Benvenuto e Buona Navigazione, sono le ore 02:20 di Gio 9 Mag 2024

Giulia Pedini. Ordine nel disordine e viceversa

di | in: Cultura e Spettacoli

Giulia Pedini

Monteprandone, SpaziomOHOc

29 marzo-20 aprile 2015

La pittura di Giulia Pedini esprime una poetica di horror vacui alimentata da personali riflessioni sul valore del processo artistico. È l’artista stessa a chiarire ciò quando, con proprie parole, afferma di essere “ossessionata dall’ idea di riempire uno spazio vuoto”. Un particolare che non può sfuggire, in proposito, è il chiaro riferimento alla visionarietà delle stravaganti orchestrazioni di Bosch, con i suoi esseri fantasiosi e grotteschi. Un richiamo riferito al principio di fantasia debordante, come testimonianza dell’operato artistico foriero di innumerevoli e sempre nuove realtà.

Tradotto nell’epoca contemporanea tutto ciò propone una possibile strada per veder coincidere il valore umano del processo artistico, a quello tecnologico in cui l’intera società globalizzata si trova. Torna protagonista la mano del pittore, ma talmente estremizzata nella tecnica da divenire metafora di spersonalizzazione esistenziale. L’attenzione al particolare e l’esattezza del tocco di pennello esprimono concetti che Pedini trae dagli insegnamenti di intellettuali come Paul Valery, quando parla di “Vertigine della mescolanza”, nonché dalla tradizione aristotelica del concetto di horror vacui: “Natura abhorret a vacuo”, perché la Natura si offre all’uomo e all’universo in esatta opposizione al vuoto.

L’artista riconosce in questo una precisa derivazione generazionale, che sembra in effetti la reale chiave di lettura della sua opera. L’ossessione del riempimento vive il parallelismo tutto contemporaneo con la cultura mediatica, e inevitabilmente va a coincidere con i presupposti della Società liquida, dove la comunicazione sublima ai massimi livelli il bisogno imprescindibile di rinnovamento costante. Lo schermo neutro del televisore, come quello di un computer o di un tablet, diventano finestre aperte su mondi virtuali in cui gravitano miliardi di immagini, pronte ad affollare le nostre menti veicolandone le scelte. In questo turbinio tutto si mescola, annullando il senso del vuoto ed esaltando al contrario un pieno che investe voracemente le coscienze: brocche preziose, conchiglie, bicchieri di vetro, piatti di maiolica istoriati, sospesi entro uno spazio neutro che, parimenti al flusso virtuale del mondo plasmatico, lascia aperta ogni possibilità di relazione con l’esterno.

Ricorrendo alla tradizione del pennello, Pedini interpreta tale condizione, contrapponendo all’idea di accumulo quella dello svuotare. Ciò accade in particolare nell’opera Ordine nel disordine e viceversa, vincitrice del premio Arte in itinere all’edizione 2014 del premio MAG, Marsciano Arte Giovani. Il nero che domina nella parte centrale, rievoca il desiderio dell’ intervallo, della pausa, dello spazio. Uno spazio dedicato al silenzio, al desiderio, alla riflessione, e ciò sembra voler significare la necessità, insita nell’uomo, di non perdere le redini della propria identità organica. Gestire e non essere gestiti dal flusso mediatico, dal turbinio di immagini e messaggi che quotidianamente investono le nostre vite.




26 Marzo 2015 alle 22:19 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

Ricerca personalizzata