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Una storia da non dimenticare

di | in: Cultura e Spettacoli

Ordine dei Giornalisti delle Marche

“La Saffa di Jesi: Inediti e Testimonianze di una storia da non dimenticare”


Sabato a Jesi (ore 17.30, Chiesa di San Nicolò) presentazione del libro di Riccardo Ceccarelli e Anna Virginia Vincenzoni sulla fabbrica di fiammiferi chiusa nel 1978.


Sabato prossimo, 10 dicembre, alle ore 17.30, a Jesi, nella Chiesa di San Nicolò, sarà presentato il libro di Riccardo Ceccarelli e Anna Virginia Vincenzoni sulla  Saffa di Jesi, la storica fabbrica di fiammiferi che ha chiuso oltre trent’anni fa. Il ricordo di questa azienda è ancora nella memoria di molti: non pochi sono gli operai (o meglio, le operaie perché la manodopera era soprattutto femminile) che amano manifestare con un certo orgoglio di aver fatto parte della grande famiglia della Saffa.
La fabbrica di fiammiferi di Jesi ha chiuso nel 1978 una storia secolare cominciata nel 1873. Il libro curato, per l’Associazione Res Humanae, da Riccardo Ceccarelli e Anna Virginia Vincenzoni (“La Saffa di Jesi: Inediti e Testimonianze di una storia da non dimenticare”) raccoglie i risultati di una ricerca che parte dalla nascita dell’azienda e riporta alla luce documenti inediti dal 1937 al 1945. Sono scritti tratti per lo più dai diari dell’allora direttore della Saffa, che raccontano il particolare momento storico dell’occupazione tedesca. Una cronaca quasi quotidiana che descrive il ventennio fascista quando, come molte altre industrie dell’epoca, anche la Saffa fu costretta dal regime a occuparsi anche del “dopolavoro” per i propri dipendenti.


Oltre ai testi ci sono anche immagini inedite del periodo, comprese le fotografie e le locandine della filodrammatica con la quale la Saffa organizzò spettacoli al Teatro Pergolesi fra il 1936 ed il 1938, mettendo in scena, con discreto successo, anche opere di Pirandello.
Altre testimonianze descrivono i premi che i gerarchi mettevano in palio per gli operai, le gare di ciclismo, fino allo scoppio della guerra. Nei diari dell’allora direttore della Saffa, l’Ing. Max Dondi Dell’Orologio, è annotato con precisione il materiale rubato dai tedeschi e successivamente quello preso e pagato dagli anglo-americani, i fogli di presenza dei dipendenti dell’epoca, gli schemi degli allarmi aerei, ma anche le lettere che lo stesso direttore scriveva alla Saffa di Magenta. C’è perfino  l’annotazione delle tangenti pagate a un maresciallo tedesco per salvare i macchinari più importanti dell’azienda, facendo credere che lo stabilimento fosse stato bombardato come le altre industrie jesine. I diari proseguono con la situazione della fabbrica alla ripresa dell’attività dopo la guerra, la visita del Vescovo di Jesi, Mons. Pardini, con la foto della visita e della Messa all’interno dello stabilimento.
La storia dell’azienda è descritta grazie ai notiziari della Saffa, alle foto dei dipendenti, passando dagli avvenimenti degli anni 60/70 fino all’epilogo della chiusura, nel 1978. Un libro scritto senza scopo di lucro che, attraverso la storia dei fiammiferi, ripercorre le vicende della città, facendo rivivere emozioni e ricordi tanto vivi ancor oggi.

dall’Ordine dei Giornalisti – Marche
www.odg.marche.it




6 Dicembre 2011 alle 23:37 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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