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john williams, stoner

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stoner

di Renzo Vitellozzi

 

 

Esattamente cinquant’anni fa, nel 1965, veniva pubblicato uno dei capolavori della letteratura americana, Stoner di John Williams (1922-1994). Accolto bene dalla critica non ebbe però grande successo nelle vendite. Quasi dimenticato nel corso degli anni, a parte l’attenzione di una piccola nicchia di ammiratori e sostenitori, è stato ristampato recentemente, (in Italia da Fazi) tradotto in molti paesi e, grazie al passaparola dei lettori, è diventato un bestseller, un caso letterario, raggiungendo notevoli e rincuoranti dati di vendita. Complice anche l’audiolibro realizzato dall’attore e regista Sergio Rubini ed una sua intervista rilasciata alla trasmissione Fahrenheit su Radio 3.

Ma chi è in realtà William Stoner, il nostro eroe, il protagonista dello splendido e struggente romanzo? Proviamo a descriverlo brevemente. Stoner è un semplice ragazzo di campagna, figlio unico, nato a Booneville nel 1891, un piccolo paese del Missouri. Coltivare la terra ed allevare mucche e maiali non è però il suo mestiere, così il giovane decide presto di abbandonare i genitori, la solitudine e la desolazione della fattoria in cui vive per trasferirsi nella vicina Columbia dove si iscrive al dipartimento di Agraria nella prestigiosa Università del Missouri. Appassionato di letteratura inglese ed incoraggiato dal decano Archer Sloane, si sposta al dipartimento di Inglese. Una volta raggiunto il dottorato diventa subito un buon docente, seguito e rispettato dagli studenti e senza particolari ambizioni di carriera anche se ne avrebbe le opportunità. Per tutta la vita manterrà la stesso incarico. Sposa Edith, giovane graziosa e di buona famiglia e poco dopo nascerà l’amatissima figlia Grace. Il matrimonio si rivelerà un fallimento, disastrosa la vita coniugale ed accidentata la relazione affettiva con la figlia. Due soli gli amici di cui uno morirà giovanissimo in guerra, mentre l’altro, il collega Gordon Finch, gli sarà sempre vicino anche nei momenti di difficoltà e lo sosterrà fino alla sua morte nel 1956. Stoner si concede una relazione con la studentessa Katherine. Una fusione totale dei sensi e dello spirito. Una passione travolgente, fisica ed intellettuale che si concluderà infelicemente a seguito del rumoroso scandalo generatosi all’interno dell’ambiente universitario.

John Williams ha creato un personaggio letterario davvero unico, mostrandolo ai lettori per quello che è, senza particolari indulgenze né rimproveri; un personaggio profondamente americano e contemporaneamente universale. Stoner sembra viaggiare ostinatamente fuori dal suo tempo, in direzione contraria. La sua filosofia, solo apparentemente contraddittoria, è semplice: vivere onestamente e sobriamente nel silenzio, con rettitudine, lontano dai clamori; affrontare le sventure e la cattiva sorte con una buona dose di ironia e con laica, a volte disarmante, rassegnazione. Il professor Stoner è una persona semplice e umile che trasforma la sua mediocrità in qualcosa di epico e di inspiegabilmente religioso, episodi futili in eventi memorabili. E’ un uomo che non si ribella, che comunque sia accetta tenacemente e serenamente le sconfitte, le privazioni e le prevaricazioni. E’ inevitabile che il lettore sia portato ad identificarsi con il protagonista con le sue delusioni ed i suoi fallimenti.La sofferenza di Stoner è anche la nostra, ma la particolarità del romanzo è proprio l’atteggiamento e lo stoicismo di Stoner di fronte al dolore, sino a provare affetto e compassione nei suoi confronti. Le pagine relative al commovente epilogo sono emblematiche e definitive.

Una rivelazione, una grande lezione di narrativa. Un romanzo magistrale che è una metafora della vita, scritto con uno stile asciutto e raffinato che rimanda a due mostri sacri della letteratura: Simenon per l’atmosfera, il ritmo e l’eleganza della scrittura, e Roth per i contenuti e la costruzione della trama. Ottima la traduzione di Stefano Tummolini.

 

 

05 febbraio 2015




5 Febbraio 2015 alle 18:12 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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