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UniMc aderisce al programma “Defibrillazione precoce” della Regione Marche

di | in: Cronaca e Attualità

Defibrillatore

Collocati defibrillatori in due sedi dell’Ateneo.

Grazie al 118 di Macerata sono state formate 20 tra impiegati e docenti per prestare intervento di primo soccorso

 

MACERATA – La defibrillazione precoce, praticata prima dell’arrivo degli operatori sanitari del 118, è in grado di salvare fino al 30% delle vittime se gli strumenti per effettuarla sono disponibili. E’ quindi fondamentale l’immediatezza dell’intervento con personale preparato e apparecchiature adeguate. Per questo l’Università di Macerata ha aderito al programma di diffusione dei defibrillatori semiautomatici esterni promosso dalla Regione Marche.

 

“E’ importante che il nostro Ateneo dimostri fattivamente una forte attenzione all’ambito sociale in cui opera – ha spiegato il rettore Luigi Lacchè durante la presentazione dell’iniziativa –. Per questo abbiamo aderito con grande convinzione a questo progetto”.

 

Nelle sedi dell’Ateneo si muovono ogni giorno decine e decine di persone – studenti, docenti, ricercatori, impiegati – e per questo è stata ritenuta di estrema importanza la possibilità di fornire, all’occorrenza, questo tipo di soccorso attraverso personale opportunamente formato.

 

“Il rettore – ha ribadito il direttore della centrale operativa del 118 di Macerata, Ermanno Zamponi – ha dimostrato una grande sensibilità, tanto che ha voluto l’installazione di almeno due defibrillatori, mentre all’inizio ne avevamo proposto uno solo”.

 

L’adesione al programma “Defibrillazione precoce” della Regione Marche ha permesso di installare due postazioni fisse, una all’interno del Dipartimento di Giurisprudenza, l’altra all’interno del Dipartimento di Studi Umanistici.

 

Grazie alla collaborazione con la centrale operative dal 118, inoltre, è stato possibile formare ben venti persone che lavorano all’Ateneo, tra impiegati e docenti, distribuiti in modo da avere almeno una persona qualificata all’intervento all’interno delle sedi che registrano maggior afflusso di utenti.

“Abbiamo avuto una risposta importante da parte del personale – ha sottolineato il direttore generale Mauro Giustozzi – che dimostra come l’Università di Macerata rappresenti una comunità di vita che vuole recitare una parte importante nella città”.

 

La sopravvivenza dei pazienti vittima di arresto cardiaco, come ha spiegato Zamponi, dipende da fattori esemplificati dalla metafora della ‘catena della sopravvivenza’, ovvero la necessità di prestare cura immediata ai primi sintomi dell’arresto cardiocircolatorio. Il primo ‘anello’ di tale catena è costituito dall’uso di un defibrillatore da chi sappia riconoscere, previa formazione, la necessità dell’intervento. La defibrillazione precoce, praticata prima dell’arrivo del 118, può rappresentare ‘un’arma vincente’ in grado di salvare molte delle vittime di arresto cardiaco; perciò la diffusione degli strumenti necessari ad attuarla deve essere ampia e strategica.

 

La normativa nazionale consente l’utilizzo del defibrillatore semiautomatico, in sede extra ospedaliera, anche al personale non sanitario che abbia ricevuto una specifica formazione nelle attività di rianimazione cardiopolmonare. L’arresto cardiaco colpisce ogni anno molte persone che potrebbero essere salvate con un soccorso tempestivo, non solo ad opera di un Sistema 118 efficace, ma anche dall’intervento di cittadini che diano l’allarme ai servizi d’emergenza, iniziando le prime manovre di rianimazione.




27 Marzo 2014 alle 16:12 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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