Benvenuto e Buona Navigazione, sono le ore 05:10 di Gio 9 Mag 2024

Moonlight Festival, il più grande festival italiano di musica new wave/post punk

di | in: Cultura e Spettacoli

Moonlight Festival, klikka per animare

Velvet Club, Rimini – 26, 27,   28 Agosto 2011 (con il patrocinio   del Comune di Rimini e della Provincia di Rimini)


Un pianeta da scoprire.


  Il Moonlight Festival è felice di annunciare la sua terza   edizione. Quest’anno Il locale ospitante è il Velvet Club di Rimini,   storico venue della musica dal vivo in Italia che farà da cornice   speciale alle tre serate della kermesse festivaliera, after show   inclusi. Ad esso si affiancano invitanti location sul lungomare per il   pranzo e una zona relax pomeridiana con ristoro e Dj set, nonché spazi   d’incontro per happening ad ingresso libero con presentazione di libri e   conferenze a cura del critico musicale Luca Frazzi, Matteo S. Chamey e   della scrittrice Erika Polignino. Chi ha frequentato le precedenti   edizioni del Moonlight Festival a Fano non si stupirà nel notare   l‘abbondanza di eventi, iniziative e contenuti che caratterizzano il   calendario riminese dell’edizione 2011, un appuntamento unico nel suo   genere perché raccoglie in un sol colpo realtà musicali il cui raggio   d’azione spazia tra le infinite variabili della new wave, del post-punk   e della scena elettronica contemporanea, un carosello di nomi leggendari   e gruppi emergenti legati al comun denominatore della ricerca   antiaccademica nella grammatica musicale. Oltre a questo il festival ha   la prerogativa di coniugare la magia della musica d’autore con la   bellezza della città e del territorio circostante, gli umori dell’una   incontrano i profumi dell’altra in un’alchimia di incastri culturali   straordinaria. Rimini, città etrusca e romana (e non solo località   balneare), è un gioiello della costa adriatica che vanta siti e vestigi   d’interesse artistico-culturale quali l’Arco d’Augusto, il Ponte di   Tiberio, il Palazzo Dell’Arengo, il Tempio Malatestiano, Castel   Sismondo… Uno scrigno di architetture preziose che conserva il fascino   di antichi splendori, costellato dai resti delle domus romane, da   monumenti gloriosi e piazze eleganti, memorie italiche e – per dirla con   Fellini, regista del celebre film-capolavoro ambientato nella città   romagnola – atmosfere amarcordiane inebriate dal profumo della brezza   marina, oltre che dai sapori della tradizione enogastronomica locale.   Non avremmo potuto chiedere ambientazione più ricca per il bene della   nostra musica preferita, un evento dentro l’evento destinato a suscitare   piaceri e brividi emozionali non comuni, sensazioni da condividere   nell’abbraccio della festa e della vacanza di questa tre giorni riminese   sotto il sole (e la luna) di fine Agosto.

  Il sipario del Festival si apre la sera di Venerdì 26 per il primo   blocco di esibizioni in programma. Tra queste quella degli And One,   nucleo germanico in pista da oltre 20 anni alla cui guida figura il   talentuoso Steve Naghavi con Chris Ruiz, considerato tra i figli   legittimi di Front 242 e Nitzer Ebb. Modern synth-pop adrenalinico e   sfolgorante, documentato da una discografia generosa, fra cui lo   stratosferico album d’esordio “Anguish” (1991) col quale vinsero il   premio “Best New Artist” e l’ultimo nato “Tanzomat” che segna un nuovo   traguardo nella parabola creativa, non-solo-EBM, degli And One, oggi più   che mai agguerriti. Materiale ad alto tasso energetico, ricco di gamme   sferzanti, corridoi ritmici piramidali, armonie trance e vertigini   fisico-cerebrali a suon di stratagemmi propulsivi duri e puri come il   cristallo. Per due decenni la musica degli And One ha scatenato le piste   dei dance-club alternativi internazionali. Con questa invitante   premessa, per la prima volta sono chiamati a travolgere il pubblico   italiano col la benedizione del Moonlight. Delirio assicurato!

