San Benedetto del Tronto, 2022-07-26 – Riceviamo e pubblichiamo
<<“Il nostro progetto non potrà essere archiviato dalla prossima amministrazione”.
Questo era quanto affermava perentoriamente lo scorso settembre, con l’approssimarsi delle elezioni amministrative sambenedettesi e per bocca del presidente Luigi Piunti, il Comitato “Io resto qui e ci arrivo facile”, quando già contava anche, come soci onorari, Laura Gorini e Luigi Olivieri, lo stesso che già nell’inverno precedente, quando questo Comitato neppure esisteva, presentava nelle riunioni politiche della Lega un identico progetto, contrastato solo a seguito dell’ingresso di Curzi e Falco.
Allora, il Comitato “Salviamo il Madonna del Soccorso”, nato da tre anni e mezzo (non tre mesi prima delle elezioni), chiese al fantomatico comitato difensore dell’ospedale, che a loro dire era al servizio non del territorio, bensì e soprattutto del centro storico (una questione affettiva e non di efficienza evidentemente), tre chiarimenti ai quali non è mai stata data alcuna risposta: quali reparti e servizi ci sarebbero stati nell’ospedale ristrutturato e con quali spazi a disposizione per i singoli reparti, quanti posti letto per acuti e per lungodegenti, e quali i costi e i tempi effettivi sia per la ristrutturazione dell’ospedale che per tutte le opere che avrebbero dovuto contornare questo mirabile progetto, mentre tutti i nostri servizi avrebbero medio tempore traslocato a tempo indeterminato al Mazzoni.
Nel frattempo la campagna elettorale è terminata, la Regione si è pronunciata sulla questione, stabilendo che il progetto di fattibilità verrà effettuato relativamente ad un nuovo ospedale costiero, e i promotori del comitato “Io resto qui”, appartenenti alla medesima compagine politica delle istituzioni regionali decidenti, sono stati pregati pubblicamente in diverse occasioni, nell’ambito del loro partito di appartenenza, di rassegnarsi e di farla finita con le loro elucubrazioni.
Nel frattempo, inoltre, il sig. Luigi Piunti, presidente di un comitato a carattere chiaramente politico, avendo sostenuto platealmente ed a furia di articoli giornalistici i due appartenenti alla Lega di cui sopra (modificando addirittura lo statuto per rendere ciò possibile), è divenuto presidente del Comitato del quartiere agraria, senza ad oggi annunciare le proprie dimissioni dal comitato “Io resto qui” e uscendo in altre due occasioni sui giornali per conto di quest’ultimo.
Premesso che ci duole constatare come tali sue esternazioni e tale sua duplice posizione siano conflittuali, considerata la natura e gli scopi non politici dei comitati di quartiere, che debbono essere liberi ed obiettivi interlocutori dell’amministrazione in carica per rappresentare le esigenze dei quartieri, e quelle della città intera di concerto con gli altri quartieri, da questo suo comportamento l’intero direttivo del quartiere agraria dovrebbe prendere le distanze, per non uscirne delegittimato quale strumento di una corrente politica e di un determinato centro di interessi, e pretendere una scelta decisa dal suo presidente.
Perché poi gli interessi sottesi non corrispondano a quelli della città, lo abbiamo già a più riprese spiegato, ma data l’ostinazione del sig. Piunti e dei suoi ispiratori, repetita juvant.
Questa bozza di progetto di ristrutturazione, presentata nel corso di una apposita commissione consiliare sul finire della scorsa amministrazione, fu francamente bocciata su tutta la linea: non torneremo qui nei dettagli della lunga disamina storica fatta all’epoca dal dott. Olivieri a difesa dell’ospedale “del centro storico” che gli abitanti del centro volevano raggiungere a piedi; basti solo dire che secondo lui sarebbero occorsi circa 65 milioni di euro (previsione assai ottimistica) per avere pronto soltanto il corpo contenente il PS, il reparto Covid e i tre reparti principali, ossia per un semplice ospedale di base, mentre per gli altri servizi di primo livello, cui abbiamo diritto, ci venne detto che in seguito si sarebbero ristrutturati gli altri corpi, fatti di materiali differenti ed in epoche diverse, alcuni dei quali non idonei all’efficientamento sismico. Dunque è agevole comprendere che il costo finale sarebbe di molto superiore rispetto a quello di un nuovo ospedale.
I nostri servizi superstiti nel frattempo sarebbero migrati al Mazzoni, e possiamo scommettere che non avremmo avuto mai più un ospedale di primo livello, con grande gioia di quella politica dell’entroterra, di destra e di sinistra, che da anni depaupera questo territorio.
