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Josè Saramago, “Lucernario”

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Josè Saramago, “Lucernario”

di Renzo Vitellozzi

 

 

2014-05-05 – Lucernario è uno dei primi romanzi scritti da Josè Saramago, terminato nel 1953, è stato pubblicato per la prima volta in Italia nel 2012 grazie alla casa editrice Feltrinelli due anni dopo la sua morte avvenuta il 18 giugno 2010. Pilar del Rìo, traduttrice e per molto tempo compagna dello scrittore portoghese, nonchè presidente della Fondazione Josè Saramago, nella splendida prefazione dal titolo: «Il libro perduto e ritrovato nel tempo», ci spiega bene la travagliata genesi del libro fornendoci inoltre preziosi ed inediti dettagli sulla vita del grande romanziere.

Definirei Lucernario una sorta di piéce teatrale, il racconto infatti è ambientato quasi esclusivamente all’interno di un’anonima palazzina in un quartiere popolare di Lisbona. E’ appena terminata la seconda guerra mondiale ed il Portogallo è nelle mani del dittatore Salazar. Sei umili famiglie, in un modesto condominio di tre piani, condividono i piccoli e i grandi problemi della vita quotidiana, delusioni e promiscuità, le lotte con un presente avaro di novità e privo di particolari aspettative. Al primo piano troviamo, da una parte una coppia di anziani ancora teneramente innamorati, il saggio e cortese ciabattino Silvestre con la “voluminosa” moglie Mariana, e dall’altra la famiglia Fonseca, lui, Emilio, commesso viaggiatore tormentato e demotivato, lei, Carmen, moglie isterica ed instabile, con loro il figlio Henriquinho, ragazzino sensibile e piuttosto fragile di salute. Al secondo piano ecco la conturbante, sensuale ed assai chiacchierata, signora Lidia, che mantiene la mamma con i soldi del proprio amante, un ricco imprenditore che settimanalmente le fa visita e le versa un discreto mensile. Sempre al secondo piano vivono il rozzo ed irascibile tipografo Caetano da Cunha e la scheletrica moglie Justina, donna brutta come la fame, una coppia in crisi dopo la prematura perdita della loro unica figlia a causa di una fulminante meningite. Ultimi due nuclei familiari al piano terzo, il primo composto da quattro silenziose donne, due anziane sorelle, Amélia e Candida e le figlie di quest’ultima, Isaura e Adriana, una grigia ed affettuosa convivenza allietata esclusivamente dalle note beethoveniane serali trasmesse dalla radio. L’altro gruppo familiare comprende il nullafacente Anselmo, la moglie Rosalìa e la loro bella ed intraprendente figlia Claudinha, alla ricerca di un solido e rassicurante avvenire. Il giovane vagabondo Abel Nogueira completa il quadro dei protagonisti in campo sulla scena. Personaggio non secondario del romanzo, Abel occupa una piccola stanza dell’appartamentino di Silvestre e Mariana contribuendo con il suo affitto alle spese quotidiane.

Figlio di analfabeti e privo di studi universitari, il giovane Saramago scrisse il suo Lucernario tra grandi disagi. I suoi primi impieghi non erano facili, non era favorevole la condizione politica del suo paese ed inoltre incontrava forti ostilità nel mondo accademico che lo circondava. Era un perfetto sconosciuto che riversava nella scrittura i suoi sogni, il suo mondo interiore. Lucernario è la prima grande opera dello scrittore portoghese, matura e misurata, dallo stile già ben riconoscibile anche se ancora lontano dagli sperimentalismi degli anni successivi quando punteggiatura e densità espressiva raggiungeranno forme esasperate, più elaborate ed interessanti. Il mondo descritto da Saramago è un universo variegato, multiforme, persone che condividono situazioni e spazi molto ristretti, dal destino segnato ma con modalità diverse nell’approcciarsi alla vita. Uomini e donne aggrappati alla sopravvivenza, a consolidate convenzioni, prigionieri di grette miserie ed in viaggio verso opposte direzioni. L’occhio “neorealista” dello scrittore scruta le complesse dinamiche relazionali dei vari personaggi, penetrando (proprio come la luce che filtra dal lucernario) in uno spaccato di una piccolissima borghesia artigiana ed impiegatizia davvero modesta, dove tutti parlano di tutti, indistintamente, dove è difficile sottrarsi al cicaleccio, alla curiosità morbosa.

Questo romanzo ci fa sentire ancora più orfani del nobel portoghese, uno dei più grandi scrittori del novecento. Ci manca la sua carica narrativa, il suo sguardo severo, lucido, impietoso e visionario. Lucernario lo accogliamo come un dono prezioso, una consolazione postuma, a dimostrazione che la letteratura riesce ancora a sopravvivere alla morte.




5 Maggio 2014 alle 17:31 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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