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Visita della delegazione di Dakar a San Benedetto

di | in: Cronaca e Attualità, dalla Città

delegazione Dakar

Fanno parte della delegazione:

1) MR Amadou Bamba Fall (vicesindaco di Dakar)

2) MR Birakane Ndiaye (direttore del Gabinetto del Sindaco)

3) Mme Marie Ndiaye Dieng (responsabile servizio relazioni estere e cooperazione)

4) Mme Ouléye Diaou (Deputato dell’Assemblea Nazionale del Senegal)

5) Ibrahima Diongue (collaboratore del Gabinetto del Sindaco)

 Il nome del Sindaco di Dakar è Khalifa Ababacar SALL, ma non è presente in Città.

Un articolo di Giuseppe Merlini sulla pesca oceanica in Atlantico con una foto d’epoca di due pescatori Italiano e Senegalese che si abbracciano.

 

L’Atlantico in archivio: l’epopea della pesca oceanica e la sua salvaguardia

di Giuseppe Merlini

 

Dal libro di “Oltre lo stretto” edito dalla Lega Navale Italiana (2009)

A cura di Anelli e Merlini

 

 

 

foto archivio storico comunale

foto archivio storico comunale

Oltre l’Adriatico e il bacino del Mediterraneo, dopo lo stretto di Gibilterra, c’è un altro mare, l’oceano Atlantico, in cui la nostra marineria, rispetto ad altre, si è resa valida interprete dell’attività peschereccia e ha scritto pagine esaltanti della sua storia. Un’attività che ha interessato migliaia di persone, le cui vicende si sono affiancate ed intrecciate le une alle altre in un mare più profondo e più vasto, di un blu più intenso e penetrante, oltreché più pescoso. Il blu dell’Atlantico non è lo stesso blu dell’Adriatico e questo lo sa bene chi questo mare lo ha navigato, amato e sofferto e chi si è ritrovato, più o meno direttamente, protagonista di questa storia recente. Oltre lo stretto, le prue delle nostre imbarcazioni, prima della seconda metà del ‘900, non avevano mai osato puntare, se si eccettua l’impresa della SAPRI che, durante il ventennio, ha portato i nostri equipaggi sino in Groenlandia e nel Mare del Nord. Per decenni i sambenedettesi, di padre in figlio, si sono tramandati tutto quell’insieme di arcaici saperi e tecniche caratterizzanti la loro appartenenza ad una stessa comunità adriatica, fatta di rapporti ed esperienze vive e fiorenti, ma la conquista dell’Atlantico, mutando condizioni e stili di vita e professionali, determina la trasformazione definitiva del contesto marittimo locale che già aveva preso l’avvio qualche decennio prima con l’avvento della motorizzazione. Una nuova generazione di uomini di mare va costituendosi ma, stavolta, la nuova classe marittima che incessantemente si avventura al di là dello stretto, non è più caratterizzata da una ascendenza specificatamente marinara e va anche diversificandosi con tutta una serie di nuove professionalità. Il nuovo fronte lavorativo offerto dalla pesca oceanica, aumenta vertiginosamente il numero delle immatricolazioni della gente di mare, infatti la trasformazione della pesca da attività quasi totalmente familiare ad industriale-armatoriale richiede un personale ben più numeroso e l’evoluzione tecnologica della strumentazione di bordo, degli apparati per la navigazione e per la pesca che l’accompagna, necessita forzatamente di nuove figure professionali. Ecco allora che stavolta non sono solo i figli dei vecchi lupi di mare sambenedettesi a prendere il largo, con il solo bagaglio di conoscenze loro trasmesso dai padri, ma anche uomini del nostro immediato entroterra attratti da nuove prospettive lavorative e di guadagno, scelgono la vita di bordo a discapito di piedi ben piantati a terra. A costoro si affiancano inoltre quei giovani che, dopo un ben preciso percorso formativo e di istruzione, andranno a maturare sul “campo” le moderne teorie di pesca e coloro che ricopriranno quei nuovi ruoli professionali che l’avanzare della tecnologia ha reso indispensabili.

