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Quando Warhol lascia il segno

di | in: Interviste

Cinzia Paciaroni, ph William Angeletti

Cinzia Paciaroni in mostra a Kitch&Art


di Emanuela Sabbatini


Per Cinzia Paciaroni l’opera d’arte nasce così, in un tocco di colore, in un primo piano dall’impatto cromatico quasi violento e dalla riequilibratura emozionale che ne deriva dalla rassicurante visione di un personaggio noto. Nata a Macerata il 24 dicembre del ’70, ha intrecciato lavoro e vita privata grazie all’abito ammaliante dell’arte. Da appena tre mesi ha sposato Oscar, originario del Perù con il quale condivide la passione artistica. Ma il suo affondo nel mondo artistico ha radici ancora più profonde. Il padre Fausto infatti è restauratore e decoratore e la sensibilità per un certo fare creativo a volte pare tramandarsi assieme ai geni.

Sino al 3 ottobre le sue opere sono esposte a Macerata presso Kitch&Art, luogo che già per la struttura raccolta e intima e per la mission che incarna, associa arte e cucina raffinata.
Diplomata all’Istituto Statale d’Arte di Macerata nel ’92 prosegue poi gli studi laureandosi all’Accademia di Belle Arti nel ’97 con una tesi in fotografia.
Predilige la dimensione intima, casalinga per lavorare a nuovi progetti. È infatti nel laboratorio casalingo che riceve artisti ed elabora nuove idee.

Ammirando i suoi lavori non si può non notare una certa influenza del padre della Pop Art. A tal proposito, noi de Il Mascalzone le abbiamo fatto qualche domanda.


Una celebre frase di Warhol recita più o meno così “Non è forse la vita una serie d’immagini, che cambiano solo nel modo di ripetersi?” I tuoi lavori ricordano molto il padre della Pop Art.

Durante la mia formazione ho spaziato in diversi generi artistici e tecniche pittoriche ma solo i colori acrilici piatti ma squillanti, i contrasti, l’effetto poster e gli svariati materiali tipici della Pop Art hanno definitivamente confermato il mio genere artistico, l’unico che mi entusiasma veramente e del quale mi sento padrona sempre. Andy Warhol e’ il mio maestro di ispirazione,difficilmente perdo una mostra a lui dedicata e come lui adoro immortalare i volti dei personaggi piu’ “popular” (Madonna, Cindy Crowford, la Venere del Botticelli, Billy Costacurta etc..) o rendere dive da poster anche alcune mie amiche che si prestano.


La tua indagine artistica si nutre di contemporaneità affidando a volti popolari gran parte della propria valenza narrativa. Ma a ben vedere ti affascina anche la riproduzione astratta di luoghi e paesaggi.

Se gioco con le forme astratte, mi piace la ripetizione del modulo (ricordate il detersivo”Brillo” di Warhol?) che altro non e’ quello che vediamo tutti i giorni nelle scaffalature del supermercato, concessionarie di auto e in tutti i contesti in cui la ripetizione è un assioma visivo indispensabile.


Nel panorama artistico odierno orientato alla videoarte, a forme sempre più contaminate di sovraesposizione, cosa conserva e regala ancora un quadro? 

Non amo molto la multimedialità e non creo al pc.

Credo nel pennello che tocca il colore. Nella mano che a volte va da sola, credo nel quadro commissionato, personalizzato, nello sguardo soddisfatto di chi lo ha ottenuto e lo vivrà per molto tempo.


Progetti per il futuro? 

Nei prossimi mesi continuerò le mie esposizioni in altri locali maceratesi (chi e’ interessato può scrivermi all’indirizzo cyzana@virgilio.it ). Intanto lavoro alla mia prossima grande mostra,questa volta di foto, formato poster che ho scattato in giro per il mondo.


Già, perché la fotografia è un’altra delle sue grandi passioni.




22 Settembre 2011 alle 12:49 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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