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Come sei messo, ad anima?

di | in: Primo Piano

Les Mots et les Choses

 

FUTURA FESTIVAL  2014

Les Mots et les Choses

Dialogo tra

Alessandro Bergonzoni e Massimo Arcangeli

Civitanova Marche – Piazza della Libertà – 25 luglio h21

 

 

      Il Bergonzoni che apre la sezione di Futura Festival dedicata alla parola  – “Les Mots et les Choses” il titolo, significativamente mutuato da Foucault – è ancora una volta lo straripante funambolo della parola che i più conoscono: ma è anche molto altro. Oggi, le parole che il linguista Arcangeli gli porge costruendovi intorno prudenti domande, lui le afferra e le trasforma in cose, oggetti pesanti e pensanti: e il gioco semantico è solo iniziale esercizio di riscaldamento (“mi rivolgo spesso alle mie gambe perché non si sentano arti inferiori”) che prepara il tuffo nelle acque profonde dell’esistenza e della coscienza, dell’etica e dell’impegno, della realtà e del futuro; in quel “voto di vastità” che, esso solo, può segnare il passaggio dal ruolo di spettatori a quello di attori di se stessi e della realtà.

      Ne ha per tutti, Bergonzoni: ne ha per l’economia e per la politica, per l’arte e per il potere e per la religione-potere, ne ha per Obama e per il Papa; ne ha per questo reale costruito su parole logore ed esauste, che hanno smesso di rappresentare “cose” per diventare schermi funzionali all’ipocrisia, al deserto di azione e di impegno.

Les Mots et les Choses

Les Mots et les Choses

       La parola invece urge, ci manda segnali che non riceviamo ed essa ci strattona, ci chiede di usarla, viverla, portarla, (Quand’è che mi indossi?, ci chiede la parola). Ma il cambiamento è possibile solo se sperimentiamo ciò che c’è dietro la parola e se sperimentando cessiamo di accontentarci, di subire la violenza della politica e dei palinsesti, della cultura colluttoria, se smettiamo di pensare in corto e di volere il poco: il “poco” uccide, è del “molto” che abbiamo bisogno, dobbiamo essere “ancorosi”, volere “ancora”. Subire e demandare (“i dieci demandamenti”…) è ciò che facciamo quando ascoltiamo la politica condannare le stragi, il potere parlare di pace, quando accettiamo che ci riducano i problemi in categorie senza pretendere che trasformare la realtà in lealtà non sia solo un cambio consonantico, senza operare la nostra rivoluzione interna, la sola che possa aiutarci a morire di utopia e a non morire di realtà. “La grandezza si crea nello sperimentare”: così ogni genitore può essere campagna elettorale “antropologica e antroposofica” per il proprio figlio; se la Costituzione è necessaria, dobbiamo noi stessi per primi “costituirci”, farci ognuno la nostra robusta “pre-costituzione” interiore. Un lavoro politico civile e spirituale che ciascuno può fare su se stesso e su ciò che gli sta intorno, per capire “come siamo messi, ad anima”, per riappropriarci della lealtà della realtà, sottraendola e sottraendoci all’oltraggio delle vuote parole grazie alle quali politica, economia, religione, potere, esercitano il loro dominio.  

     E’ un Bergonzoni tonificante quello che scende durissimo su ipocrisie e incompiutezze; che diverte “parolando” e da giocoliere tira in aria la domanda del linguista moltiplicandola e sovvertendola, e al tempo stesso cala fendenti sulle vacuità e sulle ignavie, sulla  manipolazione molteplice e trasversale che ottunde le coscienze, che genera paura (“Stai tranquillo, abbi paura”) e crea “assessori alla pietà”. Chiarissimi e trascinanti il linguaggio e i suoi contenuti; non chiare e inutilmente arzigogolate sono solo domande del professore, distante anni luce, nella sua tranquilla appagata dottrina, dalla potenza travolgente e rivoluzionaria dell’ospite.  

      Ascoltare oggi ciò che sempre ci diciamo dentro – con rabbia e frustrazione, pena e ribellione – è un così efficace alimento all’indignazione, che riusciamo perfino a perdonare i 45 minuti di ritardo (!) nell’inizio del programma: ma solo a lui, Bergonzoni (arrivato in orario, anzi in anticipo), non certo all’organizzazione.

 

“Proseguiamo uno spettacolo ma lo spettacolo è finito, l’essere umano è già distrutto, guarda come vive…”

(A.Bergonzoni)

 

       28. 07. ’14                                                  Sara Di Giuseppe




29 Luglio 2014 alle 16:18 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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