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Amos Oz, “Tra amici”

di | in: Primo Piano

Amos Oz, “Tra amici”

di Renzo Vitellozzi

 

 

Tra i maggiori narratori viventi, Amos Oz risiede da diversi anni ad Arad, anonima cittadina fondata nel 1962 e situata a sud dello Stato di Israele vicino al Mar Morto, ai confini del deserto del Negev. Ed è proprio il deserto che continua a legare alla città di Arad lo scrittore di Gerusalemme che recentemente ha dichiarato: «Ogni mattina alle cinque, quando è ancora buio, mi incammino tra rocce e sabbia. Da solo, nel silenzio più profondo, osservo il sorgere del sole. Il deserto rappresenta quel che è eterno contro ciò che è provvisorio. Mi è indispensabile per scrivere». Penso che in queste parole sia racchiusa tutta la personalità del grande romanziere israeliano, l’essenza della sua scrittura e della sua filosofia di vita.

Tra amici (edito da Feltrinelli, traduzione di Elena Loewenthal) è il suo ultimo libro ed è tra le opere più significative di Amos Oz, non molto lontano dai vertici raggiunti qualche anno fa con Lo stesso mare ed Una storia d’amore e di tenebra. Otto magnifici racconti ambientati in un kibbutz negli anni cinquanta, costruiti attorno ad altrettanti personaggi descritti con rara efficacia e grande intensità. Oz conosce bene il mondo del kibbutz, infatti nella comunità di Hulda vi approdò all’età di quindici anni, dopo il suicidio della madre e vi rimase, con varie mansioni, per circa trent’anni. Sempre ad Hulda cambiò il suo cognome Klausner in Oz (che in ebraico significa forza) ed iniziò la sua carriera di scrittore a metà degli anni sessanta.

Il microcosmo chiuso, anacronistico ed indecifrabile del kibbutz, viene ricostruito con una prosa incisiva e lineare. Un’umanità laboriosa, silenziosa ed eccentrica si muove all’interno della comunità con estrema compostezza, malgrado le grandi difficoltà che comporta una stretta e prolungata convivenza tra anime diverse e contraddittorie. Le rigide regole del kibbutz impongono una vita particolarmente austera, votata alla rinuncia e all’obbedienza. Due i principi fondamentali: l’uguaglianza e la condivisione di ogni bene. La ricerca di una sociètà più giusta, collettiva e spartana richiede sforzi non indifferenti. Il kibbutz è un crocevia di persone per bene e oneste ma fragili, vulnerabili, incapaci di amare; c’è una gran voglia di tenerezza, di lasciarsi andare a giochi clandestini per alleviare il peso dell’inquietudine e della solitudine, un desiderio anche legittimo di evasione alimentato dalle più svariate e innocenti tentazioni giornaliere. Una quotidianeità sobria e misurata per i membri del kibbutz, apparentemente scialba, una convivenza civile, rispettosa delle autorità e del prossimo, raramente conflittuale. Fanno da sfondo alle vicende umane gli elementi della natura, immutabili ed eterni. La pioggia, il vento, il deserto, il profumo dell’aria, il buio della notte, le voci degli animali, albe luminose e struggenti tramonti.

Due sono i racconti che si distinguono maggiormente ed esaltano le doti stilisiche di Oz: Di notte, una tormentata ronda notturna del segretario del kibbutz e lo stupendo Esperanto, gli ultimi giorni di vita di un vecchio ciabattino malato ai polmoni.

E’ lo stesso autore a sostenere che “non sempre la famiglia è il paradiso” ma per chi non ne ha nessuna il kibbutz può rappresentare l’unica alternativa possibile, l’unico modello accettabile di comunità solidale.

Tra amici è un libro nostalgico, poetico e commovente, un piccolo affresco di un mondo forse scomparso che probabilmente non appartiene più a nessuno, ma è anche un libro provocatorio che ci fa riflettere sulla realtà di oggi così mutevole e precaria, basata su modelli di riferimento ben diversi e più che mai in discussione.

 

09 maggio 2013




9 Maggio 2013 alle 21:47 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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