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Mambassa “Lonelyplanet”

di | in: Primo Piano, Recensioni

Etichetta: EMI
Brani: La costruzione della notte / Nostalgia del futuro / Immolando / Casting / La pioggia di settembre / Dispari / Ora che non ci sei più tu / Mia / Oggi / Mi fido di te / Alta marea

Produttori: Andrea Bergesio e Mambassa


Il ritorno dei Mambassa, dopo ben sei anni di assenza, non poteva che essere nel segno dell’emozione più autentica. Per una band che sulle materia emozionale ha costruito il proprio percorso artistico sin dagli esordi “Lonelyplanet” è un’ulteriore tappa alla scoperta dell’amore e di tutto ciò che gli gravita attorno.
L’album, cosa che non sempre capita dopo assenze così lunghe, riesce perfettamente nei suoi intenti e alcuni brani regalano brividi sin da subito: i deboli di cuore dovrebbero, per esempio, maneggiare con cura La pioggia di settembre, una di quelle ballate capace di racchiudere la fine di un amore in un cappio di insostenibile malinconia. “Lonelyplanet” si accomoda tra le pieghe dell’anima con aria placida, è un disco che scorre regolare, forse mancando in questo senso del gusto della trovata che invece caratterizzava il precedente album (ricordate il sorprendente falsetto di Una storia chiusa?), ma portando con sé un’innegabile unitarietà di fondo.
Si inizia col passo felpato, La costruzione della notte socchiude la porta sul mondo di sentimenti che Stefano Sardo svelerà nel corso del disco, Nostalgia del futuro è un perfetto mix di intelligenza e gusto per la melodia. Poi c’è spazio per l’adorazione e l’abbandono (Mi fido di te) ma anche per disillusione e stanchezza più («mi ascolto giurare che è tutto a posto/che nella mia vita è questo/che ho sempre desiderato/ma non sono preparato/mi sento mancare il fiato/io non ci credo più ormai» in Casting) o meno («Lo so che avrei cose da dire/sul mio Paese che non va/ma sono stanco» in Immolando) mascherate che ci ricordano che non tutto va come dovrebbe, nonostante i ripari che l’amore continua ad offrire. Spicca, tra tutti i pezzi, un riuscitissimo autoritratto come Dispari, che racconta la storia di Stefano dall’infanzia all’età adulta, passando per l’adolescenza impacciata degli anni Ottanta e la fragilità salvata dalla musica dei Novanta: un pezzo davvero notevole, con un incedere frizzante e parole che aprono il proprio cuore senza remore («non credo in dio non fa per me/neanche so come si fa/se diventerò un profeta/giura che me lo impedirai/e io ti amo e tu lo sai/amo il tempo accanto a te/se finisse ti ringrazio/perché sei tu il meglio di me»).
Dunque “Lonelyplanet” è l’album che ci riconsegna una delle realtà pop-rock più autentiche del panorama italiano, un autore in vena e un pugno di canzoni che faranno sicuramente da dolce accompagnamento alle prossime giornate autunnali.




5 Ottobre 2010 alle 23:08 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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