturalmente per il lavoro che ho fatto e grata a Vincenzo che ha avuto fiducia in me. So che ogni tanto la gente gli chiede “dove l’hai presa l’attrice?” e ci facciamo due risate… ma al supermercato ovviamente!!! Mentre vagava per gli scaffali senza ricordarsi di quello che doveva comprare… ahahah. Sono in attesa di altri ruoli, uno già mi aspetta in settembre, e sarà una coproduzione italo/inglese e reciterò in inglese un ruolo molto diverso, un po’ folle, stravagante, ma non ho nessuna intenzione di fermarmi qui, ci saranno altre avventure cinematografiche prima dei miei titoli di coda… Ho bisogno di creare per capirmi… e per capire gli altri. E per vivere molte altre vite. Ma Anna rimarrà nel mio cuore per sempre. Anna seduta sotto la loggia di Grottammare a fissare il mare.
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