Sagre e dintorni
di Redazione | in: Cronaca e Attualità, Oblò: Spunti, Appunti e ContrappuntiGentile Direttore,
finalmente stampa e pubblici amministratori danno spazio ed attenzione alla dilagante moltiplicazione delle sagre, che fuori da ogni programmazione e regolamentazione stanno coprendo l’intero territorio – città e paesi, quartieri e frazioni- e vengono proposte contemporaneamente ovunque e sempre, per ogni giorno del periodo estivo.
Sono un’imprenditrice turistica e della ristorazione e credo profondamente nel valore aggiunto della qualità del territorio, della sua cultura, dei suoi prodotti tipici, della sua cucina storica, unica ed irrepetibile, che si può vivere e trovare solo qui. Di questi valori locali la sagra è un aspetto significativo se mantiene la sua autentica natura: momento di socialità popolare, legato ad un luogo specifico, alle sue tradizioni; appuntamento unico ed eccezionale, che accade in un giorno unico e speciale, quale può essere la festa del patrono o qualche altra straordinaria ricorrenza.
Invece le sagre perenni, senza alcuna tradizione alle spalle, messe su da comitati, associazioni e gruppi spesso nati ad hoc, stanno trasformando il Piceno in una mensa a cielo aperto perlopiù di bassa qualità, dove si propongono piatti che non hanno alcun legame con il territorio, dove si celebrano birra e nutella, cozze in montagna e castrato in marina, contro la più elementare strategia di marketing, che oggi tutti sanno richiedere qualità e riconoscibilità territoriale.
Questo modo per me inaccettabile di intendere l’enogastronomia danneggia il territorio perché gli toglie attrattività annegandolo nell’indistinto e pacchiano mare dei prodotti industriali o di quelli che comunque nulla hanno a che fare con i nostri luoghi. Ed inoltre danneggia gravemente il lavoro che da anni tanti operatori della ristorazione come me stanno facendo: ricerche storiche per riportare alla luce ricette tipiche, circuiti enogastronomici tematici, collegamento fra enogastronomia, agricoltura tipica, storia, arte, bellezza delle nostre colline e dei nostri centri storici, in un intreccio inseparabile, basato sulla centralità del territorio e su una proposta complessiva di qualità.
Mi fa piacere, dunque, leggere le parole del sindaco di San Benedetto del Tronto che pubblicamente ha sottolineato la necessità di regolamentare le sagre nella sua città. Ma non basta. Per le ragioni che ho cercato di esporre, prima fra tutte l’unità del territorio, tale regolamentazione non può riguardare solo la costa ma deve coinvolgere con uno sguardo d’insieme tutto l’entroterra. Occorrono programmazione e regolamentazione coordinate e comuni. E’ per ottenerle che invio questa pubblica lettera, nella speranza che la mia voce di operatrice del settore giunga a tutti gli amministratori, non solo dei Comuni, ma anche della Provincia e della Regione, perché affrontino seriamente tale questione e mettano in campo un rapido intervento di rigorosa, trasparente e condivisa regolamentazione.
Ermetina Mira
Hotel San Giacomo, Monteprandone