Assistente Bagnanti, la Fisa si appella allo Stato

Assistente Bagnanti, la Fisa si appella allo Stato
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Formazione; “Nuovo monopolio del Governo per il rilascio dei brevetti di “Assistente Bagnanti”. La F.I.S.A. si appella allo Stato

 

Il Presidente nazionale della F.I.S.A., Federazione italiana salvamento acquatico, Raffaele Perrotta, si dice indignato contro il decreto ministeriale n. 85 del 28 maggio 2024, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 149 del 27 giugno 2024, reputandolo altamente discriminante, scritto male e che rischia di paralizzare e depotenziare un settore importante come quello del soccorso acquatico, a svantaggio soprattutto degli assistenti bagnanti.
Il decreto introduce infatti nuove norme per l’individuazione dei soggetti autorizzati a tenere corsi di formazione per il salvamento in acque marittime, interne e piscine, e per il rilascio delle abilitazioni per l’attività di assistente bagnanti.
“Questo decreto – afferma Perrotta – sarebbe potuto diventare un vero e proprio esempio dell’Italia nei confronti di tutti gli altri paesi europei.
Un serio tavolo basato su uno studio dettagliato fatto da professionisti veri e non dello sport, ma valutando tutti gli elementi di un’attività professionale, avrebbe potuto creare quella serie di leggi e regolamenti basati soprattutto su un risk-assessment, attraverso dei programmi sviluppati da professionisti.
Tutto per limitare il fattore rischio nell’ambiente acquatico e non solo.
“Il decreto – prosegue Perrotta – va contro ogni aspettativa che la Fisa attendeva nonostante i vari esposti alle autorità e ministeri competenti. Infatti venendo a sparire totalmente gli esami da parte delle Capitanerie di Porto, esiste il pericolo che la formazione non venga svolta secondo i parametri di un’alta professionalità.
Già prima di esso, la Fisa denunciava una falla nel sistema che permetteva ad alcuni di convertire il proprio brevetto da piscina interno a quello mare con una semplice prova di voga senza verificare da parte dell’autorità competente, le effettive capacità”.

Il decreto, sempre secondo Perrotta, avrebbe dovuto considerare fattori di gran lunga molto più importanti per la salvaguardia della vita umana, come i metri lineari delle spiagge dove un assistente bagnante è costretto a controllare da solo un perimetro di 150/200 metri lineari per 300 di specchio d’acqua. In una piscina di 25 x 25, invece, la sorveglianza è affidata a un solo assistente bagnante.

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