Nicola Marchegiani”, “Stanislava”, “Corrado Secondo”, “Trionfale”, “Marilde”, “Primula” il “San Benedetto Martire”, sono solo alcuni nomi delle tante barche atlantiche della nostra classe armatoriale che, al fianco di piccole barche come il “Raffaele Padre” e la “Sovrana del Mare”, – di appena 16 metri cadauna – sul finire degli anni cinquanta del secolo passato, hanno dato l’avvio ad una delle leggendarie epoche della nostra storia marinara.

Un periodo forse di breve durata ma sicuramente di notevole ed esaltante impatto sul tessuto socio-culturale ed economico della marineria sambenedettese e, per induzione, di tutta la città. E’ infatti quello per San Benedetto il periodo del boom e dei cambiamenti; proprio in virtù delle cospicue rimesse degli addetti alla pesca atlantica, la città si espande velocemente, nascono interi nuovi quartieri sino, ed oltre, i confini territoriali ed un benessere economico diffuso investe, in vari gradi, tutti i ceti cittadini. Ma questo fulgido quadro non nasconde l’ombra della fatalità e della tragedia, anche questo diverso mare ha preteso il suo contributo di uomini, come già nel passato ed ancora sarà, in altre acque. E’ per questo che i nomi del “Pinguino” e del “Rodi”, barche atlantiche della nostra flottiglia che hanno subito entrambe naufragio e perdita di vite umane, sia pure in tempi, luoghi e modi diversi, è ricordo ancora attuale di una ferita crudele e dolorosa nella memoria di ciascun sambenedettese, che più o meno direttamente, ha partecipato di quegli infausti eventi.

Quella che era allora la classe lavorativa è oggi la fiera custode di un patrimonio ancora in gran parte inesplorato e da indagare che, nonostante i numerosi contributi di diversi studiosi, deve essere adeguatamente salvaguardato e reso fruibile. Se oggi siamo in netto ritardo rispetto ad una puntuale ricomposizione del mosaico sulla marineria velica, essendo i vecchi paranzani e lancettieri passati a miglior vita da decenni, siamo però fortunatamente ancora in tempo per narrare la storia della pesca atlantica attingendo direttamente dai documenti e dai protagonisti di questa epoca. E se fare storia significa indagare sulle fonti dirette e indirette, su queste vicende e su questa epoca abbiamo allora una grande quantità di materiale a disposizione. Infatti le vicende, le avventure e le diverse attività lavorative sono ancora ben presenti nei ricordi dei protagonisti di questa epopea ed ora è arrivato il tempo per raccoglierle dalla viva voce dei nostri naviganti.

Inoltre, per ritracciare i contorni, le caratteristiche e le peculiarità del periodo su base documentale, abbiamo la preziosa possibilità di attingere ai cosiddetti “Archivi di bordo”, cioè alla documentazione prodotta e “temporaneamente” conservata, per fini esclusivamente di natura pratico-amministrativa, all’interno delle imbarcazioni che rappresentano la “storia” di ogni singola nave e del suo equipaggio.

La documentazione prodotta a bordo delle imbarcazioni dai comandanti o dai suoi collaboratori – consistente nella cartografia disegnata e colorata a mano libera con la documentazione di natura tecnica ed amministrativa necessaria per la navigazione – e quella prodotta a terra dalla classe amatoriale, rappresenta l’unico patrimonio vero da salvaguardare oggi che tutte (o quasi?) le barche della pesca oceanica sono state disarmate o rottamate.

La cartografia nautica, con l’insieme delle conoscenze scientifiche, le tecniche di navigazione, le rotte, i simboli e i simbolismi ed i sistemi di lettura delle zone di pesca, sono i mezzi attraverso i quali possiamo recuperare un altro aspetto della nostra memoria marinara e peschereccia e restituirla così, degnamente ed adeguatamente salvaguardata, alla società contemporanea, prima che su di essa cali inesorabile l’oblio del tempo.

 

Per approfondimenti sulla pesca oceanica si rimanda alla nutrita bibliografia di riferimento:

 

  • BIZZARRI, Libero – MENZIETTI, Pietro Paolo. San Benedetto del Tronto da antico borgo marinaro a centro marittimo e balneare. San Benedetto del Tronto, Banca Popolare di S. Benedetto del Tronto, 1979.

