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Lou Doillon “Places”

di | in: Primo Piano, Recensioni

Lou Doillon “Places” (2012)


Etichetta: Barclay
Brani: ICU / Devil Or Angel / One Day After Another / Defiant / Same Old Game / Jealousy / Make A Sound / Hushaby / Questions And Answers / Places / Real Smart
Produttore: Etienne Daho


Chissà quanto deve essere stato difficile per Lou essere la sorellastra di Charlotte Gainsbourg. Chissà quanto deve aver sofferto il “mito” del padre dell’altra, lei figlia di Jane Birkin sì ma anche dell’uomo che in Francia è considerato il bastardo che ha distrutto la “coppia sacra”, Jacques Doillon, con cui la Birkin si legò dopo la fine del rapporto con il divino Serge. Ma queste sono questioni di cui si occuperà il suo analista. Noi ci dedichiamo alla musica che la ragazza ha racchiuso, con l’aiuto di Etienne Daho, nel suo esordio discografico, “Places”, che è, va detto senza indugi, musica molto buona. Nulla di particolarmente originale in un panorama di cantautrici mai come ora affollato di talenti, ma ognuna delle undici canzoni qui contenute si lascia apprezzare per la freschezza delle scrittura (in inglese), l’eleganza degli arrangiamenti e per un’interpretazione mai scontata, anzi dotata di una sobrietà e di una disinvoltura rare per un’esordiente.


L’iniziale ICU ci porta subito dentro il mondo pieno di nubi di Lou e chiarisce le coordinate in minore lungo le quali il disco si muoverà con grande classe. Le nubi continuano a scorrere velando la melodia della successiva Devil Or Angel, uno dei pezzi più radiofonici dell’intero lavoro. One Day After Another e Jealousy propongono atmosfere molto vicine a quelle della penultima Cat Power mentre Defiant si colloca in un imprecisato ma affascinante punto tra Tori Amos, Fiona Apple e Regina Spektor. Non manca la teatralità misurata di un pezzo come Make A Sound né il seducente crescendo della title-track, capace di toccare un’invidiabile vetta d’intensità, con l’occhio strizzato a Patti Smith, la cui ombra nervosa e poetica sembra peraltro accompagnare tutti i quaranta minuti del disco.


A livello di liriche sono la difficoltà e l’ambivalenza dei rapporti amorosi i temi dominanti di quasi tutte le tracce: «honey you’re so quick to skip/from praise to slander/devil or angel/I’m nor one nor the other/and I’m sorry if I, if I disappoint you so» canta Lou nella già citata Devil Or Angel, «something’s gone wrong/because once I was strong/and now I’m down on my knees trying to please you» in Same Old Game, ballata in cui per una volta la chitarra acustica sostituisce il pianoforte. L’unico barlume di serenità di trova in Hushabykeep your smile/you’ll be out of this mess in a while/and I’ll take care of it all/I’ll catch you if you fall») ma è un miraggio che viene subito cancellato dalla precisa scelta estetica di privilegiare i timbri bassi e gli umori languidi. Trattasi, beninteso, di una scelta che non impedisce di godere appieno delle undici canzoni. Ascolto dopo ascolto, anzi, “Places” convince sempre più e scala posizioni fino ad accreditarsi tra i migliori dischi di cantautorato femminile usciti in questo 2012.




20 Novembre 2012 alle 20:40 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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