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Il “Bosco” di Cristiano Berti in mostra a Macerata

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Cristiano Berti - Bosco

Cristiano Berti – Bosco

di Emanuela Sabbatini
 

Duchamp ce lo aveva dimostrato: il contesto sancisce lo statuto di opera d’arte. Con l’atto del ready made un oggetto d’uso quotidiano estrapolato dal luogo solito e collocato nella sala di un museo perde il suo significato originario e ne acquisisce uno nuovo, inedito, sfaccettato.

Da quella lezione, di tempo ne è passato ma sicuramente il messaggio che ha rivoluzionato il modo di fare arte si è conservato aprendo al fare concettuale.

E allora se una serie di alberi di natale artificiali, spogliati delle tradizionali luci e palline viene posta in uno spazio espositivo fino a riempirlo totalmente, non deve stupirci che il concetto sotteso dal tradizionale abete natalizio muti radicalmente.

È questo quello che troviamo in Evergrowing Evergreen, personale presentata dalla galleria Fuorizona artecontemporanea di  Macerata che espone Bosco, lavoro di Cristiano Berti.

Volto decisamente non nuovo per il pubblico di Fuorizona che a ben vedere aveva già dato spazio e fiducia all’artista che lavora tra Jesi e Torino, in ben due occasioni. Nel 2005 con Corpi di reato dove aveva esposto arnesi da scasso e oggetti vari sequestrati e rivenduti ad un’asta giudiziaria e a due anni di distanza  Niente è troppo strano per essere vero ben 24 calchi di gambe amputate, un tempo usate per la preparazione delle protesi.

Questa volta Berti si presenta con un work in progress, un’installazione non conclusa ma destinata a mutare. Il numero degli alberi infatti crescerà nel corso dei giorni al pari di un bosco vero, sino a riempire totalmente lo spazio espositivo.

Il lavoro, presentato per la prima volta in una personale a Lubiana, si componeva di 98 alberi raccolti fino a quel momento.

L’oggetto trova espressione nella contrapposizione ad una natura sempre più depredata dal passo violento dell’artificio. L’uomo conquista terreno, sradica, si appropria di luoghi e  trasforma gli ambienti. L’artificialità cresce secondo e contro natura.

Allora la riflessione dell’artista si dipana da questa emergenza ambientale per poi divenire quasi elaborazione di un lutto, celebrazione di un oggetto feticcio quando si viene a conoscenza del fatto che tutti gli alberi utilizzati hanno alle spalle una storia familiare. Nessuno è stato acquistato per l’installazione, tutti sono stati “riciclati” essendo oggetti già usati.

Un abete in plastica tirato fuori dallo scatolone ogni dicembre, rispolverato, addobbato nel salone di casa, circondato da pacchetti di carta lucida colorata, immerso nel calore, nel vociare, nei profumi del pranzo di natale. Poi rimesso a posto e infine, ormai vecchio, inutile, incapace di rispondere alla gioia colorata del periodo natalizio, cestinato, condannato alla morte.

Berti romanticamente supera il lutto dell’oggetto e gli conferisce nuova speranza, nuova funzione, nuova vita. Ciò che era condannato a morire non solo rinasce ma cresce. Dà un’anima ad una cosa che in tal modo diventa metafora ambivalente: la catastrofica realtà ambientale in cui l’artificio, il falso fagocita la natura e il mito di un golem moderno in cui ancora si cerca una umana sembianza in ciò che nasce di plastica.

Questa dicotomia tra sano e insano, vero e falso, reale e rappresentato è spesso oggetto d’indagine dell’artista che già in un lavoro del 2002, Sweet Home, aveva associato in immagini asincrone i caldi salotti italiani ad un grafico che mostrava la situazione chimica e radioattiva delle stesse stanze mostrate.

Ciò che ci è familiare dunque acquisisce un volto nuovo, a volte maligno, a volte romanticamente benevolo, a volte ironicamente di denuncia.

Una volta saturata la galleria, una volta che l’albero, oggetto primo che insieme agli altri origina un polmone naturale, paradossalmente estromette la sensazione di aria fagocitando lo spazio, il punctum dell’opera dell’artista sarà raggiunto: il bosco sarà creato, un fusto di plastica con un’anima di ricordi, un organismo che si sviluppa e, pur senza radici, si radica all’ambiente.


Fino all’8 gennaio 2011, Galleria Fuorizona arte contemporanea, v. P.Matteo Ricci 74/76 Macerata

Per info: 0733 230818, www.fuorizona.org




20 Novembre 2010 alle 0:58 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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