Roberto Pazzi: “Mi spiacerà morire per non vederti più”
di Redazione | in: Cultura e SpettacoliRoberto Pazzi, poeta, narratore e giornalista – già penna per dodici anni del Corriere della Sera, poi di QN e de The New York Times – tradotto in ventisei lingue, ha alternato l’attività di docente nella scuola e nell’università a Ferrara, dove vive, a quella di conferenziere nei paesi del mondo in cui è diffusa la sua opera.
La pluripremiata produzione – due volte Premio Selezione Campiello, due volte finalista Strega e Viareggio, super premi Grinzane Cavour e Flaiano e i premi Montale, Scanno, Comisso, Procida Elsa Morante, Bergamo Stresa, Rhegium Julii, Basilicata – comprende sette raccolte di versi e sedici romanzi. Per Corbo editore ha pubblicato Le forbici di Solingen (2007), Le città del Dottor Malaguti (2008), La Città Volante (2009)
IL LIBRO
La vicenda si apre nel 590, con la visione dei barbari in catene nel Foro romano, i bellissimi Angli il cui riscatto è conteso tra due cugini.
E si dipana, a Roma, in piena eta’ longobarda, nel passaggio fra la nuova morale e l’antica, vissuto tra quei due cugini che più diversi non potrebbero essere: Gregorio Magno papa, che inviera’ in Britannia una missione a convertire gli Angli, e il colto senatore romano Eusebio Simmaco, della stirpe che ha difeso la cultura del paganesimo travolta dal cristianesimo. Questi vive con naturalezza ancora pagana, immune da sensi di colpa, la sua sessualita’, e s’invaghisce del palafreniere Celeste, amante della figlia Ottavia. I due giovani, per sottrarsi alle sue brame, si rifugiano presso Gregorio. Fuggono quindi da Roma inseguiti da Eusebio. Dopo varie peripezie, il matrimonio di Ottavia e Celeste e la nascita dei figli sembrerebbero placare Eusebio, ma…
Tutto questo, e molto altro ancora viene raccontato ad un ospite, in vacanza, dello stesso albergo, da un personaggio odierno, l’ingegnere milanese Gregorio Eusebi, oppresso dal mestiere di famiglia. Narrato di nascosto dalla moglie, il romanzo è il suo modo di reinventarsi, profittando di uno sconosciuto per fargli credere di averlo scritto davvero. Gregorio mette così in scena una verità che ignorava di sè e si fa strada mentre l’ospite in vacanza lo ascolta incantato…