Passando poi alle argomentazioni del sig. Piunti, egli afferma che la decisione di dotare la costa di un ospedale nuovo e moderno, lontano dal traffico e dallo smog, in prossimità delle grosse arterie viarie (e ferroviarie) come prescritto dalla legge, concepito secondo i dettami più moderni dei percorsi sanitari, sarebbe frutto di non meglio definite “decisioni politiche”, che egli vorrebbe addossare esclusivamente al sindaco in carica. Davvero divertente tale sua deduzione, e capiamo anche il suo imbarazzo ed il suo tentativo di evitare attacchi frontali alle istituzioni regionali, che appartengono all’orientamento politico di cui anche lo stesso fa parte. Dunque egli afferma che incredibilmente il Presidente Acquaroli, stressato da tanta insistenza del sindaco, alla fine abbia acconsentito, quasi per disperazione, a dotarci di una nuova struttura: a parte l’ovvio contorsionismo dialettico, quali sarebbero le occulte motivazioni politiche cui si vorrebbe alludere?
Inoltre egli dimentica che la bozza del progetto per un nuovo ospedale fu preparata e presentata dall’architetto e oggi consigliere Gino Micozzi il 14 dicembre 2019, su incarico e sottoscrizione di tutti i presidenti dei quartieri cittadini, come tale presentato alla città ed alle istituzioni, e che non sarà lo stesso Micozzi ad occuparsi delle successive fasi progettuali per conto dei tecnici regionali.
Sbandiera anche le oltre 4000 firme raccolte freneticamente dal suo comitato durante la campagna elettorale, dimenticando che l’ospedale costiero deve servire un bacino ben più ampio e numeroso: oltre 100.000 persone.
Tutta l’operazione portata avanti era ovviamente finalizzata ad un ritorno elettorale, ed era supportata da quella politica ascolana che ovviamente non gradirebbe un moderno ospedale costiero.
Fortunatamente poi tali aspettative sono rimaste ampiamente disattese, ma sta di fatto che molte delle adesioni (firme) sono state ottenute soprattutto nel centro cittadino e con la motivazione dichiarata di contrastare la chiusura del vecchio ospedale, e che molti, ignari dell’alternativa dell’ospedale nuovo, hanno confuso “Io resto Qui” con il “Comitato Salviamo il Madonna del Soccorso”, apponendo la firma in buona fede.
Quanto al coacervo di argomentazioni contrarie buttate lì da Piunti, da novello esperto e tecnico urbanista, per dimostrare che le aree individuate non sarebbero idonee, per rischio idrogeologico (inferiore comunque a quello del sito di Pagliare), reperti archeologici (anche a Fermo sono state trovate, durante gli scavi per l’ospedale, circa cento tombe romane e due ville romane e non è stato un problema salvaguardarle senza fermare i lavori), congestione di traffico (ma davvero dice? E sulla SS16 andrebbe meglio?), elementi che a suo dire avrebbero addirittura reso la posizione di Pagliare preferibile! Ci viene da ridere (per non piangere), pensando all’aerosol di gas di scarico di cui attualmente beneficiano i degenti dell’attuale ospedale, o al fango che dopo piogge violente sale dal torrente Albula adiacente, come i topi, alle difficoltà in entrata ed in uscita delle ambulanze, ai percorsi sanitari vetusti, alle tubazioni degradate, ai batteri ivi presenti ed inestirpabili, al cappotto da 5 milioni che andrebbe rimosso per effettuare l’efficientamento sismico e a molto altro.
Ci limitiamo a ricordare al sig. Piunti ed ai suoi amici che la campagna elettorale è terminata da un pezzo, che la Regione è governata dal loro stesso schieramento politico, che la sanità è in mano al loro stesso partito, e che loro vorrebbero impedire che nel nostro territorio si investa in un’opera strategica fondamentale come fatto nelle altre provincie, contro gli interessi della loro stessa città, incitando ancora i cittadini ad opporsi alle decisioni delle istituzioni regionali. Sarebbe coerente che prima uscissero tutti dal loro partito, ma la coerenza non è per tutti. Ci premureremo comunque che la cosa venga in futuro ricordata continuamente, tanto quanto l’aberrazione del project financing di Pagliare su 37 ettari. Perché il risultato, se si perderà ancora tempo, sarà proprio quello di riconsegnare la Regione allo stesso PD che serba in caldo il progetto bello pronto. O forse il vero scopo è proprio questo? Ovvero, ricordando il Manzoni, “questo ospedale non s’ha da fare”. E tutti sanno chi siano l’Innominato e Don Rodrigo.>>
Comitato Salviamo il Madonna del Soccorso
Ospedale Madonna del Soccorso: io resto qui! E ci arrivo facile