  Attivi da diversi anni sul fronte di una dizione electro-rock   scientemente elaborata, il duo Babylonia ha consolidato una   posizione di tutto riguardo attraverso la realizzazione di un paio di   album, l’ultimo dei quali, “Motel La Solitude”, salutato da critica e   pubblico con tutti gli onori del caso. Già all’indomani del disco   d’esordio, “Later Tonight” (2005), Max Giunta (voce, programming) e   Robbie Rox (synth) conobbero un periodo di grossa visibilità suonando   nei tour europei di calibri come Client, Melotron, IAMX e Andy Fletcher   dei Depeche Mode. Affidato alla regia tecnica di Marco Barusso (Lacuna   Coil, Cradle Of Filth), il nuovo full-lenght è costato circa tre anni di   intenso lavoro, tanto ci è voluto ai due musicisti milanesi per   conferire l’adeguato respiro alle 14 tracce di “Motel La Solitude”, un   florilegio di gemme euro-pop percorse da potenti melodie e scosse   hypno-beat d’epica memoria, fra Depeche Mode, Muse… e Babylonia. Dal   vivo regaleranno questo ed altro.

  Tornati vittoriosi dal Contest Gothic Room Italia, i Delenda Noia   sono una fra le più giovani promesse della scena dark nostrana.   Formazione snella composta da Klord e Violara, il duo emiliano si è   subito fatto notare per lo stile intenso, estremamente lirico, della   scrittura, requisito che gli valse l’aggiudicazione di lavori su   commissione come la colonna sonora per il video “Incanto Vegetale”,   presentato all’Atelier del Gusto” di Reggio Emilia, e la stesura del   brano “Rumba” per una campagna pubblicitaria spagnola. Nel 2011 hanno   licenziato l’album “NoiaEstEtica”, il cui titolo è tutto dire:   l’apologia della decadenza sullo sfondo di armonie crepuscolari e   trasognanti.

  Il Moonlight Festival quest’anno si fa foriero di un insperato ritorno   di fiamma: Clock DVA. Indimenticata cult-band e massima   espressione della scuola elettronica (e non) di Sheffield, Clock DVA   spezza il silenzio dopo uno iato di oltre tre lustri, come una bomba ad   orologeria destinata nuovamente a mietere molti cuori e a svelare nuovi   ‘sogni sepolti’. Adi Newton, testa pensante e voce storica del gruppo   inglese, diede vita al progetto dopo essere fuoriuscito dai ranghi dei   Future (unità elettronica pre-Human League), decretando l’avvento di una   nuova scuola di pensiero che si espresse nel rock d’avanguardia prima   (già a partire dall’audiocassetta “Deep Floor” del ’79) e nella   composizione elettronica dopo, disciplina quest’ultima che conobbe   ulteriori declinazioni e ingegnosi campi d’indagine sotto l’egida TAGC   (The Anti Group Communication). Uomo di cultura, polistrumentista ed   artista eclettico di raro talento, Adi Newton è un esteta dei linguaggi   non convenzionali qualunque sia la forma musicale da egli intrapresa nel   corso della sua carriera e dei due grandi cicli creativi che l’hanno   idealmente attraversata. Con i Clock DVA, inizialmente costituiti da   Steven “Judd” Turner (basso), Charlie Collins (sassofono, flauto), Roger   Quail (batteria) e il chitarrista David J. Hammond (poi sostituito da   Paul Widger), licenziò via Industrial Records (mitica etichetta dei   Throbbing Gristle) il tape-album “White Souls In Black Suits” (1980), un   portentoso ibrido di improvvisazioni free-form e derive industriali che,   per quanto acerbo e spigoloso, conteneva già tutti principi attivi che   condussero al capolavoro dell’81 “Thirst”, il memorabile album su Fetish   Records che si fregiava di quel prezioso gioiello d’incanto post-moderno   intitolato “4 Hours”, mentre tutto il resto era un miracolo di forze   inesplicabili, di moti ondosi increspati di umori jazz e giri armonici   di provenienza sconosciuta. Le dimissioni dal gruppo di tutti i   componenti (a parte il leader), che si coalizzarono per formare i Box,   costrinse Adi Newton a ripensare al futuro dei Clock DVA, cosa che fece   reclutando una formazione nuova di zecca per registrare il terzo   capitolo lungo “Advantage” (1983), uno splendore di gamme avant-funk ed   intuizioni profumate di magick che mai avrebbe fatto presagire   all’eventualità di uno scioglimento in tronco verificatosi di li a poco.   Ci volle un lungo periodo di riflessione prima che l’orologio dei Clock   DVA annunciasse l’inizio di una nuova primavera artistica con la   pubblicazione dei 12 EP (o maxi CD) gemelli “The Act” e “The Hacker” nel   1988, quindi dell’opus magnum “Buried Dreams” nel 1989, balletti   cybernetici per mitologie prossime venture che rappresentarono una   virata radicale nei territori dell’art-pop elettronico più evoluto e   sensuale, un giro d’orizzonte semplicemente geniale che produsse messi   generose e sortite discografiche di altissimo livello, fino alla   sospensione delle trasmissioni avvenuta nel 1994 dopo l’uscita del   retrospettivo “Collective”. Oggi siamo in odore di terza fase creativa   per i Clock DVA e, presumibilmente, di nuove perle sonore già pronte in   canna. Salutare i Clock DVA in occasione di questa performance esclusiva   sul palco del Velvet Club non solo è sacrosanto, ma è una sorta di   imperativo morale ineludibile. Non mancheranno le belle soprese.

