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“Florence Fight Club”: un documentario racconta gli uomini veri del calcio storico

di | in: Interviste

Calcio Storico – Florence Fight Club

“Florence Fight Club” è un documentario sul calcio storico fiorentino, scritto da Rovero Impiglia e codiretto dallo stesso Impiglia con Luigi Maria Perotti, presentato di recente al Krakow Film Festival.

Pur essendo entrambi sambenedettesi, i registi sono rimasti folgorati dall’antica arte del calcio fiorentino e hanno con grande passione realizzato un documentario per stomaci forti. Perché il calcio storico è per stomaci forti, qualcosa che va ben oltre i meri aspetti folkloristici, provare per credere: proprio in questi giorni si gioca in Piazza Santa Croce, il 12 giugno le due semifinali e il 24 giugno la finale.
Incuriositi dal trailer (guardalo qui) abbiamo rivolto alcune domande a Rovero Impiglia, nella speranza che “Florence Fight Club” possa avere presto una distribuzione italiana.


Com’è nata l’idea di girare un documentario sul calcio storico fiorentino?

L’idea è nata quasi 3 anni fa ormai… Era da qualche anno che mi interessavo al calcio storico fiorentino, ai calcianti e alla vicende legate a questo contesto. Mi stupiva come una rievocazione storica così affascinante e spettacolare fosse in realtà conosciuta pochissimo sia in Italia che all’estero.
Puoi raccontare brevemente le origini di questo gioco a beneficio di chi non le conosce?
Il calcio storico fiorentino nasce sulle rive dell’Arno innanzitutto come gioco militare e le sue origini sono antichissime. Inizialmente praticato dai legionari romani, poi divenne lo sport dei nobili ed anche di qualche futuro papa. Ufficialmente il torneo si svolge una volta l’anno a Firenze dal 1530, anno in cui la città era sotto assedio dalle truppe di Carlo V. Tranne qualche interruzione il torneo si è svolto regolarmente appunto per celebrare lo spirito coraggioso dei fiorentini. I quattro quartieri principali della città (Santa Croce, Santa Maria Novella, San Giovanni e Santo Spirito) si scontrano una volta l’anno in un torneo senza esclusione di colpi. Sono solo tre partite ad eliminazione diretta (due semifinali e la finale) giocate nello splendido scenario di Piazza Santa Croce nel mese di giugno, appositamente coperta di rena e circondata da un’arena.
Come sono le partite?
In ogni partita si fronteggiano 54 uomini (27 calcianti per ciascuna squadra) che danno vita ad uno scontro maschio e spettacolare. Un solo tempo che dura 50 min. Pochissime le regole. Il gioco è uno strano mix tra rugby, calcio, boxe, lotta greco romana. I calcianti si allenano per quasi un anno, facendo sacrifici enormi e rischiando tantissimo. Tutto questo solo per l’Onore e con la speranza di vincere un premio simbolico: poter accarezzare una vitella bianca di pura razza chianina. I calcianti sono davvero dei gladiatori del nuovo millennio e verso di loro nutro il massimo rispetto ed una profonda stima. Realizzare questo docu-film è stato davvero un lavoro lungo ed ambizioso ma è stato davvero un’esperienza incredibile.
Com’è strutturato il documentario?
Allora, l’idea non era quella di realizzare un documentario “classico”. Qualcosa che raccontasse per filo e per segno ogni aspetto del gioco e della sua storia. L’intento è sempre stato quello di raccontare il contesto del calcio storico fiorentino attraverso le vite reali di alcuni personaggi dal profilo diverso ma accomunati da questa grande passione. Un vero e proprio film-documentario appunto, un racconto corale, dove le vicende agonistiche e private dei personaggi si intrecciano e si sviluppano autonomamente fino ad arrivare all’inevitabile scontro nell’arena. Sono quattro personaggi chiave quindi, ognuno di loro con i propri sogni, i propri obiettivi e conflitti da risolvere, che sono stati seguiti dalle camere per più di un mese in tutto. Dall’inizio degli allenamenti, fino ai giorni del torneo.
Cosa ti ha colpito maggiormente intervistando i calcianti?
Guarda, io credo di essere profondamente di parte. Ho conosciuto degli Uomini con la “U” maiuscola. Raramente capita oggigiorno. In quell’arena c’è davvero di tutto. Gente con precedenti penali, ingegneri, artisti, sportivi, ragazzi giovani che vogliono sconfiggere le proprie paure. Alcuni non sono dei santi ovvio, ma io non riesco ad essere critico nei confronti di chi dimostra una passione così grande. In quell’arena non servono titoli di studio, non importa la posizione sociale, conta solo il coraggio e il rispetto. Come giustamente mi ha detto un veterano: “nell’arena scopri quanto uomo sei e quanto lo sono gli altri”. I calcianti hanno le loro regole non scritte e chi si macchia di gravi infamie in campo ne paga le conseguenze.  

