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“Cosa voglio di più” di Silvio Soldini

di | in: Recensioni

E’ uscito nelle sale il 30 aprile e già è in testa ai gradimenti. Femminili, ovviamente. E’ l’ultimo film di Silvio Soldini, “Cosa voglio di più”, un capolavoro di emozioni e di tristi, vere realtà. Fatte di piccole cose, di indecisioni, di attese. E di amori, amori folli, strazianti, traditi.


Anna, una bravissima Alba Rohrwacher, potrebbe essere una di noi: una ragazza comune, che lavora in un appartamento attrezzato a mo’ di ufficio con altre cinque colleghe – coinquiline, e che ha una storia d’amore, con un ragazzo, Alessio (Giuseppe Battiston), che non le fa mancare nulla. Fin qui tutto normale. Ma è proprio sotto questa presunta normalità che possono avvenire i più grandi sconvolgimenti.

Un giorno, per caso, Anna si ritrova a “flirtare” con un cameriere calabrese, Domenico (Pierfrancesco Favino), che è scappato dal profondo sud per rifarsi una vita. Sposato con Miriam (Teresa Saponangelo), padre di due bambini, lavoratore stacanovista che stenta ad arrivare a fine mese, si lascia trascinare da un sentimento primordiale, in cui il sesso diventa amore, e gli appuntamenti clandestini in un motel dell’hinterland milanese diventano la voglia di fare una vacanza insieme. Per scappare, per illudersi che non sia troppo tardi, per credere in un amore impossibile fatto di attimi rubati alla vita reale.

Silvio Soldini, con il suo cinema accademico, prende in mano una lente d’ingrandimento e legge la vita, le sue tensioni, le sue emozioni, i suoi cambiamenti. E questa volta lo fa con una cruda analisi di due persone come tante, Anna e Domenico, con una storia di provincia, e con il loro sentimenti “semplici”. Il suo sguardo è implacabile, come le scene d’amore. Anche se un film d’amore non è. E’ una storia triste, di un amore potenziale ma completamente irreale, di due trentenni comuni, con un lavoro non qualificato, che vivono in piccoli appartamenti di una grande città, con uno stipendio medio, e troppi debiti.

Hanno già una storia nella loro vita, abitudinaria, a tratti noiosa e scontata. Hanno già una vita, fatta di scadenze, di ricorrenze, di gesti rituali. Ma non gli basta. I due protagonisti osano, cominciano a mentire, sconvolgono le regole: il mercoledì in piscina diventa l’appuntamento al motel, il weekend in montagna con gli amici diventa una fuga d’amore, la pausa caffè diventa fare l’amore nell’androne delle scale. Mentre i bambini piangono e chiedono del padre, il take away cinese si raffredda e il compagno perfetto aspetta a casa dopo aver passato una giornata a montare i mobili del bagno…aspettando un vostro sorriso.

“Cosa voglio di più” è tutto questo e altro, ma è soprattutto un’inconsueta love story, dove il tradimento (e l’amore) è trattato come un lusso, e non come evasione. Un lusso che due precari non possono permettersi, perché amare vuol dire anche sperimentare, prendersi cura dell’altro, disporre di tempo. Cose di cui i due protagonisti non dispongono, e combattono tra l’illusione di poter rimediare e le ristrettezze esistenziali che la vita gli impone. Una vita, la loro, che non gli permette di averne un’altra.




10 Maggio 2010 alle 21:55 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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