  La sera del 27 Agosto, i guru di Sheffield divideranno le luci della   ribalta con un altro pezzo da novanta della new wave primigenia, o   meglio della Neue Welle tedesca: i DAF (Deutsch Amerikanische   Freundschaft) di Robert Görl e Gabriel “Gabi” Delgado-López. Formatisi   nel 1977 a Düsseldorf come ensemble strumentale bello assortito, i DAF   si affermarono quale estrema ratio del kraut-rock più visionario e fuori   contesto insieme a tribù coeve di scuderia AtaTak quali Pyrolator e Der   Plan, il cui leader, Kurt Dahlke fece parte della prima incarnazione   documentata nel debut-album “Ein Produkt Der DAF”, vera apocalisse di   tempeste paramusicali senza soluzione di continuità. Il primo balzo in   avanti avvenne con “Die Kleinen Und Die Bösen” , diamante grezzo di   euritmie cold wave neofuturiste dove spiccavano i 3 minuti e 25   dell’anti-hit schizoide “Co Co Pino”. Il terzo album “Alles Ist Gut”   (1981) portò a compimento il processo di metamorfosi con l’introduzione   di sonorità macho-dance muscolari, ordite dal vigoroso fendente   percussivo di Görl e dalla vocalità sensualmente austera di   Delgado-López, gli unici due superstiti della truppa germanica assurti a   demiurghi di un genere/stile mai udito prima che fece la loro fortuna:   L’Electronic Body Music. “Der Mussolini” fu uno dei singoli vincenti   della situazione che spopolò in lungo e in largo, facendo ballare intere   generazioni. Su questa stessa falsariga, “Gold Und Liebe” e “Für Immer”   confermarono i DAF nel novero delle massime eccellenze targate ’80,   mentre il sottaciuto “1st Step To Heaven” dell’86 , germoglio sbocciato   su piattaforme electro-funk altrettanto dionisiache, tentò di   colonizzare territori musicali innovativi, ma che prelusero agli anni   bui della prolungata interruzione. Bisognò attendere qualcosa come 17   anni perché i nostri eroi maturassero la decisione di riaccendere i   motori della macchina DAF e consegnassero alla storia l’eccellente maxi   CD “Der Sheriff (Anti-Amerikanisches Lied)”, prontamente seguito dal   pamphlet dinamitardo “Fünfzehn Neue DAF Lieder”: 15 anthem in mimetica   d’assalto nella migliore tradizione del DAF pensiero.

  Agli svizzeri The Beauty Of Gemina toccherà il compito di   scaldare il palco di questi due mostri sacri. Capitanato dal carismatico   Michael Sele, il gruppo è artefice di un corposo impasto di tinte   gothic-rock e movenze ‘glam’ neo-decadentiste memori di Placebo, White   Lies e naturalmente Sisters Of Mercy. Hanno tre album all’attivo, fra   cui “At The End Of The Sea” del 2010, che li pone di diritto fra i   continuatori più ispirati di una letteratura musicale che ha ancora   molte cose da dire, non a caso scelti come support-act ai concerti di   nomi illustri, fra cui Smashing Pumpkins, Rammstein e Porcupine Tree.  

