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Lo.Mo “Il tre nel segno”

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“Il tre nel segno” (Zahr, 2012)

Etichetta: Zahr / Edel
Brani: Aprile / Piccola strada / Il Tre nel segno / Il segreto / Saint Remy / Litorale / Notte dei Segni / Il complice / Una storia incompiuta / Verso Nord
Produttori: Massimo Spinosa e Lucio Bardi


«Mi chiedo quanto tempo ad aspettare il mio ritorno», canta Roberto Binda in Piccola strada, una delle canzoni del secondo album dei suoi Lo.Mo, arrivato a ben sette anni di distanza dal precedente “Camere da riordinare”. Allora i Lo.Mo avevano lasciato un segno in quel territorio poco raccomandabile in cui il blues incontra il cantautorato più nero (quello di Leonard Cohen e Nick Cave, per intenderci), riuscendo a realizzare un disco dal forte respiro internazionale, a cui contribuì anche la firma in fase di produzione di un’anima oscura come quella di Hugo Race. Ne “Il tre nel segno” l’ex Bad Seeds si limita a suonare le chitarre in un pezzo, mentre la produzione artistica è affidata a Massimo Spinosa e Lucio Bardi, nomi di tutt’altra estrazione che regalano all’album un’atmosfera cantautorale che rimanda alla più alta tradizione italiana dell’arte di intrecciare liriche pregiate a musiche ed arrangiamenti mai banali. L’oscurità si fa da parte dunque e a farla da padrona sono linee melodiche chiare e parole che lasciano intravedere più di qualche spiraglio di luce.


Aprile, Piccola strada, Verso nord sono tracce che raccolgono in egual misura lo spirito del country rock di matrice americana e la lezione dei migliori cantautori di casa nostra, De Gregori e Bubola in testa. La title-track fa forza su un tappeto di chitarre acide per costruire un andamento altalenante e sensuale tra mistero e intimità. Il segreto è un esempio di equilibrismo musicale che seduce mescolando con maestria dosi minime di pianoforte, violoncello e chitarra acustica, e con un ritornello zingaresco in cui la voce di Mauro Ermanno Giovanardi si fonde con quella di Binda in soluzione di assoluta continuità.


Tracce in affascinante penombra sono Il litorale e Notte dei segni, piccole composizioni che tradiscono un’attitudine noir non del tutto doma. Notte dei segni, in particolare, è un polveroso omaggio ad un abbandono notturno degno di essere vissuto nonostante la fine annunciata, vibrante e sentito, tagliato in due dalla chitarra slide. Una storia incompiuta, sostenuta dal giro ipnotico del piano di Darren Cinque, porta i Lo.Mo a lambire i territori dell’ipersensibilismo, con una delle quartine più fascinose dell’intero lavoro («sono le cose che sorgono nel tempo/le stesse cose che dal tempo son distrutte/sembra che dio sopra le piaghe metta il sale/e sui tuoi occhi solo mosche da schiacciare»).
“Il tre nel segno”, in sintesi, mostra una band in grande forma, che continua a disdegnare un approccio commerciale tanto in fase di scrittura quanto in quella di esecuzione, a non offrire potenziali singoli e a fare dell’artigianato rock la soluzione per raccontare glorie e miserie dell’uomo di oggi. Li aspettiamo dal vivo.




21 Marzo 2012 alle 16:52 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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