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Un’altra FAUSTa serata

di | in: Primo Piano

[ Autoctophonia Festival 6 – “FAUST di Goethe”, con Vincenzo Di Bonaventura atto(re) unico ]


Teatrlaboratorium 27 Aikot 29 Agosto ’10  h 21.30   S. Benedetto Tr. Auditorium  v. Fileni 44  (Paese Alto)   www.aikot27.it

Il basket (forse) è l’unico sport dove lo spettacolo comincia già mezz’ora prima della partita, quando i giocatori si scaldano in campo senza arbitri.

 Tiri da lontano e da sotto, entrate in terzo tempo, sospensioni, scatti, slalom, personali, schiacciate…, le lucide divise appena stirate, e loro pettinati, profumati, freschi, per niente sudati…Un canestro per squadra. Il pubblico, che ci capisce, non se la perde mai questa mezz’ora,  vi fiuta la partita, questione di sguardi, di smorfie, di impercettibili gesti, di sorrisi… Preludio d’orchestra.

A Teatrlaboratorium 27 Aikot, è lo stesso. Anzi, di più. Vincenzo Di Bonaventura, che non per niente nella vita è stato anche buon cestista nella gloriosa Roseto-basket, prima del suo spettacolo di teatro, quella mezz’oretta mentre prova luci, bongos, microfoni, registratori, mentre sposta quinte, altoparlanti, proiettori, conversa con noi pubblico man mano che prendiamo posto sulle massicce panche (che somigliano alle gradinate dei palasport), …ed è già teatro. Ci prepara, ci svela lo schema. In pratica ci allena: alla visione, all’ascolto.

Poi “TUM” (colpo di bongos), si comincia. Ieri era il Faust. E, al termine, dopo il finale inequivocabile “TUM”, dopo l’applauso (cui vorremmo applicare una montagna di Watt), ecco fuori programma un’altra buona mezz’ora, più bella del “preludio”, e quasi più preziosa dello stesso spettacolo: Vincenzo – incredibilmente fresco come una rosa nonostante gli almeno due chili persi – riprende alcune parti, quasi le spiega, le reinterpreta, oppure divaga, in maniera circolare, e aggiunge e toglie, gustosamente. Ci viene in aiuto, certi autori non puoi ingoiarli d’un botto, perdi sempre qualcosa. Vincenzo lo sa, ci ha radiografati, e adesso compensa. Oppure parla di Venezia, racconta di Gaber e di Carmelo Bene, di Dario Fo, dei suoi maestri. O di suo padre, del bar del paese, della fatica di costruirsi (a mano!) i suoi spazi, delle incursioni nelle piazze, nelle scuole, armato solo del suo teatro. Succede anche che ti racconti di basket, di Meneghin e Marzorati, dei neri fantastici che non ti facevano veder palla, e mima tiri, sospensioni, falli di gioco, e tu quasi senti slasch (la palla che entra radendo la retina), doong (quando sbatte sul cerchio)… Proprio un dopoteatro.

Chi si schioda. Nessuno vuole alzarsi per andar via, anche se è tardi, e bisogna riaccendere il cellulare, correre a recuperare i figli, rimettersi in macchina e fare venti chilometri… E’ anche questo il teatro di Di Bonaventura: il prima e il dopo, non solo il durante. Dove e quando mai succede…

Sì, mi sono perso, sono andato fuori tema, e non c’ho più spazio. Dovevo parlare dello stupefacente FAUST di ieri sera, della forza di Vincenzo nel tenere a bada lui, MEFISTOFELE, con sopra e sotto il potente Wagner di 3 registratori sprigionato da 7-8 nere torri… 95 minuti senza fiato, giuro.

Questa “stagione” di teatro è conclusa: 2 mesi pieni – luglio e agosto – 24 serate più le trasferte (come nel basket), una decina di autori, da Dante a Goethe, da Cervantes a Ginsberg, da Sofocle a Suskind, da Campana a Hikmet, da Majakovskij a Fo. Quanti spettatori? Quelli che se lo sono meritato. Ma ieri sera c’era il tutto esaurito: trenta eravamo!

Comincerà la stagione autunno-inverno. Sarà teatro sempre speciale e sempre in 3 tempi: Prima (il preludio) – Durante (lo spettacolo) – Dopo (lo spettacolo del commiato). Quasi sempre con un unico attore (V. Di Bonaventura), in un unico atto. Se capita, anche per un solo spettatore.

PGC




1 Settembre 2010 alle 0:50 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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