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Prosegue la stagione di iniziative culturali dell’associazione Blow Up di Grottammare

di | in: Cultura e Spettacoli

Blow Up

Sabato 3 marzo, Mediateca Comunale, ore 16.00

-ingresso gratuito con tessera F.I.C. 2011-2012 (costo: euro 5)-
 

Workshop

L’immagine giusta

o giusto un’immagine?!?

Totalitarismi nel linguaggio visivo occidentale

e quotidianità del vuoto nell’arte dell’estremo Oriente

a cura di Luca Parmegiani (docente di Storia dell’Arte)


GROTTAMMARE – Prosegue la stagione di iniziative culturali dell’associazione Blow Up di Grottammare, DOPPIO SGUARDO Cinema e Forme dell’Arte fra Tradizione e Passaggi di Tempo, dedicata alla valorizzazione dei legami tra il cinema e le arti: le figurative, la fotografia, l’architettura e il design, la danza, il teatro, la musica, la letteratura, il video, i fumetti, la moda.

Sabato 3 marzo alle ore 16.00, presso la Mediateca Comunale di Grottammare, sita all’interno della Biblioteca Comunale “Rivosecchi”, ventitreesimo appuntamento della rassegna con il workshop L’immagine giusta o giusto un’immagine?!? Totalitarismi nel linguaggio visivo occidentale e quotidianità del vuoto nell’arte dell’estremo Oriente a cura di Luca Parmegiani (docente di Storia dell’Arte).

Il workshop indagherà l’estetica, come disciplina del pensiero che ha prima veicolato l’idea dell’arte e poi del gusto, secondo determinazioni sterili che hanno spesso fatto la sola fortuna dei singoli operatori del settore, mai delle coscienze. Diversamente Platone ricorda all’Occidente una concezione diversa dell’arte in grado di soddisfare le esigenze del corpo così come dell’anima: in grado di unire il bello all’utile evitando la caduta in un sensibile abuso delle immagini. Conclusosi il Medioevo l’Occidente chiude gli occhi dell’Intelletto a favore esclusivo dei sensi. Conviene allora, per assurdo, riprendere la strada dell’Oriente per tornare alla nostra stessa cultura. Dietro l’aniconismo del Profeta Maometto, per mezzo degli archetipi, occorre arrivare alla nozione di vuoto dell’Estremo Oriente in cerca di una “sana azione” che dividemmo felicemente con il resto del mondo, ma che abbiamo perso nella sua totalità iniziando a mettere le firme sulle opere d’arte.

E’ prevista la proiezione di immagini di arte orientale, tradizionale occidentale, contemporanea europea e di costume quotidiano e grafica, e verrà proposto un esercizio pratico utile a “risvegliare” la lettura degli “archetipi” nella natura.

Come già dall’anno scorso, per partecipare a tutti gli appuntamenti è sufficiente acquistare la tessera F.I.C. 2011-2012 a soli 5 euro: l’ingresso sarà poi sempre gratuito. Una scelta anti-crisi che cerca di far avvicinare tutti gli interessati e sopratutto i giovani delle scuole superiori.


“Il macellaio del principe Wen-hui così smembrava un bue: con le mani afferrava la bestia; con la spalla la spingeva e, tenendo i piedi ben fermi al suolo, la sosteneva con le ginocchia. Affondava il coltello con un ritmo così musicale che ricordava quello delle celebri melodie (…).

“Ehi!” chiese il principe Wen-hui “come può la tua arte giungere a un tale grado di perfezione?”. Il macellaio posò il coltello e disse: “Amo il Tao e così miglioro nella mia arte. All’inizio della mia carriera non vedevo che il bue. Dopo tre anni di pratica, non vedevo più il bue. Adesso è il mio spirito che opera, più che i miei occhi. I miei sensi non agiscono più, ma soltanto il mio spirito. Conosco la conformazione naturale del bue e attacco solo gli interstizi. Non scalfisco mai né le vene né le arterie, né i muscoli né i nervi, nè a maggior ragione le grandi ossa! Un buon macellaio consuma un coltello all’anno perchè taglia la carne (…) Lo stesso coltello mi è servito per diciannove anni. Ha smembrato diverse migliaia di buoi e la sua lama è ancora come fosse affilata da poco. In verità, le giunture delle ossa hanno degli interstizi e il taglio del coltello non ha spessore. Colui che sa introdurre il filo della lama in quegli interstizi usa agevolmente il proprio coltello, perché si muove attraverso i vuoti. E’ per questo che io ho usato il mio coltello per diciannove anni e il suo taglio sembra sempre affilato di fresco. Ogni volta che devo dividere la giuntura delle ossa, osservo le difficoltà da superare, mi concentro, fisso lo sguardo e lentamente procedo. Con grande dolcezza maneggio il coltello e le giunture si separano cadendo al suolo come terra che frana. Ritraggo il mio coltello e mi rialzo; volgo lo sguardo attorno e mi distraggo, compiaciuto; con cura pulisco allora il mio coltello e lo ripongo nel suo astuccio”. “Molto bene” disse il principe Wen-hui “dopo aver udito le parole del macellaio ho capito l’arte di conservarmi”. [tratto da “Nutrire la vita” in Zhuang-zi, Milano, Adelphi]




2 Marzo 2012 alle 19:46 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |
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