Una mollica di rinascita

Una mollica di rinascita
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Spunti, Appunti e Contrappunti del Prof. Maurizio Boldrini

2024-12-26 – Una mollica di rinascita.

Che storia è questa da Platone a Einstein, è il processo di un enorme fallimento capace di allungare la vita deformandola, capace di arrivare sulla Luna cioè a una poverella che si poteva trovare anche nella spiaggia di Porto Recanati. Poco sopra il poeta dal colle desiderando scrivere dell’ Infinito si intestardiva nella finzione del pensiero, trascurando completamente la siepe. Invece che abbandonarsi alla fantasia se egli, ipertrofico cerebrale, con pazienza avesse posato la vista sulla labirintica forma della siepe avrebbe, forse, trovato una via d’uscita o d’entrata per il superamento del concetto stesso di infinito, poiché pur nel difetto del suo testo e a sua insaputa aveva già superato musicalmente il concetto di separazione e coesione. Per analoga strada, esperimento non sperimentabile (che simpatico mattacchione) Einstein, il più fantasioso degli scienziati perviene ad affermare che l’ universo è a forma ellittica, e aggiunge: forse. Allora ciò autorizzò un altro poeta, il migliore tra i poeti che conobbi, a definire la forma dell’ universo come un parallelepipedo obliquo, che cambia! Se le teste procedono con geometrie che cercano la quadra il risultato è la quadra della testa del pensatore. Giocherelloni! Talvolta anche pericolosi perché altre teste, veramente quadre di sedicente scienza, possono affidarsi a talune teorie e farle esplodere in atomica pazzia. Comunque sia, dati i risultati dell’ approccio operativo all’ anelito della conoscenza, sarebbe bene per conclamata deficienza, cambiare rotta nei criteri di percezione e di applicazione alle cose del mondo e della circostanza. A meno che non si voglia ancora insistere nella direzione tra mondo piatto o mondo tondo. Per la miseria ma è tanto semplice! Formalmente il mondo è talmente tondo che nella pratica del suo utilizzo è come se fosse piatto. Ma non occorre andarci a scuola per questo, basta ancora andare a Porto Recanati, guardare il mare, quella che chiamiamo linea dell’ orizzonte e ci accorgiamo facilmente che ci appare per quello che è, una leggerissima curvatura. Come abbiano fatto tanti filosofi e scienziati per secoli, millenni, a non accorgersi del mare sotto casa è proprio un mistero, almeno per me. E però continuano ostinatamente a voler andare oltre, dopo la Luna Marte, dopo la scissione la fusione, per le scorie ci penseranno un’ altra volta (se ci sarà una prossima volta), e poi e poi, e nessuno che si interroghi sul fatto (detto alla romana, W lo spettatore romano!): ma che stamo a fa!? A Marzia’ … facce ride! “Se il dito indica il cielo, l’imbecille guarda il dito”, questo detto per me è stato inventato da un imbecille, poco importa se mascherato da scienziato o da poeta o da filosofo. Che cosa ci sia d’interesse nella luna o nel cielo che non si possa leggere in un indice non l’ho mai capito, solo chi è incapace di leggere un dito ha bisogno di appellarsi alla voce della luna, che muta, ovviamente, riflette la luce, compresa la luce dell’ imbecillità concettuale, talvolta venduta per scienza perché sempre sempre molto produttiva in armi e cure emergenziali della vita deformata. Cambiare rotta signori e signore! Alcuni semi ci sono, come le mollichine di Pollicino. © Maurizio Boldrini 
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2024-12-26 – E le chiamano “soluzioni innovative”. Povero povero poverissimo mondo. Teste quadre a occidente, teste quadre a oriente. In questa enorme macelleria chiamata mondo concetti quali – stranieri – e – confini – rendono confinati e disattesi anche i sensi umani fondamentali. Persone che si reputano migliori decidono se altre persone possono entrare in casa o per i campi a fare i servi o se rimandarle nei loro (quali?) confini come pacche di carne avariata. Buon compleanno Gesù!
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© Maurizio Boldrini 

La strada della caduta estetica.
Se il nome di Macerata deriva da macerazione della canapa o da macerie, poco importa, sia in un caso che nell’altro si avrebbe a fare con arte, arte conosciuta, o arte distrutta. Galleria delle fonti, che nome poetico! Mette insieme lo slancio maschile verso ogni forma di buco, con l’ estro femminile materno, ex perpetua vena. Calvino in una delle sue ultime lezioni ci segnalò l’importanza della leggerezza, architettonica conseguenza del saper ben organizzare e con ingegneria il peso. L’ aereo vola, ma per farlo volare si parte dal peso del motore e dal suo rombo assordante. Della lezione calviniana rimane poco a giudicare dall’attuale (dis)organizzazione dei pesi, pur stimati a incontrovertibile risultato del calcolo, che comunque fa acqua. Già, l’ acqua, quella che gli architetti, i mastri romani erano capaci di depurare e contemporaneamente trasportare con la poesia dei loro acquedotti. Dov’è finita quella lezione di aerea leggerezza fondata sul peso estetico della conoscenza a vista, prima del calcolo di supporto. La vista prima, poi il calcolo, così dovrebbe valere sia per un medico, che per un ingegnere, per un architetto, o per un barbiere. Invece è tutto invertito, prima i calcoli come da protocollo, poi si fa, poi la vista non conta più perché tanto i calcoli portano, però l’ acqua ristagna, nel buco cementificato o nel polmone fumato, ma che problema è! Tanto abbiamo in dotazione questa o quella pompa, pronta a pompare i residui che non abbiamo saputo architettare. E via così a deformare ciò che solo ieri testimoniava almeno un equilibrio estetico, così il progresso è costante deformante perdita del senso estetico. Si vive di più, qualcuno però rimane come al solito sotto i ferri, uno si salva, un’ altro muore, e se no a che servirebbe la statistica, il calcolo delle percentuali della deficienza. Come sono antiquato! Ho usato ancora le parole “sotto i ferri”, ora invece dei ferri ci sono le telecamere operatorie, le telecamere che inquadrano tutto, dal supermercato al nostro intestino, che poi non è che ci sia una gran differenza, giacché trattasi comunque di escrementale deflusso industriale. Via da questo canale, telebalziamo folleggiando sul cemento, cemento a pali, “O qual che se’ che ‘l di sù tien di sotto, Anima trista come pal commessa (Dante), la tristezza evocata dal palo è direttamente proporzionale al suo peso. Che importa! Tanto i pali andranno coperti con altro cemento, poi tutto ricoperto con stucchi e le luci illumineranno a giorno la notte del pensiero e la pompa pomperà acqua che sarà fatta defluire in canali costruiti con il cemento di altre teste e se l’acqua reclamerà comunque deflusso e ristagno e inonderà a vista la nostra idiozia, niente paura, daremo la colpa all’inclemenza della pioggia.
PS – Montegranaro ha la più brutta fontana del mondo, niente foto, cercatela. Macerata, invidiosa del record, mantiene e coltiva Via Trento come altro record di bruttezza difficilmente battibile.
Non l’ ho fatto apposta, però adesso che ci penso, il Minimo Teatro non poteva che trovare luogo Là, dove forgiare i canti che fanno delirare.
«Là, sovra i gioghi dell’Appennin selvaggio[1], fra l’erte rupi una caverna appar: vegliano le sirene quel faraggio, fremono i canti e fanno delirar.»
(Giulio Aristide Sartorio, Sibilla, poema drammatico)
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Fausto Coppi, Ferdi Kübler e Louison Bobet, rocce su rocce, quando la pedalata non era “assistita”

 

 

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