  L’agenda di Domenica 28 si fregia di un’altra rimpatriata d’eccezione:  UK Decay. Forgiatisi nel fuoco della rivolta punk di fine   seventies militando per breve tempo nelle file di The Resistors, i cuori   ribelli di Luton (UK) fecero appena in tempo a pubblicare una manciata   di singoli e l’album “For Madmen Only” prima di rompere le righe nel   1982. Siamo nel regno del positive-punk virato in gotico – tra Bauhaus e   Theatre Of Hate – nelle alte pressure di un blend elettrico dai toni   violenti e crepuscolari ad un tempo, alimentato da chitarre taglienti ed   una sezione basso-batteria a prova di bomba, con gli accenti canori di   Abbo (aka Steven Abbot) che evocano incubi e tormenti esistenziali mai   plachi. Una breve, ma intensissima carriera nel solco di una fede   artistica refrattaria alle luci e ai lustrini della ribalta, per quanto   provocatoria e combattiva, come guerrieri della notte addestrati a   seminare il panico contro la coscienza addormentata del mondo   circostante. L’album fu ristampato nel 2009 in un CD antologico   realizzato in proprio che contiene la scaletta originale e una selezione   di singoli, fra cui i 4 brani del 12 EP “Rising From The Dread” e   l’accoppiata di “For My Country”. L’esibizione del Moonlight è un evento   destinato a lasciare il segno quanto uno scatenamento di adrenalina   pura, una leggenda che torna a rivivere nel cuore dell’Italia e degli   italiani.

  L’anima dark dei francesi Rosa Crux, progetto avviato da Olivier   Tarabo nel lontano 1984, si dichiara già nel nome. Nel loro retroterra   ci sono i Canti di Maldoror e i poemi di Antonin Artaud, riferimenti che   nelle loro mani sono declinati come cerimonie arcaiche non prive di   tinte teatrali ed immagini forti, con le liriche cantate in latino che   provengono preferibilmente da testi antichi, e gli allestimenti di scena   pensati ad hoc seguendo uno schema estetico tutt’altro che   convenzionale. I loro concerti sono veri e propri rituali intrisi di   mistero ed atmosfere ultratombali, un ricettacolo di uffici esoterici,   metafore e alchimie sonore a base di strumenti tradizionali e strani   marchingegni tecnologici di loro invenzione come il BAM (Batterie   Acoustique Midi), sorta di batteria analogica programmabile che consta   di otto tamburi e due piatti. Il BAM valse a Olivier Tarabo il   conferimento del premio “Innovazioni e Invenzioni per il Suono”. Per via   della loro pronunciata connotazione eretico/rituale i Rosa Crux sono   stati, fra l’altro, paragonati ai Virgin Prunes. Hanno all’attivo   diversi album ed alcuni singoli, uno dei quali, il mini CD “Danse De La   Terre”, rilasciato nel 1992 sotto l’egida della mitica cult-label   Sordide Sentimental.

  Un altro pezzo di storia – classe 1982 – che desterà emozioni   dimenticate e ritrovate. I Go Flamingo! di Ferrara hanno   respirato la temperie del post-punk d’annata targato Italia, influenzati   come gran parte delle formazioni di allora, dai suoni nuovi proventi da   Regno Unito e USA. Hanno empatizzato i fermenti del cambiamento   generazionale che fu, proiettandoli in uno stile agile e fresco,   puntellato dagli accordi della elettrica e governato su tappeti ritmici   fatti viaggiare in scioltezza. La loro produzione discografica, assai   minimale, potremmo riassumerla come segue: dopo la pubblicazione di un   demo tape accolto favorevolmente, i Go Flamingo! ebbero l’opportunità di   partecipare con tre brani alla compilation “A White Chance”, questo non   prima di aver vinto il Concorso ‘Indipendenti 84’. Due anni più tardi   licenziarono per Fare Musica il loro primo ed unico vinile, l’omonimo   mini album del 1986. Se avessero continuato avremmo sicuramente   scommesso su di loro.


Riassunto del programma   concerti e dj aftershow, Velvet Club, Rimini


VENERDI 26   AGOSTO

Delenda Noia (ITA)

Babylonia (ITA)

AND ONE (GER)

+ 3 sale dj aftershow

Ingresso 20 €


SABATO 27   AGOSTO

The Beauty of Gemina (CH)

Clock DVA (UK)

DAF (GER)

+ 3 sale dj aftershow

Ingresso 20 €

+ Be Forest (ITA), ore 15   Rockisland, Rimini. Ingresso Gratuito

DOMENICA 28   AGOSTO

Rosa Crux (FRA)

Go Flamingo! (ITA)

UK Decay (UK)

+ 3 sale dj aftershow

Ingresso 15 €


Abbonamenti alle 3 serate e   biglietti singoli disponibili sui circuiti  greenticket.it e  liveticket.it  fino al 20   Agosto:

49 €

Abbonamento al botteghino solo   il 26 Agosto: 55 €


Informazioni e programma   completo su

www.moonlightfestival.com   – info@moonlightfestival.com

  www.velvet.itinfo@velvet.it





16 Agosto 2011 alle 16:48 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

Ricerca personalizzata