  • CAVEZZI, Gabriele – MARINANGELI, Ugo. S. Benedetto e l’attività peschereccia. Acquaviva Picena, Fast Edit, 2002.

  • Cimbas “Organo d’informazione interna all’istituto di ricerca delle fonti per la storia della civiltà marinara Picena”, San Benedetto del Tronto, Tipolitografia Grafitalia, 1991 – .

  • CROCI, Remo. Il mio Marrocco – testimonianza da un diario di bordo. Grottammare, Mediaprint 2000, 2001.

  • DESIDERY, Renato. La Patria Adriatica – Storia di una Comunità. Cinisello Balsamo, Editrice trasporti Milano, 1988.

  • GOBBI, Pier Cesare. Pesca Oceanica. Acquaviva Picena, Fast Edit, 2000.

  • GRANNO’, Nazzareno (a cura di). Il tempo del mare. Acquaviva Picena, Fast Edit, 2001.

  • MARINANGELI, Ugo. Appunti per una storia della ripresa peschereccia sambenedettese nel dopoguerra, in “Piceno, Periodico del Centro di studi storici ed etnografici del Piceno”, 1984.

  • MARINANGELI, Ugo. Lotte sindacali e contratti di lavoro nella ripresa peschereccia sambenedettese del dopoguerra, in Piceno, Periodico del Centro di studi storici ed etnografici del Piceno”, Ascoli Piceno, Cesari, 1985, pp.79-88.

  • MARINANGELI, Ugo. La pesca oceanica sambenedettese: ascesa e declino, in “Arte e Cultura”, 1987, p. IV, n. 3.

  • MARINANGELI, Ugo. San Benedetto del Tronto da Borgo marinaro a centro peschereccio di primaria importanza, in NEPI, Gabriele (a cura di), San Benedetto del Tronto. Storia, arte e folklore, Ascoli Piceno, Cassa di risparmio di Ascoli Piceno, 1989.

  • MARINANGELI, Ugo. I pionieri della pesca atlantica, in Viaggio nel mondo della Pesca – Itinerari di storia, ricerca scientifica, arte e tradizione, Ancona, Grafiche Aniballi, 1990, pp. 151-176.

  • MARINANGELI, Ugo. I cantieri navali. Il varo del “Nicola Marchegiani”. Lo scalo d’alaggio, in Flah, quattordicinale di vita picena, A.12 , n.162, 199, pp.37-38.

  • MARINANGELI, Ugo. La ripresa peschereccia sambenedettese e le lotte sindacali. Colonnella, Martintype, 2002.

  • MARINANGELI, Ugo. Lo sviluppo dell’attività peschereccia di San Benedetto del Tronto e la situazione attuale, in Pesce povero una risorsa per la salute, Fano, Grapho 5, 2008, Tomo I, pp. 68-81.

  • MENZIETTI, Pietro Paolo. I racconti dei pescatori: Gino Balloni, Filippo Palestini, Marino Pompei della marineria di San Benedetto del Tronto. San Benedetto del Tronto, Biesse Banca Sanbenedettese, 2003.

  • MERLINI, Giuseppe. Francesco Palanca: un uomo di mare, in “Lu Campanò” – Periodico del Circolo dei sambenedettesi, n.3/2002, p. 9.

  • MERLINI, Giuseppe. Il Nostro mare – Storie, fatiche e passioni. Acquaviva Picena, Fast Edit, giugno 2004, pp. 340-342.

  • ORLANDINI, Cesare. La motonave “Onda” e la pesca oceanica. Ascoli Piceno, Tip. E. Tassi, 1964.

(Camera di Commercio Industria e Agricoltura Ascoli Piceno).

  • ROMANI, Nicola. Le memorie di un uomo di mare di San Benedetto del Tronto: Romani Nicola. Colonnella, Grafiche Martintype, 1995.

(Numero speciale di Cimbas, ottobre 1995).

  • ROSATI, Roberto. Situazione attuale della pesca e possibilità di sviluppo con particolare riguardo alla pesca oceanica. Ascoli Piceno, Camera di Commercio Industria e Agricoltura, 1963.

(Scuola di Sviluppo Economico di Roma).

 

 
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15 Aprile 2013 alle 21:49 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |
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