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Ronnie Lee Gardner ha fatto rispettare il suo ultimo diritto: quello alla fucilazione

di | in: Primo Piano

di Barbara Poli

Una morte che sa di inciviltà, brutalità, atrocità. Soprattutto se a sceglierla è colui che muore. Ma essere fucilati è anche un diritto, l’ultimo, per i condannati a morte degli USA. E va rispettato.

 

Sedia nera, essenziale. 7 cinture che lo immobilizzano. Sacchetti di sabbia e muro di calce. Cinque sicari volontari, 4 fucili pronti per sparare, 1 a salve. Perché così ogni coscienza degli assassini (perché anche loro ora possono essere chiamati così) potrà avere la speranza di essere pulita.

Purtroppo non è la scena di un film western, non siamo a Hollywood, non c’è finzione. Questa è vita vera, il protagonista è un reale pluriomicida e queste sono le sue ultime parole: «Sono stato dall’altra parte della canna, so cosa succede. Quando hai sparato non te ne liberi più».

Stiamo parlando dell’esecuzione singolare di Ronnie Lee Gardner, in carcere nello Utah dal 1985 per aver ucciso due persone, tra cui un giudice che lo stava processando, che per la pena di morte ha chiesto espressamente di essere fucilato. Questo tipo di esecuzione era stata abolita nel 2004, ma prima di questa data i condannati a morte potevano scegliere come morire. E il signor Gardner ha scelto il plotone d’esecuzione.

Nessuna emozione lo ha tradito fino in ultimo. Nessuno a vederlo, così aveva chiesto. E nessuna clemenza è stata concessa dalla Corte Suprema, il cui ultimo “no”, riguardante la possibilità di trasformare la pena in ergastolo, era arrivato dal Governatore dello Utah Gary Herbert. Nessun ricorso in appello dai vari legali aveva avuto esito positivo, perché «l’imputato ha avuto piena e giusta opportunità» di esporre il suo caso. 

Sono 34 anni che gli Stati Uniti hanno reintrodotto la pena di morte, ma è solo lo Utah che la rende così altamente scenica e scarsamente igienica. Quattro proiettili al cuore per spazzare via una vita, un’esistenza infetta che l’America perbenista non può permettersi. E’ la terza volta in tutti questi anni che un ospite del braccio della morte sceglie la fucilazione, ma sono solo gocce nell’oceano, un oceano fatto di sangue e consensi che vanno in picchiata. La criminalità è scesa, è vero, ma per ogni vita rea soppressa c’è un assassino in più in circolazione, che si illude che il suo fucile era quello caricato a salve.




18 Giugno 2010 alle 18:21 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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