Sospensione lavoro nelle ore più calde

Sospensione lavoro nelle ore più calde
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Com’è noto nei giorni scorsi CGIL CISL UIL Marche, hanno sollecitato la Regione Marche all’emissione di un’ordinanza per la sospensione del lavoro nelle ore più calde per le attività lavorative all’aperto.

La situazione di queste giornate, con altissime temperature e con un forte tasso di umidità, rende indispensabile sospendere l’attività lavorativa nelle ore più calde per ridurre significativamente il rischio d’infortuni.

È altresì importante attivare confronti aziendali con le rappresentanze sindacali e le organizzazioni sindacali di categoria, affinché si rimodulino gli orari di lavoro in base alle temperature o s’adottino tutte le misure più idonee a contrastare l’ondata di calore, in un’ottica preventiva.

Purtroppo secondo le previsioni meteo della Protezione Civile Marche, il termometro proseguirà nella sua salita, sono previsti, per i prossimi giorni, bollini rossi in tutti i comuni delle Marche e addirittura temperature roventi ad Ascoli Piceno, con 37 gradi.

Diversi studi hanno evidenziato un aumento del rischio d’infortuni sul lavoro abbinati ad esposizione outdoor a temperature estreme.

Uno studio dell’INAIL ha rilevato che ogni anno in media 5,211 infortuni, in Italia, sono attribuibili alle temperature estreme (1,195 al freddo, 4,016 al caldo).

I rischi per il caldo hanno un impatto maggiore sugli under 34, mentre il freddo sugli over 60, inoltre l’invecchiamento della popolazione attiva, causa le riforme pensionistiche, aggrava queste difficoltà.

I lavoratori delle Costruzioni e dell’Agricoltura sono quelli più a rischio alle elevate temperature, mentre l’effetto freddo grava negli occupati nei settori della pesca, trasporti e igiene ambientale.

Inoltre le condizioni meteorologiche attuali hanno fatto emergere nuovi rischi professionali, o aggravato quelli già esistenti.

È pertanto importante ricalibrare la Valutazione dei Rischi Aziendali (art. 17 del D.lgs. n. 81/2008), che deve tenere in considerazione degli impatti che il cambiamento climatico può generare nelle attività lavorative.

Occorre effettuare una “Valutazione” dettagliata che tenga conto delle caratteristiche degli ambienti di lavoro, delle attività più esposte, l’individuazione dei lavoratori più vulnerabili, lo sforzo fisico, la predisposizione di procedure di lavoro ordinario o di emergenza.

Solo così si possono individuare le aree di lavoro e le attività maggiormente esposte, prevedendo maggior protezione dei lavoratori che si trovano a fronteggiare rischi più elevati.

Si ricorda che Inail, con l’OT23, fornisce alle aziende con “ambienti severi caldi”, (norme Uni), l’opportunità della riduzione del premio per finalità di prevenzione con l’installazione di sistemi di condizionamento microclimatico, realizzazione di barriere per l’isolamento di sorgenti radianti e l’acquisto di indumenti con proprietà riflettenti.

Inoltre, l’istituto, in collaborazione con il CNR, è impegnato nel progetto Worklimate, per la messa a disposizione di lavoratori, autorità di sanità pubblica e operatori della prevenzione di una piattaforma per valutare, monitorare e contrastare l’esposizione occupazionale a temperature elevate.

C’è uno studio Inail sui fattori di rischio che stima gli effetti delle temperature estreme sugli infortuni, riconosciuti, nel Settore Edile in Italia.

Sono oltre 500, per anno, gli infortuni occupazionali stimati e attribuibili all’esposizione a temperature estreme, con una variabilità dei rischi in relazione all’età.

Lo studio ha anche evidenziato che le ondate di calore aggravano il rischio di infortunio a seconda della intensità del fenomeno.

Alla luce del cambiamento climatico, con l’intensificarsi dell’intensità e della frequenza delle ondate di calore, è necessario considerare la protezione dei lavoratori dai rischi di infortunio connessi alle temperature come una priorità.

Infatti sono sempre più numerosi i lavoratori che si presentano al Pronto Soccorso per colpi di calore, collassi, sincopi, disidratazione, problemi respiratori.

In Edilizia, durante i picchi di calore il rischio di infortuni sul lavoro cresce dell’1% per ogni grado in più di temperatura al di sopra dei valori di riferimento (30 gradi).

Il D.lgs. n.81/2008 affronta il problema, con particolare attenzione alla ventilazione degli spazi chiudi, alla temperatura negli ambienti di lavoro e all’umidità, ma non è vincolante.

Prevede per esempio, che quando si superano i 35 gradi, le aziende possano accedere alla cassa integrazione ordinaria, però non esiste alcuna norma che imponga la sospensione dell’attività.

Per Bianchini colpi di calore, disidratazione e altri malori legati alle alte temperature sono vere malattie professionali o infortuni sul lavoro e non problemi che possono capitare a tutti.

È pertanto importante adottare misure idonee per affrontare queste criticità, rafforzando l’applicazione delle normative esistenti, promuovendo la consapevolezza dei diritti dei lavoratori e migliorando le condizioni di lavoro in generale.

Il rischio del caldo deve essere affrontato con misure preventive adeguate a garantire la sicurezza e il benessere dei lavoratori durante questi i periodi.

La consapevolezza, la formazione e l’attenzione ai segnali del corpo sono fondamentali per prevenire incidenti e malattie legate al caldo e proteggere la salute dei dipendenti.

Infine se le temperature superano i 35 gradi, (attenzione quelli percepiti sono di più), se si è esposti al sole diretto o ad ulteriori fonti di calore (forni, pressofusioni, catrame) i lavoratori si devono fermare! La salute è troppo importante!

In edilizia è impossibile lavorare dalle 12 all 15.00 su un tetto, o una impalcatura con 38/40 gradi.

Diverse regioni, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia, Toscana e enti locali hanno definito protocolli di tutela (anche se qualche volta in realtà disattesi) che vietano di lavorare in determinate fasce orarie, inoltre è possibile ricorrere alla Cassa integrazione per caldo per tutti i lavoratori dei cantieri, senza danno economico per imprese ed operai. 16/07/2024

Guido Bianchini membro Uil comitato nazionale Cocopro Inail

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