Benvenuto e Buona Navigazione, sono le ore 08:59 di Ven 3 Mag 2024

Jérome Enrico, “Paulette” al Cineforum

di | in: Cultura e Spettacoli

Jérome Enrico, Paulette

Cineforum S.B.T. Buster Keaton

Associazione di cultura cinematografica Aderente alla Federazione Italiana Cineforum

 

Martedì 17 dicembre

Teatro Concordia ore 17.00 e 21.30

 

PAULETTE

di Jérome Enrico

(Francia, 2012)

 

Interpreti: Bernadette Lafont, Carmen Maura, Dominique Lavanant, Françoise Bertin, André Penvern, Ismaël Dramé, Jean-Baptiste Anoumon, Axelle Laffont, Paco Boublard, Mahamadou Coulibaly, Pascal N’Zonzi; durata: 92’

 

Paulette, una ex pasticciera ormai anziana, vive da sola in un fatiscente casermone popolare alla periferia di Parigi. Con la sola e magra pensione non riesce più ad arrivare a fine mese quando, osservando gli strani movimenti serali fuori dal suo palazzo, scopre il mondo degli spacciatori di cannabis e ha una brillante idea. Con il suo fiuto per gli affari e le sue capacità da cuoca, studia una maniera alternativa per rivendere la droga ma la sua inesperienza nel campo e volontà di strafare le provocano più di un guaio. 

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Nonna Paulette odia i négros e vende la droga. Eppure non sembra la classica vecchietta terribile. In fondo è solo una povera donna piena di rancore per quegli immigrati che, esercitando quella che lei considera una concorrenza sleale, hanno danneggiato la sua attività commerciale. Il ristorante di cui era titolare insieme al marito rappresentava tutta la sua vita. Poi sono arrivati i cinesi, ed è in quel momento, dice, che il suo Francis ha cominciato a bere, fino a morire. Una volta viveva in una villetta monofamiliare, adesso abita in un casermone di periferia, in mezzo a criminali di ogni genere. Ha scelto di chiudersi al mondo, ma quest’ultimo la viene comunque a cercare, nelle vesti di quel nipotino che non può vedere, perché ha la pelle color caffellatte. O del vicino vedovo che non perde occasione di tentare un approccio. O dell’ufficiale giudiziario che entra nel suo appartamento forzando la porta, per requisire tutti i suoi beni. In Paulette scatta quindi la voglia di riprendersi, con ogni mezzo, quello che le è stato tolto. Ed è allora che decide di mettersi al servizio di Vito, un piccolo boss del quartiere, che gestisce lo spaccio di hascisc. In quella nuova, singolare missione, Paulette non mancherà di investire la sua esperienza e la sua fantasia, rendendo onore alla sua fama di grande pasticciera. Il cambiamento, per lei, coincide con una svolta verso il male, ma gli eventi gireranno in suo favore, accompagnandola infine verso il riscatto personale e la riconquista di una solida posizione sociale. L’happy ending  della commedia, in questo caso, è il frutto sofferto dell’errore, che continua a produrre i suoi guai, fintanto che, una volta toccato il fondo, subentra la voglia di rinascere e ricominciare daccapo, riprendendo il discorso dolorosamente interrotto tanti anni prima. La favola si adatta al mutare dei tempi, partecipando alle crisi e agli sbandamenti di un’epoca segnata dall’incertezza, ma senza con ciò perdere i suoi valori intramontabili. È solo una nebbiolina passeggera ad offuscarli, in un comprensibile attimo di smarrimento, mentre, sotto quella velatura grigia, i colori originali della felicità rimangono pur sempre visibili, diffondendo il confortante bagliore della speranza. I toni moderati di questo identificano nel giusto mezzo la vera dimensione morale dell’esistenza, in cui nulla è mai completamente (né irrimediabilmente) nero o bianco, e gli estremi non esistono, poiché a tutto c’è un limite. La stessa banlieue è, per costituzione, un universo dai confini ben precisi, nei quali anche il vizio e la delinquenza appaiono mitigati dalle debolezze di una visione provinciale. Intorno  a Paulette, tutti si conoscono, e spiano i reciproci movimenti, mantenendo il controllo della situazione. Lo fanno i malavitosi e le pettegole. Che sono persone qualunque, soggette a paure, riserve e mediocri tentazioni. Un manipolo di poveri diavoli si muove con rabbiosa goffaggine, seminando temporaneamente un caos agrodolce. E poi, con la stessa pittoresca ingenuità, si rimbocca le maniche per riparare i danni.




15 Dicembre 2013 alle 23:10 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

Ricerca personalizzata