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UniMc: laurea honoris causa a Edgar Morin

di | in: Cronaca e Attualità

UniMc, laurea MORIN_Foto PixelMatica – Macerata

Edgar Morin, “La terra rischia la disintegrazione senza un Umanesimo planetario “.

Il celebre filosofo francese laureato honoris causa dall’Università di Macerata


MACERATA – Circa quattrocento persone hanno applaudito la lectio di Edgar Morin, uno dei massimi esponenti della cultura internazionale, che questa mattina è stato insignito della laurea honoris causa in Scienze pedagogiche dall’Università di Macerata.

Prima della cerimonia Morin è stato accolto in Comune dal sindaco Romano Carancini. Nell’occasione Morin è stato salutato anche da Primo Boarelli, componente del direttivo provinciale dell’Anpi. I due uomini sono accumunati dalla militanza nelle Resistenza. Morin, infatti si legò al socialismo ai tempi del Fronte Popolare francese e della Guerra civile spagnola. Nel 1942 entrò nella Resistenza e adottò il nome di battaglia Morin che tutt’oggi gli è rimasto. Primo Boarelli, invece, è un partigiano matelicese, classe 1923, scampato per una fortuita circostanza all’eccidio di Braccano.

“E’ uno studioso che ha pochi eguali nel mondo e il nostro Ateneo ha la predisposizione per accogliere il suo messaggio scientifico”. Con queste parole il rettore Luigi Lacchè ha introdotto la cerimonia in Aula Magna. Per l’occasione è stato allestito anche un maxischermo nell’Auditorium San Paolo, visto l’alta affluenza di pubblico.

“La vastità e la varietà della produzione scientifica di Edgar Morin rendono improbabile, in questo contesto, qualsiasi velleità di presentare una ricostruzione organica del suo pensiero e della sua attività” ha premesso il professor Sebastiano Porcu nella laudatio, ricordando come la riflessione di Morin fin dalla prime opere abbia camminato contemporaneamente sulle gambe della sociologia e dell’antropologia, in una prospettiva transdisciplinare.

Questo percorso ha preso le distanze dalla sociologia, con l’introduzione del concetto della complessità, ma, allo stesso tempo, ha prodotto un quadro teorico che rappresenta uno dei contributi più fecondi alla disciplina. Morin presenta una prospettiva di integrazione dei saperi, che, sul piano pedagogico, “comporta il superamento della cesura tra cultura umanistica e cultura scientifica, la necessità di educare alla auto osservazione umana, alla consapevolezza della multidimensionalità dell’essere umano, al riconoscimento dell’errore e dei limiti che ogni processo conoscitivo incontra e, quindi, alla prospettiva etica della comprensione del’altro entro una comunità di destino contrassegnata dall’incertezza”, ha concluso Porcu.

Dopo la lettura del dispositivo di conferimento da parte del professor Edoardo Bressan e la consegna del diploma di laurea, che ha segnato l’ingresso di Morin nel corpo accademico dell’Università di Macerata, il celebre studioso ha affrontato il tema delle sfide della conoscenza per un umanesimo planetario.

“L’attuale crisi economica – ha premesso – è una crisi dell’umanità stessa e anche del pensiero”. Secondo Morin, infatti, i saperi specialistici sono impotenti davanti ai problemi connessi alla globalizzazione. “Per conoscere la complessità è necessaria la transdiciplinarietà. Sono due facce della stessa medaglia”. L’intervento di Morin ha messo in luce la complessità della natura umana, nella quale non è possibile separare l’atto razionale dalla parte emozionale, anche se “la passione senza ragione arriva alla follia”. L’Umanesimo, quindi, deve favorire allo stesso tempo l’individualità e la comunità. “Abbiamo un senso dell’universale, ma lo abbiamo chiuso nel mondo occidentale. Dopo la decolonizzazione, il destino umano è diventato comune, perché tutti gli uomini in tutti i continenti corrono gli stessi pericoli di morte e vita, connessi alla crisi economica, alla degradazione della biosfera, alle armi di distruzione di massa, al fanatismo religioso. Tutte queste condizioni sono come una minaccia mortale e questo vale per l’intero pianeta terra. Bisogna considerare la terra come una patria” Ma unità e diversità sono inseparabili. “In passato l’universalismo era astratto, perché non vedeva le diversità. Oggi l’umanista deve rispettare le diversità umane. Se non riesce ad affrontare questi problemi, il pianeta terra ha solo tre possibilità: la disintegrazione, la regressione o la metamorfosi” ha incalzato Morin, lanciando, però, un messaggio di speranza e ricordando come, anche in passato, dalle grandi crisi si siano generate importanti correnti di rinnovamento, spesso ad opera di poche menti .”La sfida per un umanesimo planetario – ha concluso – è la sfida per una conoscenza umana complessa, per un’etica planetaria, per un pensiero complesso e non mutilato. L’umanesimo planetario, che permetta di uscire dalla siccità e dal sonnambulismo, è oggi una necessità vitale”.




17 Novembre 2011 alle 23:15 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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