Nel trailer c’è un calciante che dice “se devo morire preferisco morire in Piazza Santa Croce”.
Ecco. Proprio quel Calciante è un esempio perfetto per far capire a tutti lo spirito del fiorentino. Lui stesso definisce i fiorentini “medioevali” in alcuni atteggiamenti. Parlando di Gabrio (questo è il nome del personaggio in questione), beh lui è forse quello che nel film intraprende il percorso più profondo. Sportivo, padre di famiglia, grafico ed artista sensibile, da sempre contrario alla violenza. Il suo obiettivo era quello di confrontarsi con la sua parte più oscura senza cedere ad essa. Guardare in faccia le sue paure più profonde ed esorcizzarle. Un novello Dante: artista ma anche soldato. E’ stato interessante osservare la sua evoluzione.
rovero impigliaQuali sono state le scelte di regia nel riprendere e montare le partite?

Riprendere bene una partita di calcio storico è davvero un’impresa. Accadono talmente tante cose in quel campo che davvero sembra impossibile coprire ogni sua zona. Non basta seguire la palla. Oltre all’azione di gioco, nell’arena ci sono tantissime altre situazioni. Poi non dovevamo perdere di vista i nostri personaggi ed ovviamente i familiari sugli spalti. Avevamo 6 camere in tutto. Al di là delle scelte di regia che per forza di cose (e come sempre quando si intraprende l’avventura di un documentario) si sono dovute scontrare con la realtà, l’intento era quello di raccontare le partite attraverso gli stati d’animo dei nostri personaggi chiave. L’azione non è più fine a se stessa. Quando si vede un’azione in campo, un pugno, un calcio o qualsiasi altro gesto, ogni cosa si carica di significato perché ne conosciamo la storia. Quella che apparentemente potrebbe sembrare violenza fine a se stessa, diventa racconto ed assume un significato profondo. L’idea riguardo alle partite era comunque quella di mostrare un contesto fuori dal tempo e credo proprio che l’obiettivo sia stato raggiunto.
Da chi è stato prodotto il film?
Il film è stato prodotto dalla casa di produzione Stamen Film in parte con il contributo di finanziamento europeo MEDIA per il settore audio visivo.
Il film ha partecipato ad alcuni festival europei? Che riscontri ha avuto?
Per ora il film è stato tra le opere selezionate quest’anno al David di Donatello ed ha recentemente partecipato in concorso al Krakow Film Festival. Ha riscosso molto interesse e critiche positive, ma purtroppo nessun premio. La concorrenza nel settore dei film-documentari è molto alta.
Lo vedremo in Italia?
Bella domanda! Lo spero tanto. C’è molto interesse ma poco spazio nella televisione italiana per opere di questo genere. Chi si sta occupando della distribuzione sta valutando diverse ipotesi ma in questo momento non so dire niente di preciso. Per ora il documentario sarà trasmesso in Germania dal canale televisivo WDR.

 

Florence Fight Club su You Tube

Documentary film by Luigi Maria Perotti & Rovero Impigla

httpv://www.youtube.com/watch?v=XctCNiDICXo




11 Giugno 2010 alle 19:37 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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