2025-01-09 – Spunti, Appunti e Contrappunti del Prof. Maurizio Boldrini
Sui massimi sistemi, cioè sul passo dell’orto
Una formica sa riconoscere il suo territorio e sa fare per il suo vivere, non sa del resto del mondo in cui non potrà mai mettere le sue zampette e non sa del teorema di Pitagora o della cosiddetta legge sulla relatività, non si interroga sull’universo, vive il suo universo. Le persone si pensano diverse dalle formiche perché parlano e pensano, e lo sono un po’ diverse. Però sono anche uguali, pur considerandosi diverse, nella impossibilità di pervenire ad una comprensione dell’universo. Anche se riuscissimo a comprendere l’anima dell’universo (l’anima, che anticaja!) convinti di un enorme progresso di comprensione, che cosa avremmo scoperto? Solo un bel nulla, poiché l’eventuale criterio del nostro universo, cioè del nostro passo dell’ orto, non è altro che uno degli universi che ci resteranno inaccessibili perché, penso, dominati da altre forme, altre percezioni per le quali non avremo mai attitudini e adeguati strumenti percettivi, così come a una formica è precluso, per sua costituzione, di pervenire a quasi niente del nostro niente, che solo noi percepiamo come molto. Rispetto agli universi siamo esattamente come una formica, anzi peggio, perché una formica non si illude di leggere il mondo e gli universi, noi invece credendoci superiori per il pensiero (e lo saremmo se lo utilizzassimo come mai ancora è stato usato) in definitiva siamo inferiori perché viviamo nell’ illusione. Crediamo, siamo ancora agli dei, che il pensiero possa aprirci al senso dell’universo e non siamo nemmeno capaci di riconoscere la nostra deficienza rispetto a questo orticello che ci è capitato e che chiamiamo mondo. Siamo più deficienti di una formica perché incapaci di vivere questo passo dell’orto, siamo talmente cretini da voler possedere altri confini che rimarranno inviolabili perché appunto sono altri, con altre leggi o senza leggi o senza il concetto di legge. Sarebbe più umano dare una bella sistemata a questo mondo, alle buche del medio oriente e a quelle sotto casa o dentro casa, incominciando intanto a leggere il mondo come non è stato mai fatto, proprio perché da sempre ci siamo trastullati con il nostro stupido pensiero a trasferisci da qui a là e all’aldilà (gran turismo individuale e di massa), a sfaccendare progressivamente, drammaticamente, atleticamente. Da quando c’è il genere umano non siamo stati capaci di leggere a un palmo del nostro naso però abbiamo l’illusione di saper decifrare l’universo ancora legati al concetto di finito e infinito, pensate in che limiti siamo ancora, legati alle dimensioni dettate da matematica e fisica, discipline dittatoriali perché molto produttive per spostarci da qui a lì, ma perfettamente inadeguate a leggere l’universo, convinti del contrario, perché eccitanti di sorprese, siamo, sono, così bambineschi in concetti, teorie e prassi di azione e reazione. Fino all’ altro ieri teorie sul mondo piatto, oggi, tutti contenti perché ci appare finalmente come una palla, convinti che sia una gran scoperta, come erano convinti l’altro ieri che fosse piatta. Qua e là una visione ellittica e tutto qui, spicciola geometria, eppure proprio la geometria che è combinazione, quindi superiore all’algebra che da i numeri, potrebbe aprirci al senno, interrogarci intanto sull’efficacia o meno del criterio di lettura. Pensate che stupidi animaletti siamo, così inclini e in balia delle eccitanti sorprese, delle scoperte. Intanto rinunciamo alla cura dell’ orto così limitato ma esuberante in cui siamo capitati per cabala o per altro, aspirando a un prossimo nuovo mondo, al mondo che verrà, sempre a un altro mondo. Nel mentre è proprio il nostro mondo che ci sfugge, in questo siamo proprio differenti da una formica perché molto, infinitamente più deficienti. L’uomo è ancora fermo all’ essere o al non essere di Amleto, la questione dell’essere (ancora!), ridicolo ometto incapace di far fronte ai guai. Oppure l’avere, l’essere impastato col tempo, e il tempo che diventa denaro, le tre dimensioni dell’ io, spacciare i sogni per sogni, ho un sogno, sono di sogno, che ti fa pensare questo sogno (incapaci di prendere atto che un sogno è solo una necessaria organica defecazione del pensiero) e altre simili stupidaggini che però, tutti contenti, li hanno portati su un satellite e magari fra poco sui ghiacci di un altro paesello di pianeta. Se il gentile lettore trovasse qualcosa di interessante in questo che ho scritto merito suo, se invece niente di nuovo sotto il sole è probabile che sia accecato dal sole della conoscenza, oppure poeticamente e irrimediabilmente perduto nel riflesso lunare: “Che fai tu luna, in ciel? Dimmi, che fai, silenziosa luna?“.
Per Mattarella, La Russa, Meloni, Schillaci:
una nazione che è incapace di obbligare le multinazionali del farmaco a far trovare regolarmente un farmaco salvavita come il creon per gli operati di tumore al pancreas… nonvaleuncazzo!
(Così se ci fossero farmacisti seri dovrebbero rifiutarsi di vendere altri farmaci di quelle multinazionali che non fanno trovare regolarmente i salvavita sui loro scaffali)
Firmato: Boldrini
Per quella Marca che fa marchette, non
paga di quel primo insulto eccone un altro seriale. Non aggiungo, anche se vorrei.
Basteranno le celeberrime parole di Giacomo a recensire per ieri, oggi e domani.
“Né mi diceva il cor che l’età verde
sarei dannato a consumare in questo
natio borgo selvaggio, intra una gente
zotica, vil, cui nomi strani, e spesso
argomento di riso e di trastullo
son dottrina e saper; che m’odia e fugge,
per invidia non giá, che non mi tiene
maggior di sé, ma perché tale estima
ch’io mi tenga in cor mio, sebben di fuori
a persona giammai non ne fo segno.”