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Luca Gemma “Folkadelic”

di | in: Primo Piano, Recensioni


Etichetta: Ponderosa / Universal
Brani: L’educazione sentimentale / Nudi / Killer / Superstelle / Animantiproiettile / La canzone della gioia / Che / Ogni cosa d’amore / Un miliardo / Un bambino / Sei felice?
Produttore: Ray Tarantino


Ogni volta che esce con un nuovo disco Luca Gemma ti ricorda che le canzonette hanno un cuore nascosto. Nella riconoscibilità dello stile, combinando ricercatezza nelle armonie e negli arrangiamenti con un’innata propensione alla leggerezza, “Folkadelic” – terzo album solista dopo “Saluti da Venus” (2004) e “Tecniche di illuminazione” (2007) – apre una nuova finestra su un mondo solo apparentemente impalpabile. Le canzoni di Luca sono schegge che sembrano non materializzarsi nell’aria, tendono a sfuggire, le ascolti come canzonette, perché delle migliori canzonette hanno la veste e l’illusione. Tranne poi ritrovarti a riflettere su uno o due versi che sedimentano a chiodare quei perché che ti portavi dietro da un po’. Queste canzoni leggere leggere portano dentro domande a cui non puoi rispondere, ma quantomeno ci puoi cantare sopra. Non è un lungo interrogativo senza risposta il pezzo d’apertura, L’educazione sentimentale? Non sono punti di domanda aperti verso l’alto le invocazioni astrali di Superstelle? Non è un caso che il disco termini con Sei felice?, in cui l’(auto)ironia chiude il cerchio con un guizzo da applausi («certo anche tu che domande mi fai?»). L’ironia è un’arma che da queste parti non ha mai latitato. Luca Gemma è quello che in un brano del suo primo album era stato capace di cantare «la vita è quello che ti accade/mentre progettavi il tuo futuro/questa frase è così bella giuro/ed infatti non è mia è di John Lennon».
In “Folkadelic” il cantautore romano (ma milanese d’adozione) mostra però sfaccettature diverse. A metà disco allinea due pezzi disarmanti, La canzone della gioia e Che, capaci di illuminare e sciogliere, abbracciare e perdonare qualsiasi cosa.
Subito dopo arriva Ogni cosa d’amore, quasi sei minuti di psichedelia dei sentimenti che servono a Luca per parlare del potere salvifico dell’amore a prescindere dal suo colore, prima, e per abbandonarsi ad una lunga coda strumentale, poi. Un miliardo, invece, è una sorta di oggetto misterioso: su un tappeto di chitarre sature un cantante racconta la storia della sua rapina in banca, bottino «un miliardo di euro in contante/…/ma l’arte dà i suoi frutti ed è giusto così».
Il momento più riuscito della raccolta si incontra però alla traccia numero tre: Killer, a dispetto del titolo, un delizioso quadretto di tensione amorosa («una festa sul tetto di una casa/la luna che illumina ogni cosa/l’indirizzo lo scoprirò a sorpresa/da te da te») dal sapore vagamente soul con spruzzate di jazz. Stile che non fa una piega. Perché tutte le canzonette hanno un cuore, alcune un cuore elegante.




9 Marzo 2010 alle 18:12 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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