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Barzin “Qualcosa che non ho fatto mi sta seguendo”

 

Che Barzin Hosseini, in arte Barzin, fosse un raffinato autore di canzoni lo sappiamo da tempo, le sue ballate malinconiche ed eleganti sono lì a dimostrarlo. Che fosse un appassionato di poesia l’abbiamo scoperto l’anno scorso, quando ha intitolato il suo ultimo album “To Live Alone In That Long Summer”, prendendo a prestito un verso del poeta israeliano Yahuda Amachai, uno dei suoi preferiti.

Ora scopriamo che Barzin stesso è un originale e coraggioso poeta, grazie a “Qualcosa che non ho fatto mi sta seguendo”, la raccolta di versi appena pubblicata in Italia in duecento copie numerate a mano, con la traduzione del cantautore Fabrizio Coppola.
Dalle pagine dell’autore canadese di origini iraniane emerge una vena nostalgica e romantica, che si dipana attraverso poesie che somigliano a piccole finestre attraverso le quali sbirciare un universo disadorno fatto di solitudine e amori con la data di scadenza, di tremori e attese, di gioie nascoste da tende consunte, tenute segrete da lenzuola che sanno di lacrime. I versi hanno una musicalità intrigante e mai ovvia e hanno la forza di colpire, come quando si rivolgono direttamente al maestro Leonard Cohen: «Caro Leonard ho provato a seguirti/ma ogni cosa che mi hai indicato alla fine mi ha ricondotto al corpo/alle infinite mutilazioni dell’amore/a decifrare la bellezza/a catalogare le cicatrici». Come quelle di Cohen, anche le canzoni di Barzin sono sempre state abitate da fantasmi femminili. E le sue poesie non sono da meno. Una delle perle di questa raccolta recita così:

 

«Dormo accanto a una donna.

 

Al mattino io scrivo in una stanza lei scrive nell’altra.

A volte posso sentire il suo respiro in quella sua immobilità che mi è ormai familiare di quando sta pensando al verso successivo.

 

Sarebbe una vergogna volere più di questo.»