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La danza dei gabbiani

di | in: Cultura e Spettacoli, Primo Piano

Paolo Di Sabatino

[ PAOLO DI SABATINO TRIO   28. 5. ’11 h 21.30   Interno 88 Centro Forum – S. Benedetto Tr. – Bitches Brew Jazz Club ]

      Ci vado titubante, quel mostro d’architettura non mi piace. Lo vedo arrogante esibizione di vetrate e pannelli solari e in cima l’elica-giocattolo come croce di campanile. Alla fin fine ‘sto scatolone è un ospedale, di giorno. Pazienti spaesati con le impegnative in mano, indirizzati da lussuosi cartelli alla ricerca di medici e ambulatori, intimiditi dal lusso, dal design(?), dallo spazio vuoto spettacolare e immisurabile, e preoccupati di ritrovare, dopo, l’auto nei piazzali…
Ma di sera la scena cambia: le confortevoli lucine azzurre come quelle di un aeroporto olandese, la gente diversa, meno nervosa, meno traffico… riesci a notare i giochi d’acqua colorati,  il verde decorativo dei cespuglietti (non male), altri inaspettati piacevoli dettagli. Soprattutto: nell’atrio gigantesco fanno concerti! Chissà se si chiama Interno 88 per l’altissima parete di un’ottantina di enormi quadrotti specchiati, contando solo quelli di sua “competenza”…
 
      Dunque vado, è ora di risentirlo per bene Paolo Di Sabatino Trio, a dieci anni e oltre dall’ultimo suo “Threeo”. Non hanno avuto in molti la mia idea, ma hanno avuto torto: concerti così  “terapeutici” ce ne sono pochi. Vero anche che di finalissime di Coppa dei Campioni ne fanno solo una all’anno e guai perdersi Messi & C., ma anche qui oggi c’è un fuoriclasse con la sua squadra: Paolo Di Sabatino.
Lo conoscevo già, ma Paolo restando giovane matura con classe: questione di tocco, velocità, sensibilità, di invenzioni impensabili in così poche note – non si sbraccia molto al piano, lo risparmia –
Questione d’atmosfere soprattutto, mi viene in mente il Bruno Martino d’antan… Giusto pure l’ambiente (“inventato” anche quello, dicevo), e l’acustica, inspiegabilmente ottima.
Il concerto si apre con lui al piano come per caso, a giocare leggero su mezza ottava quasi in silenzio. Gli altri musicisti s’aggiungono in punta di piedi, educatamente, nella penombra. Il basso-scultura color marron dalle inconsuete coloriture fredde, la discretissima batteria tutta spazzole mai troppo in evidenza, la voce calda di Massimiliano, rigorosa come uno strumento di precisione. Noi sui divani come capita, non incastrati su seggiole ruotanti da multisala: non ci perdiamo una nota, assorbiamo musica corroborante. Per me, la stessa sensazione di quando ho vicino un gatto… Al colpo d’occhio, sembra d’essere su una nave… terrestre (col soffitto bianco, pezzi di vela), e di là dalle vetrate – oltre l’orchestra – il traffico notturno, gli alberi tra i zampilli, un totem luminoso… ma fuori, lontano. Noi al di qua, sicuri.
 
      La Danza dei gabbiani, tra primi pezzi, è quasi simbolo della serata: che si snoda in esecuzioni per noi inedite e piacevolissime, mai aggressive, anche quando il ritmo s’alza a livelli record. E alla fine, la “Night and Day” che non t’aspetti, reinventata e delicata, tutta strumentale eppure con la voce. Mi torna in mente Nicola Arigliano in un “Arrivederci” di qualche anno fa, da queste parti. Era grande Jazz anche quello.
 
     SBT,  28. 5. ’11             PGC




30 Maggio 2011 alle 11:42 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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