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Sanremo: il trionfo della vergogna

di | in: Cronaca e Attualità, Oblò: Spunti, Appunti e Contrappunti

Ancora un sardo, ancora un “amico” della De Filippi, ancora una canzonetta. Ma che fine ha fatto il Festival della canzone italiana? Sembra sia stato rapito da un mostro chiamato “auditel”, che risucchia i talenti e sforna soltanto prodotti banali e trash. E il problema è che vince pure.


Tutti concordi sull’ottima conduzione di Antonella Clerici, che grazie alla sua “normalità” ci ha fatto riscoprire il piacere di guardare Sanremo in famiglia, senza eccessi e senza stravolgimenti.

Ma quei vestiti? Sembra che la conduttrice abbia volutamente fatto un omaggio (e un piacere) a Gai Mattiolo, stilista romano che per l’evento li ha realizzati su misura per lei. Ma più che far risaltare le sue morbide forme, quei vestiti l’hanno fatta sembrare un lampadario barocco, esibendo colori a dir poco appariscenti: rosso, oro, argento e bianco. L’ultima sera ha recuperato con un total black stile Rossella O’Hara. Ma forse il completo molto rock della quarta puntata è stato il migliore, perché oltre che magra la faceva anche giovanissima: leggins neri in vinile, corsetto con cristalli, guanti di pelle e borchie, scarpe tacco 12.

Passando alle canzoni, che dire? Un finale da vergogna, dove, come sempre, i migliori vengono eliminati. Malika meritava di vincere l’anno scorso tra i giovani, e meritava di vincere quest’anno tra i big. Sia per l’eleganza, che per la voce, che per il testo della canzone. E il premio della critica consegnatole ci auguriamo sia solo l’inizio per i riconoscimenti che merita.

Complimenti anche ai due prodotti di X Factor, Noemi e Marco Mengoni, dove solo quest’ultimo è riuscito ad accaparrarsi un deludente terzo posto. Peccato. Un altro pupillo della Maionchi, Tony Maiello, ha confermato i pronostici vincendo la categoria “Sanremo Nuova Generazione”, senza infamia e senza lode, lasciando alla rivale Nina Zilli il premio della Critica e tanto amaro in bocca. Nina, infatti, ha espresso tutto il suo disappunto sul percorso artistico del vincitore campano, non apprezzando che l’ultimo arrivato da un reality possa insidiarla nella conquista del premio finale, nonostante una carriera piena di riconoscimenti fatta in America e in Irlanda. Come darle torto dopo averla ascoltata?

Che dire poi sui veri (purtroppo) vincitori del Festival? Scanu, e il trio Pupo-Principe-Tenore. Il primo è il solito giovane sardo, idolo delle ragazzine e “Amico” della De Filippi, i secondi sembrano un trio comico-goliardico e invece fanno i cantanti, sollevano le polemiche e prendono i voti. Ma da chi? L’esiliato gioca a fare il ballerino e il cantautore, scordandosi la grammatica italiana nelle apparizioni televisive e facendo finta di dimenticare che l’ “Italia amore suo” tanto tempo fa lo aveva cacciato, e Pupo si indebita un giorno sì e l’altro pure, dichiarando che nel 1984 ha speso 25 milioni di lire per assicurarsi il 4° posto al Festival di Sanremo, manipolando i voti comprando le schedine del Totip.

E il colmo è che la stessa trasmissione ha dimostrato che è possibile acquistare un call center e schede telefoniche per puntare su un cantante o su talent show o su una Miss e gestire così tutte le classifiche!

Ma allora, quali sono i veri vincitori di tutti i programmi basati sul televoto finora andati in onda dalla nascita della televisione?!

In questa polemica interviene anche il Codacons che ha ricevuto oltre 2.000 mail di protesta da parte di utenti e telespettatori increduli per i risultati del televoto. Carlo Rienzi, presidente dell’associazione dei consumatori, ha dichiarato: «E’ evidente come il meccanismo del televoto non convinca più i cittadini, e a testimoniarlo è la sommossa dei telespettatori, i quali in massa si stanno rivolgendo alla nostra associazione». Ma oltre ai telespettatori, i primi a protestare sono stati i maestri d’orchestra che, quando è arrivato il verdetto annunciando il secondo posto del trio, hanno strappato, appallottolato e gettato i propri spartiti sul palco, lasciando poi i propri posti, appoggiati dai fischi del pubblico.

Un festival della vergogna, insomma, dove il talento (delle donne) è stato coperto dal fango delle polemiche e dove una canzone oggettivamente brutta e “ruffiana” ha scalato le classifiche in modo sospetto. Un grandissimo applauso, quindi, a tutto ciò che c’era di femminile all’Ariston in questa sessantesima edizione del Festival: la presentatrice, le cantanti, e l’orchestra. Sono loro le vere vincitrici.




24 Febbraio 2010 alle 19:06 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |
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