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Mario Vespasiani e lo storico gallerista Pio Monti.
Il celebre artista ricorda uno degli autentici protagonisti della cultura italiana dell’ultimo mezzo secolo.
Il celebre artista ricorda uno degli autentici protagonisti della cultura italiana dell’ultimo mezzo secolo.

Nel 2015 organizzò nel suo spazio di Recanati una mia mostra in dialogo con gli scatti di Mario Giacomelli per mettere in risalto per primo la mia impronta pittorica, che persiste anche quando uso la fotografia, in relazione a quella marcata del maestro di Senigallia. Solo foto dunque, solo bianconero, due Mario in sala e un Pio in regia, coadiuvato da Nikla Cingolani che curò tutto al meglio. La mostra era dentro, ma il palcoscenico divenne la piazza, dove con Mara scalza – osservati dallo sguardo furtivo di Leopardi e meravigliato dei passanti – inscenarono una sorta di danza sciamanica a richiamare le pose di Mara delle foto esposte. Un momento di festa che solo l’arte autentica sa donare, perché non si ferma all’opera finita, ma diventa testimonianza diretta, partecipazione gioiosa da condividere con gli invitati, coi presenti, con chiunque sia, persino con un monumento che pareva guardarli di sbieco. Pio aveva quella dote innata alla generosità, credeva nel talento e nell’amore che diventa passione, sentimento non ponderabile, ardore che brucia perfino chi lo appicca. Protagonista per oltre mezzo secolo della scena artistica contemporanea del nostro Paese, pur avendo la sede della galleria a Roma non abbandonò mai la sua terra, celebre fu difatti il viaggio in auto con Andy Warhol per fargli visitare le Marche dove era nato ottantuno anni fa o l’amicizia con quell’altro essere pluridimensionale che era Gino De Dominicis, senza poi raccontare le vicissitudini con Man Ray, col filosofo Martin Heiddeger e ovviamente con quegli ottimi artisti con cui ha lavorato.
Il fatto che se ne sia andato a qualche giorno di distanza dalla sua Anna me lo rende ancor più leggendario, come lui amava definire il mio rapporto con Mara, perché mi conferma che l’amore autentico non è soggetto a regole umane, a esigenze corporali statiche – di cui l’ultima emergenza sanitaria ha reso anziché più sacre, quasi ridicole, al punto da portare ad inseguire la ricetta di un elisir di lunga vita, piuttosto che maturare una riflessione sul significato del vivere – è fatto bensì di regole proprie che si possono mettere in pratica solo se si possiedono per davvero. Pio era concentrato sul presente, sul momento eterno del qui ed ora e dunque decisivo dell’istante, fatto di calembour e di cortesie, di sottigliezze e di quella passione folle per l’arte, propria di chi l’ha voluta conoscere di persona, guardarla negli occhi e non lasciarla più. Ho tra le mani una Polaroid dove siamo tutti e tre insieme, lui appare al centro, con un porticato da sfondo che pare donargli le ali: i suoi due metri e passa d’altezza evidentemente non gli bastavano per contenere quell’impeto visivo, ha deciso di continuare ad osservarci dal più – anzi dal Pio – alto dei cieli. Nelle foto Mara e Mario Vespasiani con Pio Monti