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Scott Matthew “Unlearned”

di | in: Primo Piano, Recensioni

“Unlearned” (Glitterhouse, 2013)

 

Etichetta: Glitterhouse / Goodfellas
Brani: To Love Somebody / I Wanna Dance With Somebody / Darklands / Jesse / Smile / Help Me Make It Through The Night / No Surprises / L.O.V.E / Love Will Tear Us Apart / There’s A Place In Hell For Me And My Friends / Harvest Moon / I Don’t Want To Talk About It / Total Control / Annie’s Song

 

I musicisti lo sanno bene, un conto è fare una cover, un conto è misurarsi per l’intera lunghezza di un album con un repertorio altrui. Per ogni Nick Cave che realizza un capolavoro ( con “Kicking Against The Pricks” nel 1986) possiamo contare molti esempi di lavori mezzi riusciti se non di fiaschi completi. Per fare un disco di sole cover occorre una buona dose di coraggio e di sicurezza nei propri mezzi, un grande rispetto per le canzoni prescelte e un talento interpretativo fuori dal comune. Scott Matthew, dopo tre album autografi che gli hanno garantito il plauso della critica e un pubblico fedele, ha deciso di accettare la sfida e di incidere un disco composto da quattordici brani pescati tra i generi più disparati. Il risultato è straordinario. In “Unlearned” la sensibilità artistica di Scott viene fuori in modo più che mai chiaro, la sua capacità di tirare fuori una palpabile malinconia anche da canzoni che in origine erano tutto fuorché malinconiche è tale da strappare applausi sin dal primissimo ascolto. Provare per credere il vecchio classico di Whitney Houston, I Wanna Dance With Somebody, trasformato in una ballad strappalacrime.
Dai Bee Gees di To Love Somebody al John Denver di Annie’s Song, tutti gli artisti vengono omaggiati con un’eleganza fatta di pathos interpretativo e arrangiamenti minimali, in cui è spesso soltanto un pianoforte ad arricchire l’accompagnamento della chitarra acustica o dell’ukulele. La nudità espressiva è d’altronde – con l’eccezione del secondo album “There Is An Ocean…”, ricco di arrangiamenti orchestrali – il territorio estetico frequentato con preferenza da Scott, che, partendo da quadretti scarni e minimali, riesce a far montare l’emozione con il solo potere della voce.

Benché il valore delle interpretazioni sia sempre molto alto, almeno tre di esse meritano un cenno particolare. Innanzitutto Love Will Tear Us Apart, rallentata e onirica, con Scott che scandisce con precisione metronomica uno dei testi chiave della breve e bruciante produzione artistica di Ian Curtis. E poi due duetti, entrambi malinconici e commoventi: ma se Smile, standard che porta la firma di Charlie Chaplin, è un duetto di pura classe con una delle voci più limpide e malinconiche del pop inglese, Neil Hannon dei Divine Comedy, Help Me Make It Through The Night è un affare di famiglia in cui Scott divide il microfono con suo padre Ian, e quando le due voci, negli ultimi secondi, si sovrappongono delicatamente, la celebre ballata di Kris Kristofferson si trasforma in un luogo dell’anima capace di svelare segreti, placare dolori, cullare i tanti cuori infranti disseminati da Scott in due lustri di canzoni.

 

Leggi le interviste concesse da Scott Matthew al Mascalzone
nel giugno 2013
e nell’agosto 2011.




28 Luglio 2013 alle 14:12 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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